Come coltivare le pere nell’orto di casa (o in giardino)

L’albero delle pere è robusto, a bassa manutenzione e anche decorativo. I frutti sono apprezzati a fine pasto, ma sanno stupire anche come ingrediente di gustose ricette salate.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 17/01/2023 Aggiornato il 27/06/2024
pere

Le pere si raccolgono e si consumano quasi tutto l’anno e ogni volta hanno un gusto e una consistenza diversa: dolci, morbide e succose oppure croccanti e delicate. Un buon motivo per coltivarle.

Pero: riconoscere l’albero

La classificazione botanica del pero comprende circa 30 specie, di cui sei attivamente coltivate. Nel nostro Paese si trova soprattutto la specie Pyrus communis, le sue sottospecie e le cultivar derivate. Il Pyrus communis è oggi ritenuto una specie a sé, ma secondo alcuni si tratterebbe di un ibrido originatosi nell’antichità per incrocio.

Il pero lasciato crescere in forma libera ha chioma piramidale da giovane, che diventa rotondeggiante negli adulti. Il tronco è diritto e sottile. I rami principali sono portati eretti. È dotato di molte ramificazioni secondarie corte e indurite. La corteccia, grigia e liscia nelle piante giovani, col tempo si scurisce e si sfalda in placche con profondi solchi trasversali. Le foglie di consistenza coriacea, con un picciolo lungo, sono di colore verde, scuro nella pagina superiore, glauco in quella inferiore. Alterne, semplici e di forma ovata hanno bordo dentellato. I fiori di colore bianco a cinque petali, ermafroditi, con numerosi stami biancastri e antere rosse, sono riuniti in infiorescenze di pochi fiori. Si riconoscono per il calice tomentoso. Il sistema radicale si compone di una forte radice fittonante che si spinge in profondità e consente al pero di poter superare con successo periodi di siccità prolungata.

Terreno, concimazione, acqua per il pero

Il pero, lo dimostra il suo ampio areale, è dotato di grande adattabilità nei confronti del terreno. Preferisce quello profondo, fresco, non troppo umido, ma sa adattarsi anche in quelli asciutti e con scheletro, con pH compreso fra 5,5 e 7. Soffre il ristagno d’acqua, il calcare (se si impiegano piante innestate su cotogno) e la siccità prolungata al momento della fruttificazione. Vuole posizione soleggiata e riparata dal vento. La concimazione principale si effettua al momento dell’impianto con letame maturo. Quelle successive potranno avvenire ogni primavera usando letame oppure a primavere alterne, se si utilizza subito dopo l’estate un prodotto a basso contenuto di azoto del tipo 1:3:3 (NPK). L’inerbimento, cioè lasciare crescere l’erba sotto le piante, è una buona tecnica che oltre a riprodurre le caratteristiche ambientali naturali, fornisce nutrimento alle piante. Non sono necessarie irrigazioni per le piante adulte, a meno di prolungata siccità o di terreno molto superficiale. Un costante apporto idrico in estate migliora però la pezzatura e il numero dei frutti raccolti.

Una curiosità sull’albero delle pere

Il pero fin dall’antichità ha seguito l’uomo nei suoi spostamenti. Le prime tracce fossili risalgono al periodo neolitico e l’areale di origine è, secondo la fonte consultata, l’Asia centrale o la regione caucasica. Coltivato nell’area mediterranea già 4.000 anni or sono, giunse a Roma dalla Magna Grecia, dove era considerato frutto destinato a dei ed eroi.

Messa a dimora del pero

La piantumazione si effettua a fine autunno o verso la fine dell’inverno. Si scava una buca cubica di circa un metro di lato per mettere la giovane pianta nelle migliori condizioni di crescita possibili: infatti è necessario distendere completamente la radice fittonante che nella zolla di accompagnamento è spesso arrotolata. Sul fondo della buca, porre uno strato drenante di 10 cm di sabbia, sopra uno strato di terriccio, poi una riserva di letame maturo che la pianta incontrerà nel suo sviluppo solo dopo qualche anno, e ancora terriccio. Prestare attenzione a porre il colletto qualche centimetro sopra il livello del terreno, perché è previsto un assestamento che trascinerà la pianta verso il basso.

Pero: la potatura

Nel frutteto familiare si sceglierà una forma di allevamento a piramide o a vaso, contenendo lo sviluppo in altezza delle piante. Con le cesoie si interviene solo sui rami spezzati, secchi o deboli. Gli altri si diradano e non si accorciano, perché è sulla parte esterna della chioma che si formano le strutture a fiore. I rami a legno infruttiferi si tagliano alla lunghezza di quattro gemme e si eliminano i polloni che, nelle piante adulte, sono numerosi e possono rendere difficile ogni operazione. Il diradamento dei frutti è una pratica necessaria per ottenere un prodotto di buona pezzatura e sapore pieno. A inizio estate si eliminano i frutticini in sovrannumero, distanziandoli di circa 15 cm.

Pere autunnali, invernali ed estive

In base all’epoca di raccolta, o di consumo, si possono dividere le pere in estive, autunnali o invernali. Le pere estive si raccolgono già a partire da giugno fino a settembre e sono tra i frutti più diffusi. La varietà più nota fra quelle tradizionali è la pera ‘Coscia’, caratterizzata da ottima precocità, insieme alle ‘Williams,’ quelle più utilizzate dall’industria conserviera, ma che si prestano anche al consumo diretto. Le varietà autunnali si consumano a partire da settembre fino alla metà di dicembre per la loro buona conservabilità, ma la raccolta avviene prima della fine di ottobre. Le più conosciute sono ‘Abate’, ‘Fetel’ e ‘Decana del Comizio’. Le pere invernali, pur terminando la raccolta a fine ottobre, prima che le condizioni climatiche peggiorino e possano danneggiare i frutti, si consumano solo a partire da metà dicembre fino al mese di marzo. La polpa perde la caratteristica durezza e diventa dolce e pastosa solo dopo una lunga conservazione in luoghi freschi e aerati. La ‘Passa Crassana’ è la varietà invernale per eccellenza.

Approfondimenti sulla coltivazione degli alberi da frutto

 

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