Incontro con gli animali selvatici: che fare?

Capita sempre più spesso di incontrare un daino, un cinghiale, una lepre o un capriolo. Vediamo come bisogna comportarsi per evitare pericoli a noi e a loro.

Roberta Marino
A cura di Roberta Marino
Pubblicato il 04/02/2018 Aggiornato il 04/02/2018
Incontro con gli animali selvatici: che fare?

Come abbiamo già visto, gli animali selvatici sono, sempre più spesso, vicini ai centri abitati, dove vengono a cercare cibo, calore e rifugio durante l’inverno. Può capitare, così, di incontrarli. Come agire, quindi, se si avvicina alle nostre abitazioni (magari in campagna) un cinghiale o un daino? È lecito un comportamento aggressivo oppure è il caso di valutare la situazione? Che metodo si può utilizzare per salvare orto e giardino senza ricorrere a quelli cruenti? Prima di addentrarsi nei metodi, proponiamo una considerazione: è vero che la convivenza può essere difficile e creare apprensione, tuttavia l’incontro con gli animali selvatici può rappresentare anche un’opportunità di conoscenza e osservazione di esseri viventi che hanno abitudini diverse da quelle umane, pur condividendone gli spazi vitali.

Cinghiale: è forte ma non pericoloso

Di solito questi animali selvatici non attaccano l’uomo se non si sentono in pericolo o infastiditi: diventano pericolosi solo quando hanno i “piccoli”. Il comportamento caratteristico attuato da un cinghiale (che può dare l’impressione di un attacco) è: fissare e studiare la situazione per trovare un punto di fuga. Per metterli in fuga è sufficiente fare rumore, battere le mani, alzare le braccia.

A protezione delle colture possono essere attuati anche altri metodi come: recinzioni elettrificate, dissuasori acustici e olfattivi.

Se, invece, in via preventiva si vuole difendere l’orto da possibili scorribande di cinghiali (ma anche altri ungulati) è necessario predisporre una recinzione seminterrata della profondità di circa 50 cm, a maglie strette che impedirà l’accesso anche ad altri animali quali roditori, talpe, gatti, ecc. I cinghiali sono dotati, infatti, di grande forza: se sono in cerca di cibo sono capaci di scavare buche profonde o di caricare le normali recinzioni nel tentativo di forzarle. Una semplice staccionata o una rete tradizionale potrebbe non essere sufficiente a scoraggiarli. Una curiosità: i cinghiali sono ghiotti di bulbi e rizomi carnosi come quelli delle Orchidee spontanee o il Gigaro chiaro e scuro, pianta dei sottoboschi della famiglia delle Araceae, tossica invece per l’uomo. Una soluzione per tenere distanti questi animali selvatici può essere, quindi, quella di coltivare le loro piante preferite lontano dagli orti e dai centri abitati.

Lepri

Anche le lepri possono compromettere orti e coltivazioni. Per tenerle lontane si utilizzano recinzioni a maglie esagonali di altezza un metro fuori terra e interrate per 10 cm. Si possono anche utilizzare reti elettriche intrecciate su fili di nylon a 7 e 24 cm dal suolo. Le recinzioni devono essere issate su picchetti di legno o ferro con isolanti in plastica. Più semplice ed economico il metodo che prevede di lasciare ai margini della proprietà, durante il periodo invernale, cortecce o gemme residue di potatura degli alberi in modo da attirare l’attenzione di questi animali selvatici lontano dal giardino. Anche siepi, cespugli e boschetti nelle zone dove sono presenti alberi da frutto, sono utili come metodi di prevenzione.

Caprioli

Per evitare l’ingresso dei caprioli in giardino o nell’orto si possono utilizzare recinti con reti di almeno due metri e mezzo di altezza. Si tratta di un metodo efficace, ma piuttosto costoso così come le reti elettrificate. Più economici risultano, invece, alcuni metodi che puntano sul timore dei caprioli di avvicinarsi se sentono l’odore di essere umano: ad esempio si utilizzano ciocche di capelli da spargere intorno al giardino oppure messi in un calzino e appesi o saponette profumate legate ai rami. Si possono aggiungere anche odori di altri animali domestici come il cane, spargendo i loro peli. Infine, le piante che emanano forte odore come aglio, bamboo, melissa, salvia, erba cipollina o piante ornamentali come l’iris o la yucca possono essere deterrenti aggiunti in giardino. Per ultimo rumori, luci o suoni intensi in alcuni casi funzionano bene per tenere lontano questi animali selvatici.

Topi

I topi di campagna, così come i ratti, sono particolarmente detestati perché hanno una capacità di devastazione delle coltivazione incredibile. Per tenerli lontano dal’orto, l’ostruzione dei buchi di accesso è inefficace, così come l’utilizzo di trappole o esche avvelenate, perché il topo si allontana dal luogo dove è stato cosparso il veleno inquinando il terreno e comunque lasciando lo spazio libero alla presenza di altri suoi simili. Anche gli ultrasuoni (ai quali con il tempo il topo si abitua) sono spesso inutili.

Per riuscire occorre, innanzitutto, fare leva sulla loro incredibile intelligenza ed eliminare dai luoghi che si vogliono rendere inacessibili qualunque fonte alimentare gradita, compreso il cibo per i nostri animali domestici.

Un metodo naturale ed ecologico consiste, invece, nel piantare semi di ruta comune (Ruta graveolens) che è repellente per i topi in quanto emana un odore particolare. Anche tenere qualche ramoscello di ruta fresca in ambiente domestico può essere utile ad allontanarli. Infine l’olio essenziale di eucalipto, la canfora e la menta risultano sgraditi ai topi.

Un repellente piccante

In linea generale un metodo economico, semplice ed ecologico per tenere lontani dagli orti e dai giardini gli animali selvatici, consiste nel tracciare intorno alle colture un perimetro con il peperoncino in polvere piccante. Se oltre al peperoncino si aggiungono foglie o bulbi di aglio il risultato è ancora più efficace. L’ideale è spargere questo mix intorno alle colture tracciando una linea alla distanza di mezzo metro o massimo un metro dalle piante evitando il più possibile i varchi e ripetere l’operazione almeno ogni dieci giorni nel periodo di fruttificazione e raccolta.

La nutria, una sudamericana tra noi

Nativa dell’America del Sud, la nutria è stata allevata per la sua pelliccia in diverse zone del mondo, compresa l’Italia dove venne importata nel 1928. Fino agli anni ’60 del secolo scorso era un animale rispettato e ben voluto, conosciuto ai più con il termine “castorino”.

Intorno agli anni Ottanta la richiesta di queste pellicce diminuì e quasi tutte le aziende furono costrette alla chiusura. Per evitare i costi di abbattimento degli animali, molti individui furono liberati dagli stessi allevatori e così colonizzarono diversi ambienti naturali e oggi non è difficile vederle.

L’incontro con una Nutria sudamericana (Myocastor coypos) non è pericoloso. Si tratta di un animale vegetariano che si ciba delle piante che trova sull’argine, è molto docile e assolutamente non aggressivo: l’unica sua difesa è la fuga, ed è impossibile che attacchi altri animali. Anche dal punto di vista igienico-sanitario la nutria non rappresenta una minaccia.

La nutria vive nelle zone umide, dove è accusata di danneggiare gli argini dei fiumi: secondo alcuni scava cunicoli, invade le coltivazioni, sposta sistemi di irrigazione e distrugge la vegetazione acquatica di cui si nutre. In realtà le nutrie utilizzano tane già esistenti scavate da altri loro simili o da lontre e tendono a prediligere sempre l’incolto, non scavano gallerie dove il terreno è coperto da alberi e arbusti perché sono disturbate dall’apparato radicale delle piante. In provincia di Mantova e Rovigo sono riusciti a proteggere gli argini e le coltivazioni vicine attraverso l’utilizzo di reti antinutria-antigambero che favoriscono il consolidamento dell’argine permettendo la ricolonizzazione vegetale e, quindi, una maggiore stabilità.

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