Edera

Hedera

Edera

  • L'edera cresce su qualsiasi supporto verticale grazie alle radichette aeree di cui sono dotati i rami giovani.
  • In inverno, l'edera riesce anche a sopportare limitati carichi di neve.
  • L'edera è una pianta perenne, sempreverde, straordinariamente robusta e facile da mantenere.
  • L'edera è forse la più celebre pianta rampicante.
  • L'edera è perfetta per creare floridi basket appesi, grazie al suo portamento ricadente.
  • L'edera ha un apparato radicale non troppo sviluppato e per questo può crescere bene anche in vaso.
  • L’edera cresce su qualsiasi supporto verticale grazie alle radichette aeree di cui sono dotati i rami giovani.
  • In inverno, l’edera riesce anche a sopportare limitati carichi di neve.
  • L’edera è una pianta perenne, sempreverde, straordinariamente robusta e facile da mantenere.
  • L’edera è forse la più celebre pianta rampicante.
  • L’edera è perfetta per creare floridi basket appesi, grazie al suo portamento ricadente.
  • L’edera ha un apparato radicale non troppo sviluppato e per questo può crescere bene anche in vaso.

L’edera è una pianta molto rustica, in grado di crescere come pianta strisciante oppure, se trova un supporto, grazie alle sue radici avventizie, si sviluppa come pianta rampicante e può raggiungere altezze e dimensioni del fusto considerevoli; si sviluppa ovunque, su muri, pietraie, fusti di alberi e arbusti. La pianta si arrampica su sostegni e supporti verticali grazie a sottili radichette aeree, presenti sui rami giovani (quelli a consistenza erbacea), mentre i fusti adulti, a struttura più coriacea, non emettono radici e hanno portamento più espanso. Le foglie, portate da piccioli anche molto lunghi, hanno generalmente a 3-5 lobi.

L’edera all’aperto si adatta a quasi tutte le esposizioni (fa eccezione il sole diretto per alcune varietà), ed è apprezzata come ornamentale per il fogliame verde scuro lucido, in alcune varietà con variegature color crema o gialle (come nel caso di hedera colchica). In settembre-ottobre, produce piccole infiorescenze giallastre riunite in racemi o piccole pannocchie terminali, con un leggero profumo amarognolo, cui succedono bacche nero-bluastre che maturano alla fine dell’inverno, molto gradite dagli uccelli che se ne cibano.

Le annaffiature devono essere frequenti durante i mesi caldi, dato che la pianta ama i suoli freschi e l’umidità, mentre la concimazione si può effettuare con un fertilizzante liquido, specifico per piante verdi da esterno, durante la primavera. La talea di ramo è il metodo più semplice per riprodurre una pianta di edera, la quale cresce bene, in vaso o in piena terra che sia, in suoli fertili, argillosi o torbosi (se si predilige il trapianto in contenitore). Dato che la pianta tende a svilupparsi in modo vigoroso, al limite dell’infestante, si consiglia di effettuare tagli di potatura, anche drastici se occorre, nei mesi di marzo e aprile. Per quanto riguarda le malattie, l’edera è soggetta all’attacco di vari parassiti, dagli afidi alle cocciniglie, da trattare con opportuni prodotti specifici.

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

L’edera fiorisce alla fine dell’estate, verso settembre-ottobre.

Commestibilità

SemiFoglieFioriFustoFruttiRadici

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggine

Tutte le varietà di edera si possono riprodurre molto facilmente mediante talea di stelo, da prelevare in un periodo compreso tra metà primavera e fine estate. Dalla parte terminale di fusti di 2-3 anni, e dotati di fogliame sano e integro, vanno prelevate talee lunghe 10-12 centimetri, tagliate appena poco sotto un nodo. Dopo aver eliminato le foglie più basse, vanno fatte radicare in gruppi di 4-5 in vasetti, riempiti con un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali, e poi mantenuti alla temperatura di circa 20-22°C in ambiente semi-ombreggiato. A distanza di un anno dalla messa in radicazione, si hanno piante già ben sviluppate e adatte ad essere trasferite nei contenitori definitivi.

Le talee di edera radicano molto facilmente anche in acqua: dopo la formazione di un buon apparato radicale, le talee vanno trasferite in un substrato terroso, facendo molta attenzione a non rovinare le radici, molto più fragili rispetto a quelle che si formano nel terriccio.

Semi

I semi di edera, piccoli e molto scuri, sono contenuti in un numero di 2 o 3 all’interno delle bacche nere e sferiche della pianta.

Informazioni e curiosità

Le specie di edera (da esterno) si differenziano tra loro soprattutto per l’aspetto del fogliame e la dimensione della pianta. Le più diffuse sono:

  • Hedera helix. È la più comune e rustica, a rapida crescita, alta sino a otto-dieci metri, adatta per pareti verticali, che vengono velocemente ricoperte, e idonea a tappezzare ampie superfici di terreno. Le foglie sono di colore prevalentemente verde scuro, a volte con macchie argentee lungo le nervature. Da questa specie sono derivate numerose varietà, a fogliame verde uniforme o con variegature bianche o gialle, molte delle quali adatte anche alla permanenza in ambienti protetti. Tra le più note, hedera helix “Goldheart” con foglia piccola e variegata di giallo chiaro.
  • Hedera canariensis. Tipica delle Isole Canarie e dell’Africa settentrionale, è alta sino a 5-7 metri, molto vigorosa e vistosa, con fogliame di grande dimensione. Adatta per climi invernali non particolarmente rigidi, viene ampiamente utilizzata per pergolati e tralicci divisori in terrazzi o giardini. La varietà più nota è la “Gloria di Marengo” a foglie verdi scuro al centro e con macchie esterne color avorio.
  • Hedera colchica. Specie originaria dell’Iran, a rapida crescita (fino a 6-9 metri), ha foglie molto grandi, lunghe sino a 25 cm e larghe 15 cm, ovate o cuoriformi, di colore verde molto scuro.

Coltivazione

VasoPiena Terra

Grazie al ridotto sviluppo dell’apparato radicale, l’edera può facilmente adattarsi, oltre alla piena terra, anche alla crescita in contenitori, sia quelli posti a terra, sia quelli appesi, sfruttando in questo caso l’effetto ornamentale della vigorosa ricaduta della vegetazione.

Collocazione

InternoEsterno

L’edera è celebre come pianta da esterno. Forse non tutti sanno che esistono però anche edere d’appartamento.

Concimazione

Se cresce in un substrato fertile e di buona struttura, la pianta di edera è scarsamente esigente per quanto riguarda l’apporto di elementi fertilizzanti. Maggiormente sensibili a carenze nutritive sono le varietà a fogliame variegato, che vanno concimate di più rispetto a quelle a foglie completamente verdi.

Una concimazione con un fertilizzante liquido, specifico per piante verdi da esterno, a base principalmente di azoto, eseguita una-due volte in primavera (tra marzo e maggio) risulta più che sufficiente per stimolare una crescita regolare e per mantenere la vegetazione in buone condizioni. La concimazione non va mai effettuata in inverno e durante i mesi più caldi dell’anno.

Le piante coltivate in fioriere o contenitori vogliono un maggiore apporto nutritivo, da soddisfare con un’ulteriore concimazione a fine estate.

Esposizione

SoleMezz’ombraOmbra

L’edera necessita di un’esposizione moderatamente ombreggiata, spesso riuscendo a vegetare bene anche in luoghi molto scuri, quali ad esempio le aree al di sotto di grandi alberi sempreverdi, dove non cresce il tappeto erboso.

Le varietà a foglia uniformemente scura vogliono posizioni più ombreggiate rispetto a quelle con fogliame variegato, che possono essere piantate anche in posizioni mediamente soleggiate.

In ogni caso, la maggior parte delle varietà non sopporta l’insolazione diretta, capace di causare rallentamenti di crescita o disseccamenti fogliari anche estesi. In terrazzo, per la collocazione in fioriere, vanno predilette le posizioni a Nord-Est ed evitate quelle a Sud.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

Le piante di edera vogliono ambienti mediamente umidi e pertanto richiedono un’irrigazione frequente in primavera e in estate, quando il substrato deve essere mantenuto uniformemente umido nei primi 2-3 centimetri, però mai intriso di acqua. L’acqua distribuita va ridotta di circa la metà durante il periodo autunno-invernale, quando le piante sono in stasi vegetativa e riescono a sopportare anche una moderata siccità.

Durante i periodi estivi siccitosi è opportuno bagnare regolarmente anche il fogliame e particolarmente quello delle specie con variegature, onde evitare l’insorgenza di seccumi per colpi di calore.

È importante eliminare sempre l’acqua che ristagna nel sottovaso delle fioriere o di altri contenitori, poiché potrebbe favorire lo sviluppo di marciumi radicali generati da funghi.

Potatura

Gli esemplari di edera dal vigoroso sviluppo, e soprattutto quelli a crescita più disordinata, possono essere contenuti con tagli di potatura, anche energici, da eseguirsi in marzo-aprile, eliminando i rami più vecchi, quelli eventualmente disseccati e il fogliame deperito.

Trapianto

Per il trapianto o messa a dimora, l’edera si adatta a terreni e substrati di varia natura, preferendo quelli freschi e mediamente fertili, anche moderatamente argillosi. Vanno evitati i suoli sabbiosi, scarsamente fertili, non in grado di fornire apporti nutritivi e troppo permeabili.

Per la coltivazione in fioriere esterne si consigliano terricci molto fertili e torbosi in grado di trattenere adeguate quantità di acqua soprattutto nel periodo estivo.

Ubicazione stagionale

L’edera cresce all’esterno tutto l’anno. Resiste infatti bene a temperature basse, riuscendo a sopportare anche prolungati carichi di neve, valori termici di poco sotto lo zero e ritorni improvvisi di freddo a fine inverno.

Le temperature ottimali di sviluppo della pianta si attestano comunque attorno ai 20-24°C, mentre valori costantemente al di sopra dei 30°C possono comprometterne il ritmo di crescita e il vigore vegetativo.

Raccolta

Tutta la pianta di edera è velenosa, in modo particolare i frutti e le foglie: per ingestione si possono avere sintomi quali vomito, diarrea, dolori addominali e nausea, causati da glicosidi quali ederagenina e ederina. La raccolta, se necessaria ad esempio a creare composizioni decorativa, deve essere effettuata con opportune cautele.

Malattia e cure

L’edera è pianta molto robusta, in grado di resistere a molte malattie, tuttavia può soffrire di carenza di azoto quando cresce in terreni poco fertili e soprattutto poveri di sostanza organica, oppure in contenitori troppo piccoli. Si riconosce quando le foglie ingialliscono e rimangono di dimensione inferiore al normale; le piante appaiono visibilmente sofferenti e non vengono prodotti nuovi germogli, la crescita rallenta, si hanno problemi di radicazione. In questi casi occorre rimediare aggiungendo terriccio organico e fertile: distribuire letame bovino maturo o stallatico alle piante in piena terra o fornire concimi, liquidi o solidi in granuli, ricchi di azoto (sangue di bue, nitrato ammonico, nitrato di calcio).

Altri problemi che si possono osservare sulle piante di edera sono:

Insetti

  • Cocciniglie rosso-brune a guscio. In primavera, sulle pagine superiori delle foglie e sugli steli più giovani di edera, possono comparire piccole strutture in rilievo, bruno rossicce, tendenzialmente semisferiche. Le piante molto infestate subiscono ingiallimenti, disseccamenti e accartocciamenti fogliari, blocco della crescita. Le cocciniglie, secondariamente, favoriscono lo sviluppo di melata e di fumaggine. In caso di attacco, intervenire tempestivamente all’apparire dei primi individui, in quanto la lotta più efficace è quella contro gli insetti giovani, con oli minerali o insetticidi a base di Clorpirifos metile o Thiacloprid. Sulle piante più colpite, gli interventi vanno ripetuti 2-3 volte nell’arco di pochi mesi. Nel caso di forte infestazione, eliminare con il taglio le porzioni più colpite. Attacchi deboli e iniziali possono essere contrastati con soluzioni di acqua e sapone di Marsiglia.
  • Afidi (neri). In primavera, prevalentemente sui giovani germogli e sugli steli teneri, possono svilupparsi colonie di piccoli insetti che, alimentandosi dei succhi della pianta, causano ingiallimenti, ripiegamenti fogliari, arresto di sviluppo, formazione di melata e di fumaggine. Trattare tempestivamente la pianta colpita con insetticidi a base di piretro (o più specifici, a base di Pirimicarb, Azadiractina, nel caso di grave attacco) o eliminare tagliandole le parti più gravemente danneggiate.
  • Oziorrinco. Sui margini delle foglie si notano erosioni a merletto o semicircolari, causate da coleotteri lunghi 8-10 mm, con il corpo nero, che aggrediscono le piante dalla tarda primavera sino a fine estate e che, in autunno-inverno, si mantengono nel terreno sotto forma di uova o larve. Il danno può risultare assai grave e determinare perdita di vigore vegetativo e generale deperimento. Più colpite risultano le varietà a fogliame verde scuro. Gli insetticidi normalmente impiegabili in ambito domestico risultano scarsamente attivi nei confronti di tale insetto. La lotta contro l’oziorrinco si effettua più efficacemente distribuendo nel terreno, agli inizi della primavera e verso la fine dell’estate, larve di nematodi entomoparassiti (vermi microscopici, facilmente acquistabili nei più qualificati garden) che vanno a predare le larve dell’oziorrinco per cibarsene.
  • Tripidi. Sulle foglie vi sono decolorazioni puntiformi o striature con riflessi argentei; le punture di questi piccolissimi insetti causano accartocciamenti, ripiegature e bollosità delle foglie, deformazione dei margini fogliari e generale deperimento. Per curare le piante, utilizzare insetticidi specifici, a base di abamectina o neem.        

Malattie fungine 

  • Macchie fogliari. Sulle lamine fogliari compaiono macchie irregolari giallo-brune, estese alcuni centimetri. Le infezioni sono favorite dal clima umido e sono più frequenti nelle giovani piante. Nel caso di forti attacchi, le parti colpite disseccano e si ha un forte rallentamento nella crescita. Dopo aver eliminato con la potatura le porzioni disseccate, si consigliano trattamenti ripetuti con prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, idrossido di rame, poltiglia bordolese), o più specifici, con anticrittogamici a base di Tiofanato metile o Tebuconazolo.
  • Fumaggine. È facilmente riconoscibile dalla patina nerastra, anche spessa, a volte untuosa, che si insedia nelle zone dove in precedenza, a seguito dell’attacco da parte di alcuni insetti, si è avuta la formazione di melata. È visibile soprattutto sulle parti verdi più vecchie e troppo ombreggiate, ma può interessare anche giovani rami, non ancora lignificati. Determina un rilevante danno estetico e perdita di vigore vegetativo. Colpisce soprattutto le varietà a fogliame completamente verde. Si consiglia un intervento indiretto nei confronti dei parassiti animali (afidi e cocciniglie) che possono determinare le condizioni favorevoli agli attacchi da parte dei funghi della fumaggine. L’efficace e tempestivo controllo di tali nemici ridurrà la presenza di fumaggine. Come intervento diretto nei confronti della fumaggine, si impieghino anticrittogamici rameici, da distribuire sulle parti colpite a cadenza regolare. È di fondamentale importanza agire velocemente, alla prima comparsa della polvere nerastra: con ridotte dosi di antiparassitario si contiene la malattia e si riducono i danni visibili. Le incrostazioni, se non troppo spesse, possono essere rimosse con lavaggi a base di acqua e sapone di Marsiglia, da far seguire a breve distanza da risciacqui con semplice acqua.     

Acari                   

Gli attacchi più gravi si hanno nei periodi molto caldi e secchi. Sulla pagina fogliare superiore si vedono piccole punteggiature di colore bronzeo; in seguito l’intera foglia ingiallisce e dissecca. In caso di forti e prolungate infestazioni le colonie formano estese ragnatele. Si ha un generale deperimento vegetativo, particolarmente grave sui germogli, nelle piante giovani e nelle talee in fase di radicazione.

A livello preventivo:

  • nei periodi di forte siccità estiva distribuire acqua anche sulle foglie (un moderato tenore di umidità impedisce l’insediamento degli acari);
  • eliminare le porzioni vecchie e ingiallite per consentire l’arieggiamento della parte interna della chioma. Gli interventi curativi devono essere effettuati tempestivamente al primo apparire dei sintomi, con prodotti chimici specifici chiamati “acaricidi”(principi attivi Etoxazole, Abamectina).
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