Alloro o lauro

Laurus nobilis

Alloro o lauro

  • L'alloro è una pianta ricca di proprietà benefiche, tra cui: antisettiche e antiossidanti, antinfiammatorie e digestive.
  • L'alloro produce in primavera piccoli fiori di colore giallo-verde.
  • L'alloro cresce spontaneamente nell'area mediterranea, nei boschi e nelle macchie.
  • Come si può vedere bene in foto, le foglie di alloro sono coriacee e di forma allungata, di colore verde scuro terminanti con un apice acuto.
  • Le foglie di alloro si possono consumare sia intere essiccate, sia in forma di polvere, per insaporire varie pietanze.
  • L’alloro è una pianta ricca di proprietà benefiche, tra cui: antisettiche e antiossidanti, antinfiammatorie e digestive.
  • L’alloro produce in primavera piccoli fiori di colore giallo-verde.
  • L’alloro cresce spontaneamente nell’area mediterranea, nei boschi e nelle macchie.
  • Come si può vedere bene in foto, le foglie di alloro sono coriacee e di forma allungata, di colore verde scuro terminanti con un apice acuto.
  • Le foglie di alloro si possono consumare sia intere essiccate, sia in forma di polvere, per insaporire varie pietanze.

L’alloro (laurus nobilis) è un arbusto sempreverde presente dalla macchia mediterranea fino agli 800 metri d’altitudine. Diffusamente utilizzato per la formazione di siepi o barriere verdi, anche di grande estensione, può essere messo a dimora anche come esemplare singolo o in gruppi di pochi elementi. Si tratta di una specie molto rustica, resistente al freddo, alla siccità e alle malattie (si dimostra sensibile talvolta agli attacchi di parassiti come il ragnetto rosso), facilmente coltivabile anche in vaso, a crescita mediamente rapida, in grado di raggiungere altezze significative (sino ai 6-7 metri), di buon valore ornamentale e ben tollerante a interventi di potatura, anche geometrica. 

Riproducibile per talea o propaggine, l’alloro non ha bisogno di grandi interventi di concimazione: in primavera, basta ricorrere a un fertilizzante in granuli a rilascio programmato per piante da fiore, mentre in autunno si può arricchire il suolo con una generosa dose di terricciato di letame maturo. Solo gli esemplari giovani hanno bisogno di annaffiature regolari poiché le piante adulte si accontentano dell’acqua piovana, mentre in tutti i casi l’alloro ama le posizioni ben soleggiate. Le piantine di alloro vanno trapiantate in orto o in giardino prima dell’arrivo del gelo invernale, oppure in primavera, prediligendo un terreno sempre ben drenato; in alternativa, si può optare per il rinvaso (da eseguire ad anni alterni) oppure la sostituzione dello strato superficiale del terriccio, ormai povero di nutrienti. 

L’albero di alloro, nei soggetti lasciati crescere liberi, ha portamento cespuglioso ma può essere allevato, con tagli opportuni, ad alberello fino a raggiungere anche i 12 metri di altezza. La chioma ha una forma piramidale e compatta per via dei rami lunghi ed esili rivolti verso l’alto.

La corteccia dei soggetti giovani è sottile, liscia e verde; nei soggetti adulti diventa grigio cenere con placche più chiare. Le foglie possono avere forma diversa sulla stessa pianta in base all’età e sono lanceolate o ovoidali-allungate, di consistenza coriacea, con margine ondulato, lucenti e scure nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore. Ricche di ghiandole oleifere che difendono l’alloro dall’attacco dei parassiti, se strofinate fra le dita, emanano un’aroma intenso e gradevole.

I fiori, di colore giallognolo, sono raggruppati in ombrelle riunite all’ascella delle foglie. I fiori maschili hanno un numero di stami variabile da 8 a 12, i fiori femminili un unico pistillo.

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

L’alloro fiorisce da marzo a maggio e produce fiori di colore giallognolo riuniti in ombrelle.

Commestibilità

SemiFoglieFioriFustoFruttiRadici

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggine

La riproduzione dell’alloro si effettua per talea o propaggine (da fine estate fino al tardo autunno). All’inizio di settembre prelevare dai germogli laterali delle talee semilegnose lunghe circa 10 cm con una porzione di ramo portante e porle in un miscuglio di torba e sabbia all’interno di un cassone freddo. Per aumentare la percentuale di successo si può anche ricorrere al cassone riscaldato con un substrato molto umido.
Le talee radicate andranno trapiantate in primavera e coltivate in vaso e/o in vivaio per due anni prima di essere messe a dimora.

Da fine estate fino al tardo autunno si può effettuare anche la tecnica riproduttiva della propaggine.

Semi

L’alloro produce bacche di forma ovale nere e lucenti, all’interno delle quali ha sede un grosso seme marmorizzato, di consistenza carnosa, fortemente aromatico.

Informazioni e curiosità

Come noto l’alloro gode di innumerevoli utilizzi sia in cosmetica, sia in cucina. Sono soprattutto le virtù balsamiche e digestive di foglie e bacche a rendere la pianta particolarmente adatta per la produzione di infusi e tisane.

Pianta sempreverde, l’alloro è molto apprezzato anche dal punto di vista ornamentale, soprattutto da chi desidera avere degli elementi decorativi in giardino anche durante l’inverno, ma non ama le conifere, e da chi vuole un albero aromatico e resistente a malattie e sbalzi climatici. 

In questo senso, può essere coltivato a grande cespuglio, a siepe o come albero da ombra.

I grandi cespugli, di solito con più tronchi che partono dal terreno, devono essere regimati nella forma eliminando solo i rami spezzati, i succhioni o quelli che fuoriescono alterando un disegno continuo e armonioso.

Come pianta da siepe oggi è poco utilizzato perché di crescita assai più lenta rispetto a lauro ceraso, piracanta e fotinia. Si coltiva rinnovando i rami vecchi che vanno recisi alla base.

Come albero, l’alloro è capace di creare una chioma ricadente che forma una sorta di gazebo naturale, riparato, fresco e ombroso. Intervenire tagliando solo lo stretto necessario perché i rami recisi, specie se di un diametro importante, tendono a indebolirsi, sfibrandosi.

Coltivazione

VasoPiena Terra

L’alloro si può coltivare in vaso (profondo almeno 60 cm così da consentire un buon sviluppo dell’apparato radicale), o in piena terra. La coltivazione in vaso rende possibile il ricovero della pianta in caso di clima eccessivamente freddo ma occorrerà in questo caso potare l’alloro quando necessario in modo che le sue dimensioni restino contenute. 

Collocazione

InternoEsterno

L’alloro è una tipica pianta decorativa da esterno: la macchia mediterranea e le colline litoranee non troppo aride sono il suo habitat naturale, ma nella zona dei grandi laghi si è rinaturalizzato con successo. Allo stato spontaneo è presente in Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, coste del Lazio e della Toscana. Nelle altre zone si considera che la sua presenza sia dovuta, almeno inizialmente, all’azione dell’uomo.

Concimazione

Pianta ad accrescimento lento, l’alloro non ha bisogno di grandi apporti di azoto e concimazioni. A primavera spargere nel sottochioma un fertilizzante in granuli a rilascio programmato per piante da fiore e in autunno una generosa dose di terricciato di letame maturo.

Esposizione

SoleMezz’ombraOmbra

Pianta fortemente eliofila, l’alloro si adatta a crescere anche in condizioni di ombreggiamento parziale purché riceva raggi solari diretti per almeno metà della giornata. Le piante coltivate in vaso, al contrario, devono essere poste in pieno sole ma senza esporre il contenitore direttamente all’azione dei raggi solari per non riscaldare troppo il terriccio.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

L’alloro è pianta resistente al secco. In fase giovanile, per i primi due anni, ha comunque bisogno di essere bagnata con regolarità: intervenire quando il terreno, saggiato con le dita a una profondità di un paio di centimetri, tende ad asciugarsi.

Le piante adulte non hanno bisogno di essere bagnate, se non a fronte di una prolungata siccità.

Soprattutto per le piante in vaso, è importante bagnare con regolarità perché, nonostante la buona resistenza alla siccità, le ripetute carenze idriche indeboliscono l’alloro e favoriscono una colorazione grigio giallastra della vegetazione difficile da recuperare.

Potatura

La potatura è necessaria per gli esemplari di alloro in vaso e va effettuata due volte all’anno per contenere lo sviluppo della pianta e pareggiare la chioma. Le stesse indicazioni valgono per l’alloro utilizzato a siepe; per i soggetti in piena terra che si vogliono allevare ad albero, invece, la potatura non è necessaria fino a quando la pianta non avrà raggiunto e superato di 15 cm la misura desiderata. Allora si provvederà a cimarla e a potare i germogli laterali per dare forma alla chioma.

Capace di sopportare tagli ripetuti, l’alloro cresce però lentamente e ci si deve attendere un progresso di 20 cm ogni anno.

La potatura si esegue a fine inverno prima che si aprano i fiori.

Trapianto

Le piante di alloro di piccole dimensioni in vaso vanno trapiantate prima del gelo invernale, o in primavera, in una buca molto grande e in una posizione soleggiata, riparata dai venti freddi.

Per avere piante in salute e longeve, floride e capaci di crescere nel tempo, il terreno deve essere soffice, ben drenato e quindi assolutamente privo di problemi di ristagno. Una volta scavata la buca, scartare metà del materiale di scavo e mescolare il resto con torba e sabbia in parti uguali per ottenere una miscela soffice, arieggiata e drenante. Sul fondo della buca disporre uno strato di una decina di centimetri di materiale drenante come sassi, ghiaia o sabbia.

Il rinvaso, a causa del notevole sviluppo dell’apparato radicale, è consigliato ad anni alterni; in alternativa ogni anno, se non si ricorre al rinvaso in un contenitore più grande, si può rimuovere il primo strato di terriccio fino a scoprire le prime radici e aggiungere materiale fresco.

Ubicazione stagionale

Anche se originario dell’area mediterranea, l’alloro può resistere fino a temperature di 12°C sotto lo zero, ma in piante acclimatate da tempo in collina si può avere anche maggiore resistenza. L’apparato radicale spesso resiste all’azione del gelo e la pianta è in grado di produrre nuovi ricacci che possono essere allevati, ma la ripresa, oltre ad essere lenta, può anche non avere sempre esito positivo. 

L’alloro può quindi essere lasciato all’esterno tutto l’anno, avendo cura di proteggere la pianta in caso di neve. Se in vaso, è comunque sempre meglio ricoverarlo all’interno nella stagione invernale.

Raccolta

Le foglie di alloro da conservare per uso alimentare si raccolgono tra luglio e agosto, al mattino: è in questo momento della giornata, infatti, che la concentrazione di sostanze aromatiche è massima. Dopo averle lavate e asciugate perfettamente, le foglie si possono essiccare all’aria (all’interno di sacchetti di carta appesi a testa in giù) oppure in forno a bassissima temperatura e conservate in barattoli di vetro precedentemente sterilizzati.

Malattia e cure

In condizioni ambientali non idonee e in mancanza di appropriate cure colturali, l’alloro è soggetto a problemi nutrizionali e a malattie che possono comprometterne la crescita e ridurne il valore ornamentale.       

Problemi nutrizionali

Carenza di azoto: le foglie più vecchie ingialliscono in modo uniforme; la pianta appare visibilmente sofferente, la crescita rallenta e nella siepe si possono aprire varchi causati da riduzione di fittezza della chioma; la pianta, indebolita, può essere attaccata da parassiti fungini.

Per curare la pianta, aggiungere terriccio organico e fertile; distribuire stallatico prima della ripresa vegetativa primaverile; fornire concimi, liquidi o solidi in granuli, ricchi in azoto (sangue di bue, nitrato ammonico, nitrato di calcio, urea).

Malattie causate da insetti

  • Afidi (bruni o neri): sulle foglie giovani e sui giovani fusticini si sviluppano colonie di piccoli insetti che, alimentandosi dei succhi della pianta, causano deformazioni dei margini fogliari, arrotolamenti delle lamine fogliari, arresto di sviluppo (nei casi più gravi), formazione di melata e di fumaggine. Gli attacchi sono frequenti in primavera su esemplari giovani e su quelli troppo concimati con azoto. Intervenire tramite trattamenti tempestivi con insetticidi biologici a base di piretro, neem o spinosad, oppure più specifici (deltametrina-lotta chimica) nel caso di grave attacco. Concimare con prodotti ricchi in fosforo e potassio al fine di irrobustire le lamine fogliari. Eliminare con il taglio le porzioni terminali più gravemente attaccate.
  • Oziorrinco: sui margini delle foglie si notano erosioni a merletto o semicircolari, causate da coleotteri lunghi 8-10 mm, con il corpo nero, che hanno aggredito le piante nel corso della stagione precedente e che in inverno si mantengono nel terreno sotto forma di uova o larve. Il danno può risultare assai grave e determinare perdita di vigore vegetativo, deperimento, riduzione sensibile di valore ornamentale. Gli attacchi si hanno dalla tarda primavera sino alla fine dell’estate; gli insetticidi normalmente impiegabili in ambito domestico risultano scarsamente attivi nei confronti di tale insetto. La lotta contro l’oziorrinco si effettua più efficacemente distribuendo nel terreno indicativamente in marzo-aprile, e una seconda volta agli inizi dell’autunno, larve di nematodi entomoparassiti (vermi microscopici, facilmente acquistabili nei più qualificati garden) che vanno a predare le larve dell’oziorrinco per cibarsene.
  • Cocciniglie: si manifestano in varia forma, ovvero come ammassi biancastri, più o meno densi e appiccicosi (cocciniglia cotonosa o cerosa) o come scudetti grigiastri, più o meno coriacei (cocciniglia a scudetto) o grigio-argentati a forma di stella; sono tutte localizzate prevalentemente lungo le nervature fogliari e sui fusticini dei rametti, che spesso vengono avvolti a manicotto. Le cocciniglie sottraggono linfa, causando rallentamento di crescita, deformazione di foglie e fiori (pittosporo) ed emissione di abbondante melata, con conseguente sviluppo di fumaggine. Il loro sviluppo è favorito da un ambiente caldo-umido, da una vegetazione molto fitta e dalla scarsità di luce. Occorre intervenire tempestivamente con insetticidi specifici (oli minerali), che ricoprono gli insetti e li soffocano, quando questi sono piccoli pochi millimetri, ovvero in fase giovanile. Nel caso di forte infestazione eliminare le porzioni più colpite, effettuare potature di sfoltimento interno e di ringiovanimento delle siepi, quindi effettuare trattamenti con prodotti fitosanitari specifici, eventualmente anche di tipo chimico.
  • Psilla: questo piccolo insetto infesta le foglie più giovani, quelle poste agli apici dei rametti, le quali, sotto l’effetto delle sue punture, prima si deformano, ripiegandosi o ricurvandosi, poi si rigonfiano sui margini, assumendo una colorazione giallastra, infine, nel caso di attacco prolungato, disseccano. Gli attacchi, tipicamente primaverili, sono più frequenti nelle piante poste in luoghi ombreggiati e poco ventilati e possono causare un blocco della crescita, riducendo fortemente il pregio ornamentale. Bisogna intervenire tramite trattamenti tempestivi con insetticidi specifici, a base di abamectina (lotta chimica) o spinosad, neem, olio di arancio dolce (lotta biologica). Ridurre le concimazioni con azoto che rendono più tenere le parti verdi; eseguire potature di sfoltimento, soprattutto nelle siepi più vecchie, per facilitare internamente la circolazione dell’aria e della luce; concimare con prodotti ricchi in fosforo e potassio, elementi che rendono più robusta la pianta.
  • Disseccamento dei rametti: in primavera settori di siepi di alloro presentano porzioni terminali di molti giovani rametti completamente disseccati per l’azione dell’insetto Xylosandrus compactus presente nei tessuti legnosi. Questo temibilissimo insetto, di dimensioni assai ridotte (lunghezza dell’adulto 2-3 millimetri), dal corpo nero, è originario dei Paesi del Sud Est Asiatico ed è stato segnalato per la prima volta in Italia nel 2012 (Campania, Lazio, Toscana, regioni nelle quali attualmente rappresenta vera e propria minaccia soprattutto per siepi di notevole estensione e grande pregio), ma attualmente è presente anche in varie regioni del Nord. Le femmine adulte in primavera scavano gallerie nel legno dei giovani fusticini con lo scopo di deporre le uova, e così agendo distruggono i vasi che conducono acqua e sostanze nutritive verso le punte dei rami che conseguentemente disseccano. I danni sono resi più gravi dall’azione di funghi, le cui spore sono spesso trasportate dall’insetto nell’interno del tessuto legnoso dei fusticini. Al momento l’unico metodo validamente efficace per contenere tale grave avversità è rappresentato dal taglio tempestivo e successiva bruciatura dei rametti disseccati. Successivamente a tale intervento sono consigliati ripetuti trattamenti con prodotti a base di rame per contrastare l’azione dei funghi veicolati nella pianta dall’insetto.
  • Cicaline: sono minuscoli insetti, con il corpo stretto e allungato, verde o bianco, dotati di apparato boccale pungente succhiatore, con il quale effettuano punture di alimentazione a carico dei tessuti vegetali fogliari, sottraendo linfa e determinando inizialmente decolorazioni puntiformi e ingiallimenti diffusi. Nel caso di attacchi estesi e persistenti si ha deperimento rapido della vegetazione e successivo disseccamento. I danni sono generalmente limitati, tuttavia le cicaline possono trasmettere pericolosi virus. Solo in caso di ripetuti e gravi attacchi si consiglia di intervenire con prodotti a base di piretro, azadiractina (neem), spinosad, macerato di aglio o di peperoncino.

Malattie causate da funghi

  • Fumaggine: sulle pagine superiori delle foglie si nota la presenza di ammassi polverulenti o oleosi di colore nerastro; la copertura da parte degli ammassi fungini impedisce che le lamine vengano illuminate e possano correttamente effettuare scambi gassosi con l’aria e fotosintesi. Ciò comporta un deperimento vegetativo delle porzioni interessate e la formazione di fiori di ridotte dimensioni o addirittura la mancata produzione di boccioli fiorali. L’infezione è favorita da un ambiente eccessivamente umido. I funghi della fumaggine proliferano sui residui zuccherini (melata) secreti da afidi e da cocciniglie e attaccano le piante indebolite per scarsa nutrizione o quelle troppo ombreggiate. A livello curativo, è consigliabile lavare le parti colpite con una soluzione di acqua e sapone di Marsiglia o sapone molle di potassio e successivamente risciacquare abbondantemente, quindi trattare con prodotti a base di rame. 
  • Macchie fogliari: sulle foglie compaiono macchie di varia forma (tondeggianti, semicircolari, irregolari, puntiformi) e di colore giallo bruno che possono rimanere tali quali o determinare disseccamento di porzioni delle foglie. Le infezioni sono favorite da clima umido, scarsa ventilazione, posizioni ombreggiate. Trattare la malattia con prodotti a base di rame (ossicloruro di rame,poltiglia bordolese) al primo manifestarsi dei sintomi o con fungicidi a base di tebuconazolo (lotta chimica) nei casi più gravi.
  • Marciumi radicali: le piante infettate presentano necrosi e disfacimento dei tessuti di colletto e radici, ma il sintomo più evidente appare sulla vegetazione, dove si notano aree prima decolorate, poi appassite e da ultimo disseccate completamente e irreversibilmente. Le spore si possono conservare per anni nel terreno e vengono veicolate prevalentemente dall’acqua, penetrando attraverso lesioni o ferite presenti su radici o sul colletto. Lo sviluppo delle infezioni è favorito da temperature ottimali attorno ai 18°-20°C e da un’umidità elevata del terreno. Anche la mancanza di arieggiamento attorno alla base delle piante, come nel caso di impianti ravvicinati, è fattore predisponente l’instaurarsi della avversità. Il principale principio attivo indicato contro i funghi dei marciumi radicali è il fosetil di alluminio, che va sciolto in acqua e distribuito al terreno, precedentemente lavorato, al fine di favorirne la percolazione verso le radici. Possono risultare utili, ma non risolutive, ripetute distribuzioni di prodotti a base di rame sulle chiome. Le piante più gravemente colpite vanno rapidamente estirpate e bruciate.
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