Il nocciolo: le cure dopo la fioritura

Dopo la fioritura invernale, adesso il nocciolo richiede alcune cure che lo aiuteranno a produrre frutti sani e gustosi. Servirà una leggera potatura della chioma, concime e irrigazioni (solo nel caso di mancanza di piogge).

Francesca Meinardi
A cura di Francesca Meinardi
Pubblicato il 19/03/2021Aggiornato il 19/03/2021
amenti del nocciolo

Il nocciolo, Corylus avellana, è un arbusto facile da coltivare e molto diffuso, che raggiunge i tre e i cinque metri di altezza. È una pianta adattabile, che ben sopporta le basse temperature, apprezzata perché fiorisce prima della fine dell’inverno, alle porte della primavera. Lo si trova allo stato spontaneo dagli ambienti collinari fino a superare i 1.300 metri di quota e produce le nocciole alla fine dell’estate, tra agosto e settembre.

Fioritura con caratteristiche uniche

Quello che rende il nocciolo particolare e facilmente riconoscibile, è la sua anomala fioritura che inizia dalla fine dell’inverno, spesso quando ancora la neve non si è del tutto sciolta. Non solo il periodo di fioritura è anomalo, ma anche la forma dei fiori è piuttosto insolita. Sono lunghi amenti, portati penduli, e mossi dal vento che provvede a diffonderne il polline. Il nocciolo è infatti una pianta anemofila, la cui fecondazione è affidata alle correnti d’aria, e per essere fecondati i fiori femminili, meno visibili, non necessitano dell’intervento degli insetti. Dapprima corti e compatti, si allungano e diventano più radi, così che in controluce se ne possono apprezzare i singoli filamenti.

Anche la corteccia ed il portamento sono elementi che distinguono il nocciolo durante l’inverno. La corteccia è grigia, con sfumature brune o rosse, leggermente rugosa per la presenza di numerose lenticelle suberose in rilievo.

Alla base della pianta, nella zona del colletto, si formano spesso polloni che possono essere utilizzati per avere nuovi soggetti, ma che è bene eliminare o contenere nel numero se non si vuole moltiplicare la pianta, perché diminuiscono il vigore e la sua capacità fruttifera, oltre a rappresentare un ostacolo nelle operazioni colturali. Qualora i polloni non venissero recisi, si possiederà un esemplare “naturalizzato” con una vegetazione aerea decisamente sviluppata.

Serve la potatura

La pianta non ha necessità di grandi cure. L’unica operazione richiesta è la potatura. Il nocciolo non è una pianta dalla lunga vita e a 40 anni è già in declino. La potatura serve ad eliminare i rami cresciuti fuori della forma, rotti, secchi, oppure i succhioni che sottraggono energia alla pianta senza portare frutto. I rami vecchi e quelli che non porteranno frutti, individuabili perché non hanno i fiori, si eliminano a marzo, prima dell’apertura delle foglie.

La potatura sul nocciolo va progettata in modo da eliminare circa il 15% della vegetazione; andranno preservati quei rami che abbiano una lunghezza di almeno 20-25 cm.

La potatura sul nocciolo va progettata in modo da eliminare circa il 15% della vegetazione; andranno preservati quei rami che abbiano una lunghezza di almeno 20-25 cm.

Con l’arrivo della primavera verrà distribuito sul terreno, e quindi interrato con un’erpicatura superficiale per non danneggiare le radici, del concime a lenta cessione.

Con l’arrivo della primavera verrà distribuito sul terreno, e quindi interrato con un’erpicatura superficiale per non danneggiare le radici, del concime a lenta cessione.

L’apparato radicale del nocciolo è superficiale e rende la pianta sensibile alla mancanza di precipitazioni in modo maggiore rispetto agli altri alberi e cespugli: la vastità del suo reticolo di radici è in grado di compensare solo in parte tale carenza. Quando le precipitazioni mancano, sarà necessario bagnare il terreno non solo nell’area coperta dalla chioma, ma allargarsi nel raggio di almeno uno-due metri, interessando tutta la zona esplorata dalle radici.

L’apparato radicale del nocciolo è superficiale e rende la pianta sensibile alla mancanza di precipitazioni in modo maggiore rispetto agli altri alberi e cespugli: la vastità del suo reticolo di radici è in grado di compensare solo in parte tale carenza. Quando le precipitazioni mancano, sarà necessario bagnare il terreno non solo nell’area coperta dalla chioma, ma allargarsi nel raggio di almeno uno-due metri, interessando tutta la zona esplorata dalle radici.

La più pregiata è quella del Piemonte 

Luogo pregiato di coltivazione delle nocciole è il Piemonte, più nello specifico alcune delle sue aree sulle quali si sono sviluppate le industrie dolciarie che ne fanno un largo uso.

La Nocciola del Piemonte IGP è caratterizzata da una forma tondeggiante e un guscio di medio spessore, nocciola opaco, variegato da diverse striature. Il seme interno compatto è molto croccante, e ha un sapore raffinato e deciso, apprezzabile anche dopo la tostatura, che lo rende facilmente pelabile dalla membrana più scura.

Una volta acquistata o raccolta, la nocciola piemontese va conservata in un luogo fresco e ventilato, che l’aiuti a conservarsi evitando di irrancidire.

La nocciola è buona da mangiare appena sgusciata o dopo l’essiccatura. Viene utilizzata per creme, gelati, come ingrediente base nella produzione del torrone o unito al cioccolato nella crema Gianduia tipica del Piemonte, che si può apprezzare nella versione da spalmare o in quella del celebre cioccolatino Gianduiotto.

Il potere nutritivo è molto elevato, sono circa 650 Kcal per un etto, e una sola pianta può arrivare a produrne un quantitativo pari a 10 kg per stagione.

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