- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Raccolta
- Malattia e cure

- L’albicocco è un piccolo albero dalla chioma rotonda capace di raggiungere, in media, altezze fino a 6 metri.
- Le stagionalità di raccolta dei frutti di albicocco sono maggio, giugno, luglio a seconda delle varietà.
- I fiori di albicocco sono ermafroditi, con calice rossastro, leggermente peloso, a forma di coppa.
- L’albicocco emette i fiori prima della comparsa delle foglie.
- Il frutto dell’albicocco è una drupa sferica dalla superficie vellutata e colore sfumato da giallo a rosso-arancio.
L’albicocco, Prunus armeniaca, fiorisce prima dell’emissione delle foglie, sul finire dell’inverno quando il paesaggio è ancora spoglio (quindi prima di pruno, pesco, ciliegio).
La maggior parte delle varietà di albicocco è autofertile, ossia i fiori della stessa pianta possono fecondarsi fra loro grazie all’intervento degli insetti pronubi e non è necessaria una seconda varietà impollinatrice. Questo rende idoneo l’albicocco per essere coltivato a scopo produttivo anche come pianta isolata e ne consente il doppio utilizzo, produttivo e ornamentale, in giardino (anche in vaso).
L’albicocco, come molti altri fruttiferi, è originario della Cina, in particolar modo delle regioni settentrionali, dove ancora si trova allo stato spontaneo.
Lasciato crescere in forma naturale, forma una chioma tondeggiante che, in autunno, prima di spogliarsi, si tinge di tonalità rosse e dorate. Inoltre, non cresce mai tanto da rappresentare un limite allo sviluppo delle piante vicine e non ha radici che possano arrecare danni rilevanti a muri o camminamenti.
I fiori sono grandi, solitari, appaiati, o raggruppati nei dardi fruttiferi; hanno petali di forma obovata e colore bianco o rosato.
La fioritura dell’albicocco è piuttosto persistente, ma, data la sua precocità, può essere distrutta dal gelo, da nevicate tardive o violenti e freddi acquazzoni di fine inverno. Quando ciò accade, anche la produzione di frutta è, nella quasi totalità, persa. Per questo, spesso se ne consiglia la coltivazione al Sud, e nelle zone collinari, dove meno frequenti sono le gelate tardive; in realtà l’albicocco è un albero piuttosto resistente al freddo, capace di sopportare temperature ben al di sotto dello zero.
Per quanto riguarda le regole di coltivazione, l’albicocco ama le esposizioni in pieno sole e si concima in estate distribuendo circa mezzo chilogrammo di fertilizzante ricco in potassio; le annaffiature vanno limitate ai periodi di siccità e all’estate, mentre il terreno ideale per la coltivazione deve essere ben drenato, profondo, mediamente fertile, sciolto, a pH neutro compreso tra 6,5 e 7,5.
La potatura è forse la pratica più importante: questa si esegue nei mesi di riposo vegetativo, eliminando tutti i rami secchi, danneggiati o malati, e comporta un generale alleggerimento della chioma, tagliando i succhioni generati durante la bella stagione e spuntando i rami produttivi troppo vigorosi. A questa si aggiunge il diradamento dei frutticini, allo scopo di ottenere frutti più grossi e di migliore qualità.
Le corrette potature consentono anche di prevenire le malattie più comuni dell’albicocco, spesso di natura fungina, come la monilia.
Fioritura
La fioritura dell’albicocco avviene in prossimità della primavera, già nel mese di marzo, prima di quasi tutti gli altri alberi da frutto.
Commestibilità
Riproduzione
La riproduzione dell’albicocco avviene generalmente tramite la pratica dell’innesto, in particolare l’innesto a spacco in primavera; in alternativa si può provare coi semi, ma le nuove piantine non manterranno le caratteristiche principali della pianta madre.
Semi
Il vero seme dell’albiocco è una mandorla, contenuta nel nòcciolo del frutto, di forma allungata da cui si può ricavare, tramite spremitura, un olio essenziale impiegato in profumeria.
Informazioni e curiosità
Chi volesse piantare un albicocco in giardino, tenga presente che non è un albero molto longevo, anche a causa delle potature drastiche che si effettuano per riportare la pianta in produzione e rinnovare la vegetazione.
Per questa ragione, chi desidera ottenere un abbondante raccolto di albicocche nel tempo deve porre a dimora almeno un paio di piante nuove ogni cinque anni. A influenzare la longevità è il portainnesto scelto:
- Le piante innestate su pesco (quelle più diffuse, produttive, precoci nell’entrata in produzione, e di taglia ridotta), sono poco longeve, adatte a terreni sciolti e non calcarei.
- Le piante innestate su mirabolano possono vivere dai 20 ai 30 anni e sono maggiormente indicate per terreni argillosi e tendenzialmente più secchi.
- Dalle piante innestate su franco da seme si ottengono i soggetti più duraturi, resistenti al calcare, ma sensibili al ristagno.
Coltivazione
La coltivazione dell’albicocco è possibile anche in vaso, purché di dimensioni sufficientemente ampie, anche se la pianta non raggiungerà le dimensioni e lo sviluppo di quelle coltivate in piena terra.
Collocazione
Come tutti gli alberi da frutto, l’albicocco si coltiva all’esterno.
Concimazione
Per concimare l’albicocco, in estate si distribuisce del fertilizzante: circa mezzo chilogrammo di un prodotto complesso ricco in potassio (azoto 1, fosforo 1, potassio 1,5-2). Una buona nutrizione minerale, con limitate quantità di azoto, favorisce l’accumulo di sostanze di riserva migliorando la resistenza al freddo della pianta.
Esposizione
L’albicocco ha bisogno di una posizione riparata e calda, sempre in pieno sole. Nelle regioni del Nord Italia, e in alta collina, prediligere un luogo vicino a un muro a secco, così che questo possa riverberare il calore.
Annaffiatura
In primavera, fino alla formazione dei frutti, non è necessario irrigare le piante di albicocco, se non a fronte di una prolungata siccità. Dopo il raccolto, in estate, sono necessarie alcune irrigazioni così da contrastare una veloce senescenza dell’apparato fogliare e consentire alla pianta un accumulo di sostanze nutritive negli organi di riserva.
Potatura
L’albicocco è pianta naturalmente soggetta ad alternanza, cioè a una produzione di frutti ad andamento altalenante da un anno all’altro. Dopo un anno di forte produzione, la pianta, nella primavera successiva, produrrà poche gemme a fiore. La potatura dei rami produttivi dovrà essere molto leggera. In anni di grande produzione di gemme a fiore se ne dovranno eliminare circa il 50%.
Distinguere le gemme non è facile perché quelle a legno, da cui si origineranno i nuovi rami, e quelle a fiore che daranno appunto i fiori (e poi i frutti), sono simili.
Le gemme da fiore sono presenti soprattutto nella parte terminale dei rami di un anno di età; nella parte mediana si trovano spesso unità formate da tre gemme, due gemme a fiore laterali, e una a legno in posizione centrale.
Alla potatura deve far seguito, se necessario, il diradamento dei frutticini. Questa operazione deve essere effettuata appena si potrà valutarne il numero lasciandone all’incirca uno ogni 8 cm di ramo; è pratica necessaria per regolare l’alternanza e ottenere frutti di buona pezzatura e dalla qualità elevata.
Trapianto
Il terreno ideale per il trapianto e la crescita dell’albicocco deve essere ben drenato, profondo, mediamente fertile, sciolto, a pH neutro compreso fra 6,5 e 7,5. Nella pratica, l’albero però mostra una buona capacità di adattamento e solo i terreni con ristagno idrico, umidi e freddi ne arrestano lo sviluppo.
Ubicazione stagionale
Spesso si è portati a pensare che l’albicocco si presti a essere coltivato solo in pianura e preferibilmente al centro-sud perché poco resistente al freddo. In realtà, l’albicocco può essere considerato una pianta rustica, resistente al freddo dell’inverno (sopporta temperature inferiori a –20°C), tanto da essere diffuso anche oltre i 1.000 metri d’altezza.
La resistenza al freddo si perde con la ripresa vegetativa. Tanto più la pianta è in stadio vegetativo avanzato e tanto più è sensibile al freddo, così che abbassamenti tardivi della temperatura, di pochi gradi sotto lo zero e per poche ore, possono arrecare danni gravi, specie se è già avvenuta l’emissione delle foglie.
Raccolta
Le albicocche si raccolgono da maggio a luglio, a seconda della varietà. Hanno forma globosa ma talvolta, sempre secondo la varietà considerata, leggermente quadrata, oppure allungata, con solco centrale più o meno accentuato.
La buccia dalla tomentosità appena accennata, che si traduce al tatto in una sensazione di piacevole morbidezza, varia il colore secondo la cultivar e l’esposizione al sole: va dal giallo chiaro all’arancione vivo, con possibili sfumature più intense, dal rosato al rosso nella parte meglio illuminata.
La polpa giunta a maturazione deve presentarsi consistente, così da poter aprire il frutto in due metà separate senza spezzarsi; è anche saporita, aromatica e ben profumata.
Aprendola, deve rivelare all’interno un osso (è il nome tecnico del nocciolo per le drupe) pulito, cui la polpa resta attaccata solo in piccoli fasci di fibre.
Una volta raccolte, le albicocche durano poco, per questo vanno consumate nel giro di pochi giorni, oppure trasformate in succhi, gelatine e confetture.
Malattia e cure
Il fungo monilia è il nemico più pericoloso e diffuso dell’albicocco.
Attacca rami, foglie, fiore e frutti e talvolta, quando si tratta di monilia laxa, attiva già a basse temperature, i danni a carico dei fiori avvengono dentro la gemma. Sui rami si formano delle aree depresse che si fessurano longitudinalmente originando cancri rameali che provocano il rapido disseccamento e la morte della branca.
La monilia si controlla con trattamenti rameici in primavera, quando le gemme iniziano a gonfiarsi; in caso di attacco, è necessario eliminare gli organi colpiti e bruciarli, in particolare i frutti mummificati ancora presenti sul ramo o caduti.
Le piante troppo dense devono essere sfoltite con potature mirate per favorire un maggior ricambio d’aria perché la monilia prospera in presenza di alta umidità e forti apporti azotati.
Non sottovalutare i primi segni, anche se lievi, di attacchi di monilia perché il fungo causa un calo di produzione anche negli anni a venire.
Un altro problema di natura fungina che può colpire l’abicocco è il corineo: si manifesta in presenza di caldo e umidità eccessivi, spesso in conseguenza delle errate annaffiature; provoca macchie viola sulle foglie e macchioline rossastre con contorno poco più scuro sui frutti. In caso di attacco, procedere con trattamenti a base di anticrittogamici.
Tra gli insetti, il più pericoloso è l’anarsia, le cui larve si insediano prima nei germogli e poi nei frutti, danneggiandoli irrimediabilmente. Per prevenire l’infestazione, si può ricorrere a specifiche trappole ai feromoni acquistabili nei negozi specializzati, oppure, in caso di avvenuto attacco, lavare la pianta con acqua e sapone, se questa è di piccole dimensioni, o ricorrere a insetticidi specifici.