Uva: mettere a dimora un filare

Tre-cinque piante di vite collocate in un terreno fertile e soleggiato potranno garantire un buon raccolto a fine estate. Si possono allevare in filare oppure a pergola per creare un angolo ombreggiato.

Anna Zorloni
A cura di Anna Zorloni
Pubblicato il 17/11/2020 Aggiornato il 17/11/2020
Uva: mettere a dimora un filare

Nelle case di campagna, una volta non mancava mai un piccolo filare di uva, da tavola o da vino, a bacca bianca o nera, l’importante era avere il piacere di cogliere qualche grappolo di uva matura, dolce e succosa, da mangiare come frutto fresco. C’era, poi, chi si dilettava nel produrre qualche litro di vinello oppure per ricette di benessere. Una volta era comune coltivare la vite nei pressi dell’orto o vicino a casa, a spalliera o a pergola, in quest’ultimo caso anche con lo scopo di creare un po’ di ombra e frescura nelle giornate più calde dell’estate. Per chi volesse provare anche oggi a coltivare la vite, l’autunno inoltrato è il momento migliore per mettere a dimora la vite, prima che inizino ad abbassarsi troppo le temperature e che si presentino le prime gelate invernali. In alternativa, si può attendere la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Messa in piena terra (ma può crescere anche in vasoin autunno, la giovane pianta di vite (chiamata in gergo tecnico “barbatella”) ha tutto il tempo di assestarsi nella sua nuova dimora, attecchire e riprendere la sua attività vegetativa più in forma che mai a primavera. Si tenga in considerazione che la vite inizierà a fruttificare dal terzo anno di età.

La varietà giusta

La scelta della varietà di vite da mettere a dimora è, oltre che soggettiva, variabile in funzione della località e delle condizioni ambientali che caratterizzano l’area in cui ci si trova. Anche la forma d’allevamento varia in funzione delle condizioni climatiche. Per la creazione di un piccolo filare o pergolato domestico, composto da 3-5 piante, particolarmente adatta è la varietà Isabella di uva “fragola”, caratterizzata da elevata produttività, bacche dolcissime ed elevata vigorìa: si tratta di una varietà di vite molto rigogliosa, con foglie folte (perfetta per creare ombra) e molto resistente alle malattie. Molte sono, comunque, le varietà che si potranno trovare e scegliere presso un vivaio.

Una regola di fondamentale importanza è quella di procurarsi barbatelle di buona qualità: le barbatelle di qualitàcertificata” (verificare sempre la presenza dell’apposito cartellino di colore azzurro) sono garantite dal punto di vista qualitativo e sanitario, ovvero si ha la certezza di acquistare una pianta sana (esente da malattie virali e altre) e appartenente alla varietà scelta.

L’impianto

messa a dimora

1- Prima di mettere a dimora le barbatelle, si procede con la preparazione del terreno. Si consideri che la distanza tra una pianta e l’altra, nel caso di filare, deve essere non inferiore agli 80 cm, per permettere alla pianta di avere lo spazio necessario al suo sviluppo ed ottenere un filare uniforme. La vite richiede un tipo di terreno sciolto, mai troppo umido o asfittico. Particolarmente importante, per questo tipo di pianta, è il drenaggio.

irrigazione

2- Con una vanga, scavare una buca larga circa 40 cm e profonda circa 50 cm: sul suo fondo si distribuisce uno strato di 5-10 cm di materiale drenante (argilla espansa, ghiaino o pietrisco). Subito sopra, uno strato di 5cm circa di terriccio miscelato a letame o stallatico: importante per fornire nutrimento alla giovane pianta. Poche ore prima di procedere con la messa a dimora, la barbatella viene conservata entro un secchio contenete acqua: questa procedura è necessaria per reidratarla. Una volta preparata la buca, si procede spuntando leggermente le radici della barbatella con una forbice da potare ben affilata e pulita. Se ne asporta circa un quarto della lunghezza. Quindi la barbatella viene alloggiata nella buca d’impianto, allargando bene l’apparato radicale e appoggiandolo sullo strato di fondo composto da terriccio misto a concime organico.

3 – Infine si colma la buca con terriccio di buona qualità, premendo bene ai bordi per farlo aderire bene alla pianta. Attenzione all’altezza della barbatella rispetto al suolo: il colletto della pianta deve essere a livello con la superficie del terreno, né troppo basso e interrato, né troppo alto e scoperto. Subito dopo la messa a dimora, si innaffia abbondantemente. Contemporaneamente alla messa a dimora delle piante, si inseriscono nel terreno anche i pali e i tutori necessari a sostenere le piante nel corso del loro sviluppo e crescita. Questi devono essere infissi in prossimità di ogni singola pianta, in maniera da potervi legare i suoi tralci man mano che si allungano.

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