- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Raccolta
- Malattia e cure
- L’acero è un albero splendido, rustico e resistente, che richiede poche accortezze.
- L’acero giapponese è la varietà che maggiormente si presta alla coltivazione in contenitore.
- Il fogliame intensamente colorato dell’acero incanta con la sua magnificenza.
- Esemplare isolato di acer campestre.
L’acero è fra gli alberi più diffusi sul nostro pianeta grazie alle sue caratteristiche di adattabilità, rusticità e rapida crescita. Riproducibile naturalmente tramite seme, oppure ricorrendo a talee semilegnose di ramo, l’acero si può coltivare anche in vaso (alcune varietà), sempre all’esterno in posizione ben soleggiata. La pianta si concima al momento della messa a dimora, con prodotti organici, o chimici solidi, ricchi di azoto e fosforo. Gli esemplari allevati in contenitore, invece, vanno fertilizzati ogni anno in primavera con prodotti solidi in granuli o liquidi, specifici per piante verdi da esterno. L’acero adulto non necessita di grandi annaffiature poiché si accontenta delle precipitazioni stagionali; le piante in vaso, invece, vanno bagnate con più frequenza specialmente durante la stagione calda, ma sempre ricordando che i ristagni, sebbene non siano letali per questa specie (fatta eccezione per l’acero giapponese) andrebbero sempre evitati. L’acero si può trapiantare sia in autunno, prima dell’arrivo del gelo, sia a fine inverno/inizio primavera, mentre il rinvaso si effettua quando le radici hanno ormai occupato completamente lo spazio a disposizione nel recipiente. La potatura dell’acero adulto si esegue ogni 2-3 anni, nel periodo autunno-invernale, allo scopo di accorciare i rami fuori forma e arieggiare la chioma: fa eccezione l’acero giapponese, che mal tollera i tagli. L’acero è pianta soggetta a molteplici patologie, che vanno dalle infestazioni di parassiti all’insorgenza di malattie fungine: in tutti i casi la corretta manutenzione è fondamentale per mantenere in salute le piante e consiste principalmente nell’evitare l’eccesso di acqua nel terreno o sulla chioma; non piantare in luoghi con scarsa ventilazione; non concimare troppo con azoto.
Il genere acer, appartenente alla famiglia delle aceraceae, è rappresentato da circa 150 specie, originarie fondamentalmente di tre aree geografiche ben distinte.
- Europa centro-meridionale: in tali areali si ritrovano spontanei, già dalla preistoria, aceri fondamentalmente dal portamento arboreo, quali acer platanoides (acero riccio), acer campestre (acero campestre), acer pseudoplatanus (acero di monte), acer opalus (acero italico).
- Giappone e Cina: provengono da queste zone i cosiddetti “aceri giapponesi”, che mostrano uno sviluppo in maggior parte arbustivo, dimensioni contenute e colorazione prevalentemente rossastra del fogliame. Si tratta di piante molto decorative, utilizzate ampiamente nei piccoli giardini e adatte anche alla coltivazione in contenitore, quali acer japonicum (acero giapponese), acer palmatum (acero palmato) e le innumerevoli varietà da essi derivate per incrocio.
- Nord America e Canada: sono le zone di provenienza di aceri ormai ampiamente diffusi anche in Europa, caratterizzati da portamento arboreo e splendida colorazione autunnale giallo o rossa del fogliame, quali acer negundo (acero negundo), acer saccharum (acero saccarino), acer rubrum (acero rosso).
Questa grande varietà fa capire perché bisognerebbe conoscere bene la specie e la varietà di acero che si desidera coltivare: esistono, infatti, molte eccezioni e ognuna necessita di cure particolari. In linea generale, la gran parte degli aceri presentano fogliame palmato e lobato, segnato da venature spesso di colore più scuro; i fiori, invece, di colore verde, rosso o aranciato, sono poco vistosi, riuniti in corimbi e compaiono spesso appena prima delle foglie, in primavera, o assieme ad esse.
Fioritura
L’acero fiorisce in primavera.
Commestibilità
Riproduzione
L’acero si moltiplica facilmente mediante disseminazione spontanea, specialmente le varietà a portamento arboreo: i semi sono infatti dotati di due protuberanze (quasi delle “ali”) che facilitano il trasporto da parte del vento anche a lunga distanza. Nei vivai si moltiplicano mediante talee semilegnose di ramo: prelevate in maggio-giugno, vanno poste a radicare i vasetti riempiti con sabbia e terriccio universale e mantenute per alcuni mesi a temperature comprese tra 15 e 20°C.
Semi
I frutti o semi dell’acero sono samare, ovvero delle minuscole noci appiattite che si sviluppano appaiate e sono contenute all’interno di una robusta cuticola di rivestimento.
Informazioni e curiosità
Le specie di acero non sono tutte uguali: aceri diversi si adattano infatti a differenti usi.
Per creare un filare alberato o una barriera frangivento: acer platanoides (acero riccio).
Adatto per viali alberati (distanza 8-10 metri sulla fila), parchi, barriere frangivento e antirumore (in questi casi la distanza tra due alberi sulla fila non deve superare i sei metri), è poco indicato per giardini privati a causa del grande sviluppo.
Per fare ombra sulle aree di sosta: acer platanoides “globosum”(acero globoso)
Si tratta di un acero adatto per ombreggiare aree di sosta per automezzi grazie alla buona capacità coprente delle chioma tendenzialmente compatta. Idoneo anche per viali alberati (6-8 metri tra pianta e pianta sulla fila).
Per le zone in mezz’ombra: acer japonicum aureum (acero giapponese dorato)
È una pianta molto elegante e decorativa, a portamento arbustivo o semiarboreo, alta non più di 3-4 metri, con chioma allargata, costituita da foglie a 9-11 lobi, di colore giallo canarino, che si bordano di rosso cremisi in autunno.
In città: acer negundo (acero negundo)
Molto diffuso come arredo verde di viali urbani o parchi pubblici in virtù dell’alta resistenza ai principali inquinanti atmosferici, presenta anche una buona resistenza sia alla siccità, sia al ristagno idrico. Poco adatto a piccoli giardini, è idoneo per aree incolte e per lavori di rimboschimento di pianura o collinari.
In vaso: acer palmatum dissectum (acero giapponese palmato)
È uno degli aceri più pregevoli, appartenente al gruppo dei “giapponesi”, a chioma arrotondata e ricadente verso terra, alto non più di 2-3 metri. Le foglie, di colore rosso vivo, appaiono profondamente incise sino a essere suddivise in molti lobi sottili.
È uno dei pochi aceri che può essere coltivato anche in contenitore, purché questo sia profondo almeno 70-80 centimetri e sia riempito con terriccio di alta qualità, fertile e ben drenante.
Per il colore delle foglie in autunno: acer saccharinum (acero argentato)
È un albero a crescita molto rapida e possiede un apparato radicale vigoroso, che necessita di ampio spazio per estendersi regolarmente e garantire così un ottimale assorbimento di acqua ed elementi nutritivi.
Per il tronco decorativo: acer griseum (acero grigio)
In giardino deve essere collocato in posizione isolata, ben lontano da altri alberi che potrebbero ombreggiarlo e determinare così una riduzione del suo sviluppo e del suo pregio ornamentale, rappresentato dalla corteccia del tronco e dei rami principali che, in età adulta, si sfalda in sottili ed espanse lamine di consistenza cartacea e di colore rosso-marrone che mettono in evidenza, al di sotto, il colore rosso vivo della corteccia nuova appena formatasi.
Per il celebre sciroppo: acer saccharum (acero saccarino)
Originario dei boschi dell’America nord-orientale, è un albero di notevole grandezza e sviluppo (alto sino a 25-30 metri), con chioma ampia e slanciata verso l’alto, costituita da foglie di grande dimensione a cinque lobi, di colore vede scuro, che virano verso il rosso vivo in autunno.
Praticando incisioni alla corteccia di piante adulte, si ricava la linfa della pianta, che opportunamente lavorata, produce uno sciroppo zuccherino commestibile, il famoso “sciroppo d’acero”, usato come dolcificante e per la preparazione di dolci.
La produzione di questo liquido prezioso dipende dalle condizioni climatiche stagionali e dalle condizioni di salute dell’albero.
Coltivazione
Tutte le specie di acero sono coltivabili in piena terra e alcune si adattano bene anche alla permanenza in vaso, purché questo sia giustamente proporzionato allo sviluppo degli apparati radicali, quindi adeguatamente profondo.
Collocazione
L’acero è una tipica pianta da esterno.
Concimazione
L’acero è poco esigente per quanto riguarda l’apporto di fertilizzanti: per le piante in piena terra le concimazioni vanno eseguite quasi unicamente al momento della messa a dimora, con prodotti organici (letame bovino maturo, stallatico, compost maturo di alta qualità) o chimici solidi, ricchi di azoto e fosforo. Ogni anno in primavera, alla ripresa vegetativa, è invece indispensabile concimare le piante mantenute in contenitore con prodotti solidi in granuli o liquidi, specifici per piante verdi da esterno.
Esposizione
Tutte le varietà di acero prediligono posizioni pienamente soleggiate, nelle quali crescita e sviluppo sono più veloci, le foglie appaiono più lucenti e minori risultano gli attacchi da parte dei patogeni fungini. Tuttavia alcune specie tollerano bene anche le esposizioni in mezz’ombra, mentre nessuna è adatta ai luoghi pienamente ombreggiati, nei quali le piante rallentano vistosamente lo sviluppo vegetativo, tendono a diradare il fogliame e sono più esposte al rischio di malattie.
Annaffiatura
In età adulta l’acero non necessita di molta acqua e generalmente può bastare quella delle piogge; tuttavia, in caso di prolungata siccità primaverile o estiva, è indispensabile procedere a frequenti e abbondanti irrigazioni, specialmente per gli esemplari da poco messi a dimora e per quelli coltivati in vaso o fioriera.
Ad eccezione di quelli giapponesi, gli aceri, soprattutto se di maggior sviluppo, tollerano un moderato ristagno di acqua nel terreno, ma solo nella fase adulta, quando l’apparato radicale è ben strutturato; in fase giovanile (sino ai dieci anni) gli eccessi di acqua nel substrato possono causare gravi marciumi radicali.
Potatura
Le potature dell’acero sono generalmente semplici, piuttosto frequenti (ogni 2-3 anni per gli aceri adulti a portamento arboreo) e si effettuano, a foglie cadute, in autunno-inverno, per sfoltire internamente la chioma ed eliminare i rami troppo lunghi. Gli aceri giapponesi, invece, tollerano male i tagli e vanno potati molto raramente.
Trapianto
Le specie più rustiche di acero (acer campester, acer negundo, acer platanoides, acer pseudoplatanus, acer saccharinum) si possono piantare in piena terra sia in autunno, prima dell’arrivo del gelo, sia a fine inverno/inizio primavera; per quelle più delicate (aceri giapponesi) è consigliabile attendere il termine del periodo invernale. Nel caso del rinvaso, prima di procedere occorre controllare che le radici abbiano ormai inglobato tutto il terriccio e siano a contatto diretto con le pareti del contenitore. Dopodiché va scelto un vaso poco più grande, va posto sul fondo uno strato di alcuni centimetri di argilla espansa o ghiaia per il drenaggio, e poi un altro di terriccio per acidofile fresco su cui andare ad adagiare l’acero. Il substrato deve essere molto organico, a base di torba e foglie di bosco ben sminuzzate.
In generale, il substrato migliore per la crescita dell’acero è quello fertile e ben drenato, dotato di una modesta quantità di argilla, con pH ideale compreso tra 6 e 8 a seconda della specie. Vanno evitati i suoli asciutti e quelli troppo sciolti o pietrosi, che possono determinare stress idrico da siccità, specialmente per gli aceri “giapponesi”, raggruppamento orticolo che comprende acer japonicum, acer palmatum e acer sieboldianum.
Ubicazione stagionale
Gli esemplari di acero in piena terra resistono con successo al freddo invernale anche in montagna, mentre quelli in vaso sono più sensibili. All’arrivo del freddo occorre spostare il vaso a ridosso di una parete della casa per proteggere la pianta dal vento e, se ci si trova in zone con inverni gelidi, bisogna anche pacciamare con terriccio di foglie e torba e poi infilare il vaso all’interno di un contenitore più grande, riempiendo lo spazio libero con paglia, chips di polistirolo, o giornali. Se il vaso che ospita la pianta è troppo pesante per essere sollevato, dopo la pacciamatura può essere fasciato con strati di cartone alveolato rivestito da un foglio di plastica e fermato con corde.
Bonsai
Acer palmatum, acer japonicum e acer buergerianum sono le specie di acero maggiormente utilizzate per ottenere i bonsai. L’acero bonsai è molto apprezzato per il suo aspetto maestoso e ordinato e la capacità di vivere bene all’esterno.
Raccolta
La raccolta del celebre sciroppo d’acero avviene verso fine inverno/inizio primavera, quando la temperatura è ancora sotto zero durante la notte, ma di giorno sale di qualche grado sopra lo zero termico: tale processo di congelamento/scongelamento determina un aumento di pressione che consentealla linfa di risalire dalle radici verso l’alto, di fuoriuscire dalla corteccia e infine di essere raccolta.
Malattia e cure
Pur essendo piante rustiche e semplici da coltivare, in condizioni ambientali non idonee e in mancanza di appropriate cure colturali, gli aceri, specialmente quelli giapponesi, sono soggetti a problemi nutrizionali che possono comprometterne la crescita e il valore ornamentale.
Per esempio, la carenza di ferro colpisce soprattutto acer pseudoplatanus e acer saccharum. La “clorosi ferrica” è assai frequente che si verifichi in terreni calcarei, poco fertili, con persistenti ristagni idrici. Inizialmente vengono colpite le foglie più giovani, con ingiallimento del tessuto fogliare compreso tra le nervature, che però rimangono verdi; se non si interviene subito, la pianta di acero rallenta la crescita e le nuove foglie, già ingiallite, diventano biancastre e seccano; nei casi gravi a carico di esemplari giovani, si può anche giungere alla morte della pianta.
Per rimediare, distribuire sul terreno prodotti ricchi in ferro, in polvere o liquidi (solfato di ferro, ferro chelato); inoltre concimare con fertilizzanti organici e non eccedere con l’irrigazione.
Altri problemi che può manifestare la pianta di acero sono:
Parassiti animali
Afidi. Si sviluppano in primavera, soprattutto sulla tenera vegetazione degli aceri giapponesi. Pungendo le foglie, si alimentano dei succhi della pianta, causando ingiallimenti, deformazioni fogliari, arresto di sviluppo, formazione di melata e di fumaggine. Gli attacchi sono più frequenti negli esemplari giovani, su quelli troppo concimati con azoto e in quelli posti in zone ombreggiate. Intervenire con trattamenti tempestivi usando insetticidi a base di piretro (o più specifici, nel caso di grave attacco). Concimare a fine inverno con prodotti ricchi in potassio, elemento che rende più robusti i germogli.
- Insetti defogliatori: gli attacchi sono dovuti all’azione delle larve di insetti lepidotteri (particolarmente l’ifantria) presenti in periodo estivo e in grado di nutrirsi velocemente di ampie parti del fogliame, che viene avvolto da densi filamenti sericei. Le lamine fogliari vengono scheletrizzate, lasciando pressoché intatte le nervature; gli attacchi su piante giovani ne possono compromettere la sopravvivenza e la capacità di emissione di nuove foglie l’anno successivo. Colpiscono soprattutto acer negundo, acer platanoides e acer campestre. Se gli attacchi sono rilevanti, è consigliabile fare ricorso a trattamenti chimici con prodotti specifici, diversamente può risultare sufficiente eliminare con il taglio e successiva bruciatura le parti più colpite.
- Metcalfa: a partire dalla tarda primavera, sulla nuova vegetazione appena prodotta, si forma un’abbondante secrezione cerosa biancastra dovuta alla presenza di insetti appiattiti e verdognoli. Gli insetti sottraggono la linfa e causano deformazioni delle parti verdi, deturpando esteticamente il fogliame. In caso di attacchi persistenti, e particolarmente sugli esemplari più giovani, si hanno rallentamenti di crescita, disseccamenti fogliari e caduta massiccia di foglie. La malattia attacca prevalentemente acer negundo, acer saccharum e gli aceri giapponesi. La metcalfa favorisce inoltre lo sviluppo successivo di melata e di fumaggine. Intervenire tempestivamente all’apparire dei primi individui con insetticidi specifici. Nel caso di attacco lieve, usare una soluzione a base di acqua e sapone di Marsiglia, che va eliminata dopo circa un’ora risciacquando con acqua. Nel caso di forte infestazione, eliminare con il taglio le porzioni più colpite.
- Acari: gli attacchi più gravi da parte dei ragnetti, si hanno nei periodi molto caldi e secchi, particolarmente a carico degli aceri giapponesi. Sulla pagina fogliare superiore si vedono delle piccole punteggiature di colore bronzeo; in seguito l’intera foglia ingiallisce e dissecca. In caso di forti e prolungate infestazioni si ha un forte deperimento vegetativo. Gli attacchi si riconoscono anche grazie alle ragnatele formate dai parassiti. Nei periodi molto caldi e asciutti, a livello preventivo, è opportuno bagnare adeguatamente il terreno e distribuire acqua anche sulle foglie per evitare l’insediamento degli acari. Gli interventi curativi devono essere effettuati tempestivamente al primo apparire dei sintomi, con prodotti chimici specifici, denominati “acaricidi”.
Funghi
- Tracheomicosi: è la malattia più grave degli aceri, difficilmente curabile, che colpisce soprattutto gli aceri giapponesi. Si manifesta inizialmente con arricciamenti fogliari, seguiti da disseccamenti e caduta anticipata delle foglie; successivamente si ha annerimento e disseccamento dei fusti e dei rami, a partire dalle porzioni più giovani. In caso di attacchi gravi, le piante possono deperire rapidamente e morire in 1-2 anni. L’agente causale è un fungo (verticillium) che sopravvive nel terreno, soprattutto in quelli troppo argillosi e poco drenanti: le sue spore infettano prima le radici e poi risalgono lungo i fusti, causando i caratteristici sintomi. Per un controllo efficace è indispensabile intervenire assai rapidamente, alla prima comparsa dei sintomi, con specifici fungicidi; a livello preventivo è indispensabile evitare la piantumazione in terreni asfittici e disinfettare gli strumenti di potatura. La parti malate asportate e gli esemplari morti vanno eliminati bruciandoli.
- Mal bianco: si manifesta soprattutto durante le primavere fresche e piovose, sulle foglie giovani, con macchie farinose biancastre, costituite dalle spore del fungo; le parti verdi più colpite si accartocciano, disseccano e cadono. Più attaccate risultano le piante cresciute in luoghi ombreggiati e poco ventilati e in terreni freddi e pesanti. Colpisce prevalentemente acer negundo, acer campestre e gli aceri giapponesi. Trattamenti curativi con zolfo in polvere sono necessari solo nel caso di attacchi gravi e prolungati. A livello preventivo si consiglia lo sfoltimento dei rami interni delle chiome più dense, al fine di favorire il ricircolo di aria ed evitare il ristagno di umidità.
- Cancro dei rami: si manifesta con la comparsa sui rami di aree rinsecchite, che poi si fessurano, e dalle quali si ha la fuoriuscita di piccoli grumi di sostanza resinosa rosso-brunastra. La vegetazione in prossimità delle lesioni ingiallisce e dissecca; successivamente può venire interessata l’intera pianta, che nei casi più gravi e negli esemplari più giovani può deperire rapidamente. Si manifesta soprattutto sugli aceri giapponesi.
- Maculature fogliari: risultano sensibili soprattutto acer platanoides, acer saccharum e acer campestre, sulle cui foglie più vecchie appaiono delle macchie tondeggianti, nerastre, a volte circondate da alone giallastro, inizialmente di pochi millimetri di diametro, ma in grado di estendersi. Le infezioni sono favorite dal clima umido e sono più frequenti in periodo autunnale. Nel caso di forti attacchi, le parti colpite seccano e poi cadono.
- Mal della bolla: si manifesta specialmente sulle foglie di acer pseudoplatanus e acer saccharum, con la comparsa, generalmente nel corso di primavere fresche e piovose, di piccoli rigonfiamenti bollosi o increspati di colore rossastro. Il danno è sostanzialmente estetico e raramente comporta alterazioni fisiologiche rilevanti.
Contro cancro dei rami, maculature fogliari, mal della bolla intervenire tempestivamente alla prima comparsa dei sintomi con prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, solfato di rame, poltiglia bordolese). Se necessario, ripetere i trattamenti a distanza di 2-3 settimane.
A livello preventivo bisogna evitare l’eccesso di acqua nel terreno o sulla chioma; non piantare in luoghi con scarsa ventilazione, quindi con elevato tasso di umidità; non concimare troppo con azoto (che causa rammollimento delle parti verdi) e preferire invece prodotti a base di fosforo e potassio (tali elementi rendono la pianta più robusta e più resistente alle avversità).