Coleotteri dannosi nell’orto e in giardino: riconoscerli e combatterli

Sulle nostre piante si vedono sempre più spesso diversi coleotteri: dal maggiolino alla cetonia, dalla popilia alla cetoniella. Oltre a quelli più utili, ce ne sono alcuni dannosi in forma di adulto e/o di larva. Per tenerli lontani, bisogna imparare a riconoscerli.

Mauro Cavagna
A cura di Mauro Cavagna
Pubblicato il 07/06/2022 Aggiornato il 26/07/2024
popilia japonica

Con le temperature in aumento, le giornate soleggiate e la nuova vegetazione ben presente sulle piante, gli insetti sembra si siano moltiplicati e se ne trovano ovunque, intenti a nutrirsi, a bottinare e a formare nidi, uova e larve. Oltre a quelli più belli e utili in giardino, ci sono anche quelli pericolosi per le piante, tra cui alcuni coleotteri molto attivi, presenti tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate: popilia, maggiolino (con le temibili larve) e cetonia, oltre alla diffusissima cetoniella e al mini maggiolino.

Il maggiolino

Rappresenta un tradizionale “nemico” di molte specie vegetali, anzi uno dei più temibili, dal momento che ne risulta difficile il controllo. La sua presenza sul territorio nazionale e in tutta Europa è consolidata nel tempo. Appartenente alla Famiglia degli Scarabeidi, l’adulto di questo coleottero (Melolontha melolontha) è facilmente riconoscibile: lungo 2-3 cm, presenta il torace ricoperto da elitre rosso-brune mediamente coriacee e la porzione terminale dell’addome di forma tipicamente triangolare. Agli inizi dell’estate le femmine depongono uova, in gruppi di 40-60, in tappeti erbosi o prati, a profondità di 10-15 cm dalle quali, dopo circa due mesi, nascono le larve, che rimangono nel terreno sino a tre anni. Le larve sono facilmente riconoscibili: lunghe sino a 4-5 cm nella loro fase adulta, presentano corpo molle e biancastro, ricurvo a C, con capo e zampe di colore rosso-brunastro.

Danni

I danni sono arrecati alle piante sia dalle larve, sia dalle forme adulte, attive fino a luglio. Le larve si nutrono voracemente degli apparati radicali delle specie vegetali appetite dagli adulti e anche di quelle di svariati ortaggi (lattughe, cicorie, pomodoro, patata e barbabietola). Gli insetti adulti compaiono in aprile-maggio durante le ore serali; si nutrono a spese di varie latifoglie (quercia, faggio, castagno, acero campestre e carpino) e alberi da frutto. Estremamente polifago, l’insetto adulto è capace di arrecare ingenti danni alle piante, che spesso vengono defogliate massicciamente con compromissione del successivo sviluppo vegetativo. I maggiolini non attaccano fiori e frutti.

larva di maggiolino

Difesa

Per evitare la deposizione delle uova, risultano efficaci le lavorazioni frequenti del terreno (per esempio le zappettature di orti e frutteti) che lo rendono inospitale per la tranquilla ovideposizione da parte delle femmine. Una volta che le larve sono presenti, la soluzione più efficace è la raccolta meccanica delle larve stesse, cercandole dopo aver rivoltato il terreno con zappa o vanga. Una volta allo scoperto, corvi e cuculi se ne ciberanno, così come faranno anche degli individui adulti. In caso di forte infestazione si può ricorrere alla lotta biologica, distribuendo nel terreno (particolarmente negli orti) in periodo autunnale o verso la fine dell’inverno, i nematodi entomoparassiti (che si utilizzano anche nella lotta contro l’oziorrinco) del tipo Heterorhabdtis bacteriophora, che distruggono unicamente le larve del maggiolino senza intaccare il terreno. In alternativa, possono essere inglobati nel terreno insetticidi granulari di tipo chimico, che vanno però usati con cautela, perché possono contrastare, oltreché le larve di maggiolino, anche quelle di altri insetti che non sempre sono nocivi (come le nottue). Contro gli adulti la lotta è molto più difficile perché dimorano sulle parti più alte delle piante, sino ad alcuni metri da terra, per nutrirsi delle giovani foglie primaverili, quindi non risultano raggiungibili per la raccolta manuale (che appare comunque, laddove possibile, la più efficace forma di controllo degli adulti), impedita anche dalla loro facile propensione al volo appena vengono disturbati. La lotta con prodotti fitosanitari (insetticidi) chimici o biologici offre assai scarse probabilità di successo e pertanto non viene pressoché mai praticata.

Il mini-maggiolino

Appartenente alla Famiglia degli Scarabeidi, l’adulto di questo coleottero, scientificamente identificato come Amphimallon solstitiale (detto anche “maggiolino di San Giovanni” in molte zone d’Italia), ricorda nella forma quella del classico maggiolino (Melolontha melolontha). Le sue dimensioni risultano però più contenute (lunghezza  massima del corpo 1,5 cm contro i 2-3 cm del vero maggiolino) e ha un colore bruno più chiaro. Gli adulti appaiono in giugno e si manifestano volando rasoterra, anche in gruppi densi, sui prati non troppo alti, purché ben esposti a pieno sole. Le forme adulte vivono per circa un mese, un mese e mezzo e mostrano limitata capacità di volare, soprattutto in altezza (diversamente dal vero maggiolino, in grado di raggiungere chiome di latifoglie alte svariati metri). Agli inizi dell’estate le femmine depongono uova in gruppi di 40-50, in tappeti erbosi a profondità di 10-12 cm, dalle quali, dopo circa un mese, nascono le larve, che rimangono nel terreno sino due anni (meno quindi rispetto al classico maggiolino), alimentandosi delle radici delle specie erbacee. Le larve sono lunghe sino a 2 cm nella loro fase adulta, con corpo molle e biancastro, ricurvo a C, capo e zampe di colore rosso-brunastro. I danni che arrecano sono scoticamento e disseccamento dei manti erbosi e afflosciamento delle piante da orto in fase di crescita. Gli adulti determinano danni limitati alla vegetazione (in ciò differenziandosi molto dal classico maggiolino), limitandosi alla rosura di porzioni di steli d’erba o di foglie di ortaggi teneri. La lotta è simile a quella da condurre contro il classico maggiolino.    

Cetonia e cetoniella

Cetonia aurata è un Coleottero appartenente alla Famiglia degli Scarabeidi che rappresenta un serio problema e una grave minaccia per alcune specie da fiore e per molti alberi da frutto. È presente in Europa centrale e meridionale ed è facilmente riconoscibile: il corpo dell’adulto, lungo da 1,5 sino a poco più di 2 cm, è ricoperto da elitre coriacee di colore verde metallico (a volte confusa
con il maggiolino per questa caratteristica), anche se si segnalano variazioni cromatiche, seppur poco frequenti, comprendenti i colori bronzo e giallo ramato. Le ali possono fuoriuscire da sotto le elitre, che rimangono quindi aderenti al corpo e permettere così brevi voli. Un insetto simile è Oxythyrea funesta, chiamata anche cetoniella o cetonia funesta, sempre più presente nel nostro Paese, diversa per il colore nerastro del corpo puntinato di bianco, più piccola della classica cetonia verde, ma dal ciclo e dai comportamenti alimentari identici a questa. Entrambi gli insetti adulti sono dotati di un robusto apparato boccale nel quale si riconoscono potenti mandibole, in grado di arrecare in breve tempo gravi danni alle strutture attaccate.

cetonia

Danni

Le larve di cetonia e di cetoniella sono innocue per gli organismi vegetali, perché si nutrono di tessuti vegetali in decomposizione, senza arrecare danno alle radici delle piante. Gli insetti adulti, innocui per l’uomo, compaiono dall’inizio della primavera sino all’arrivo dell’estate. Sono attivi nelle ore centrali delle giornate di pieno sole, erodono le corolle di molte specie da fiore (rose, lillà, calla, gladiolo, peonia, giglio, iris e fiori di varie specie da frutto, quali pesco, ciliegio e susino) causando danni ornamentali vistosi. Le lesioni possono compromettere anche gravemente la trasformazione dei fiori in frutti, determinando perdite di prodotto nei frutteti. In piena estate avviene la deposizione delle uova (sino a quaranta per individuo) negli strati superficiali del terreno, sotto foglie o strutture vegetali in decomposizione. Dalle uova si sviluppano larve di colore bianco, presenti a partire dal periodo autunno-invernale, sino alla trasformazione primaverile, in adulto.

Difesa

Sulle piante da fiore ornamentali di ridotta dimensione l’unico metodo per arginare la presenza di cetonia e cetoniella è la cattura diretta degli adulti: questi, se disturbati, si immobilizzano (fenomeno conosciuto come “tanatosi”) e pertanto la loro raccolta è facile e risolutiva. Basta semplicemente scuotere le strutture nelle quali sono presenti, facendoli così cadere e raccogliendoli da terra o in contenitori adeguati. Trappole appiccicose cromatiche bianche, colore molto attrattivo per le cetonie, forniscono un discreto successo, ma possono determinare anche
la cattura di insetti utili, quali le api e, pertanto, se ne sconsiglia l’utilizzo. Se gli insetti sono presenti in modo massiccio sulle coltivazioni da produzione, per esempio gli
alberi da frutto e potrebbero comportare un danno economico e non solo ornamentale,
è possibile ricorrere a prodotti insetticidi a base di piretro.

Popilia giapponese 

Specie originaria del Giappone, ma presente anche in altri Paesi, è stata ritrovata in Italia nell’estate del 2014, in alcuni comuni del parco del Ticino; attualmente è presente in alcune aree di Lombardia e Piemonte. Popillia japonica non è pericolosa per l’uomo ma, grazie alla sua notevole prolificità ed elevata capacità aggressiva nei confronti dei vegetali, è in grado di lesionare estesamente piante di vario genere, provocando ingenti danni economici. Per questo, è considerata dalla normativa fitosanitaria europea un organismo nocivo da quarantena, nei confronti del quale è necessario attivare misure di lotta obbligatoria volte a sradicarne e/o contenerne la presenza. L’insetto adulto ricorda come forma il classico maggiolino. Ha una lunghezza di circa 10 millimetri, il corpo di colore verde metallico con riflessi bronzei sul dorso e presenta 12 ciuffi di peli bianchi (cinque per ogni lato dell’addome e due più ampi sulla parte terminale) la cui presenza differenzia Popillia japonica dal classico maggiolino che ne è privo. Presenta una generazione all’anno (mentre sono due nei luoghi di origine): gli adulti fuoriescono dal terreno tra la fine di maggio e gli inizi di giugno e si vedono nutrirsi unicamente in luglio-agosto, quando si muovono in gruppi molto numerosi e mai come individui isolati. Si disperdono anche con il volo. In estate le femmine depongono le uova sotto il cotico erboso di prati spontanei di graminacee o tappeti erbosi, preferibilmente umidi o comunque non secchi. L’insetto supera l’inverno sotto forma di larva (lunga 2-3 cm, con il corpo biancastro, ricurvo a C e il capo marrone) che diverrà insetto adulto la successiva tarda primavera. 

popilia japonica

Danni

Popillia japonica rappresenta una seria minaccia per molte specie vegetali. Le larve infestano i prati nutrendosi delle radici, mentre gli adulti attaccano le porzioni aeree di svariate piante, causando defogliazioni e distruzione delle porzioni verdi, fiorali e fruttifere. Negli Stati Uniti sono circa 300 le specie vegetali attaccate dagli adulti. Attualmente in Italia i danni più estesi e gravi si hanno a carico di prati di graminacee, acero, tiglio, olmo, betulla, robinia, ontano, salice tra gli alberi; rosa, glicine e biancospino tra le ornamentali; melo, pesco, ciliegio, albicocco, vite, actinidia, nocciolo, mirtillo tra i fruttiferi; mais, soia tra le colture estensive di pieno campo; pomodoro, fagiolino tra gli ortaggi. I dati rilevati inducono tuttavia a pensare che tale elenco sia a breve destinato a comprendere altre specie.

Difesa

Sono state condotte varie prove di controllo di Popillia japonica tramite l’impiego di tradizionali insetticidi chimici di sintesi granulari o con nematodi parassiti da distribuire al terreno per l’eliminazione delle larve, con risultati in vari casi soddisfacenti. Il metodo più efficace di contenimento di tale insetto è rappresentato dalla cattura con trappole. I Servizi fitosanitari di Lombardia e Piemonte hanno chiesto e ottenuto una particolare autorizzazione dai Ministeri della salute, dell’ambiente e dell’agricoltura per l’utilizzo di due tipologie di trappole: quelle a cattura, costituite da barattoli gialli e verdi con speciali ali che attraggono e catturano un gran numero di adulti del coleottero e quelle costituite da una struttura formata da un treppiede ricoperto da una rete spruzzata con un prodotto insetticida. Con questo secondo tipo di trappola gli insetti vengono attirati dal dispositivo posizionato al centro della struttura e il contatto con la rete consente l’assorbimento da parte dell’insetto di minime quantità di insetticida (comunque sufficiente per determinare la riduzione di vitalità degli insetti), senza che questo venga disperso nell’ambiente. Sono entrambi metodi di cattura molto efficaci, ma devono essere utilizzati esclusivamente dai soggetti autorizzati e solo i tecnici del Servizio fitosanitario devono occuparsi della loro manutenzione. Il Servizio fitosanitario chiede quindi la collaborazione di tutti i cittadini perché le trappole non vengano spostate, sottratte o manomesse. Gli interventi che possono essere effettuati dai privati consistono nella riduzione della presenza degli adulti, con uno di questi metodi:

controllo manuale, tramite raccolta, facendo cadere gli insetti in una bottiglia/recipiente con acqua, preferibilmente la mattina o la sera quando sono meno mobili;

distribuzione sulla vegetazione di prodotti insetticidi a base di olio di neem (principio attivo: azadiractina), ammesso anche in agricoltura biologica, che ha funzione repellente nei confronti degli individui adulti di popilia;

utilizzo di reti anti-insetto, che avvolgono la chioma delle piante.

Per informazioni consultare il link: https://www.ersaf.lombardia.it/it/servizio-fitosanitario/home-page-servizio-fitosanitario/organismi-nocivi/insetti-1544624942/pagina-popillia

Chi avesse un attacco in corso (impossibile non notarlo per la numerosissima presenza degli insetti), deve fornire la segnalazione contattando i seguenti recapiti:  popillia@ersaf.lombardia.it – popillia@parcoticino.it

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