Realizzare la carciofaia, tra metà febbraio e fine marzo

Piante spinose e voluminose, i carciofi possono restare produttivi nell'orto anche per dieci anni. Per coltivarli serve un substrato ben drenante, caldo e fertile, oltre a tanto sole.

Anna Zorloni
A cura di Anna Zorloni
Pubblicato il 16/02/2022 Aggiornato il 16/02/2022
carciofaia

Tra  primi ortaggi pronti in questa stagione vi sono i carciofi, Cynara scolymus, specie appartenente alla famiglia delle Compositae. Avendo lo spazio a disposizione, e nella posizione geografica più adatta (regioni calde e soleggiate del Centro, Sud e isole) il carciofo è una delle piante che vale la pena mettere a dimora nell’orto, perché è una specie perenne. Chi realizza una carciofaia potrà raccogliere i capolini ancora chiusi (la parte normalmente in vendita come carciofi) per oltre 10 anni, senza dover affrontare impegnative cure colturali. La fine dell’inverno (da metà febbraio a fine marzo) è il momento giusto per avviare una coltivazione di piante di carciofo nell’orto famigliare, mettendo nel terreno i “carducci”, ovvero i polloni che vengono emessi alla base della pianta. Ogni pianta adulta è in grado di emettere nuovi carducci laterali: questi sono dei veri e propri germogli vigorosi composti da un ciuffetto di 3-5 foglie lunghe circa 40 cm e da radici.

Preparare il terreno

Prima di mettere a dimora i carducci, in una posizione ben esposta al sole, preparare il substrato in modo adeguato. I carciofi gradiscono un terreno di medio impasto, fertile e ben drenante, motivo per cui, alla lavorazione è necessario incorporare una buona dose di concime organico (letame maturo o stallatico per 4-5 kg al mq) e sabbia. Poiché il carciofo ha un apparato radicale profondo, la lavorazione viene eseguita fino a 40 cm, sminuzzando le zolle di terra, uniformando e livellando la superficie con un rastrello. Per favorire il drenaggio in un terreno troppo pesante, predisporre delle aiuole rialzate, in maniera da facilitare lo sgrondo dell’acqua in eccesso nel terreno.

La scarducciatura

scarducciatura

I carducci necessari per eseguire un nuovo impianto possono essere acquistati presso un vivaio, o un centro di giardinaggio, oppure
possono essere prelevati da una pianta adulta, se c’è a disposizione, eseguendo la cosiddetta “scarducciatura”.

scarducciare

Per distaccare i carducci dalle vecchie piante è necessario scavare il terreno, aiutandosi con una zappetta, fino a mettere a nudo il punto di unione del germoglio con la pianta madre. Lo si separa recidendolo alla base con un coltello affilato, avendo cura di asportarlo con le radici, possibilmente avvolte dalla terra in cui si trovano, così da farlo soffrire il meno possibile. I carducci rappresentano il principale mezzo di propagazione vegetativa dei carciofi: una volta estratti dalla terra, possono essere messi a dimora separatamente, andando a costituire nuove piante di carciofo. Per la propagazione delle piante è necessario scegliere i carducci più grandi e vigorosi che si sono formati attorno alla pianta adulta.

Mettere a dimora i carducci

carciofi a dimora

Prima di mettere a dimora i carducci, è buona norma ridurre la superficie fogliare, così da limitare la disidratazione dei germogli, recidendo di circa un terzo la porzione apicale. I carducci devono essere interrati a una distanza gli uni dagli altri di almeno 1 metro, considerando che le singole piante, con il tempo, si svilupperanno e si allargheranno andando a creare cespi voluminosi. Se il terreno fosse poco drenante, predisporre delle file con terreno baulato. La buca deve essere profonda a sufficienza per contenere tutto l’apparato radicale del carduccio. Appena messo a dimora, si comprime bene il terreno attorno al carduccio, facendo aderire la terra alla nuova pianta. Infine, si innaffia.

 

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