Rose dalla a alla z: tutto quello che c’è da sapere

Dal significato della rosa nel linguaggio dei fiori a quelle più belle, dai rimedi di stagione alle cure naturali. Come conoscere davvero il più regale dei fiori.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 30/05/2023 Aggiornato il 30/05/2023
rose

Complessa e regale, la rosa è il fiore per eccellenza, simbolo dell’amore in tutte le sue declinazioni, per questo tra i più regalati e apprezzati anche per il profumo caratteristico e per le sue proprietà officinali e cosmetiche.

La famiglia botanica della rosa è quella delle rosacee, che comprende varietà con oltre 2000 esemplari.

Le cinque tipologie principali di rose sono:

  • le rose botaniche, piuttosto rustiche, spontanee e resistenti
  • le rose antiche, ibridi di quelle botaniche
  • le rose comuni Ibridi Tea
  • le rose rampicanti;
  • le rose a cespuglio, ibridi tra quelle antiche e botaniche

Il significato della rosa nel linguaggio dei fiori

Il significato della rosa varia a seconda del suo colore:

  • rosa rossa: è simbolo dell’amore eterno
  • rosa rosa: con questo colore si esprime ammirazione per l’eleganza e la raffinatezza di una persona; nella sfumatura fucsia rivela gratitudine. dine.
  • rosa bianca: è l’emblema della purezza e dell’innocenza, oltre che dell’umiltà
  • rosa gialla: con questo colore si esprime gelosia
  • rosa arancione: per comunicare desiderio e ammirazione

Maggio e il mese delle rose, ma l’Autunno è il periodo migliore per piantarle

Maggio da sempre richiama le rose, e se oggi questa unione nella pratica non è più così univoca perché le rose fioriscono per un lungo periodo, è in questo mese che si ha il loro debutto e forse la migliore performance. La stagione migliore per mettere a dimora o rinvasare una rosa resta l’autunno ma chi resiste alla tentazione di ampliare la propria collezione davanti alle splendide piante fiorite di maggio? Qualunque sia il periodo dell’anno in cui vi trovate, vi spieghiamo come metterle a dimora in giardino e vi proponiamo qualche esemplare splendido.

Quando la natura è andata a riposo ma ancora non si è scatenato il freddo invernale, è il momento giusto per piantare le nuove rose in giardino. Una volta scelto il tipo presso un vivaista ben fornito, sarà necessario scegliere la posizione in cui mettere in terra la pianta e procedere con attenzione.

Piantare le rose in autunno permette di ottenere la primavera successiva piante vigorose e rigogliose: in seguito alla prima potatura infatti, da eseguire a marzo, le piante emetteranno germogli più vigorosi e forti, attività nella quale incanaleranno tutte le loro energie senza spenderne ulteriori nell’attecchimento e nella radicazione.

La posizione ideale delle rose

Le rose sono piante mediamente resistenti, caratteristica che può variare leggermente tra una varietà e un’altra: resistono bene al freddo invernale (sono in grado di sopportare temperature minime di -15-18°C), anche se è sempre opportuno proteggerle in caso di temperature particolarmente rigide; tutte le varietà di rosa amano molto il sole e mal sopportano il vento.
Tenendo presenti queste caratteristiche, dunque, si consiglia di piantare le rose in una posizione esposta al sole ma riparata, addossata ad un muro, ad esempio, posizione ideale per una rosa di tipo rampicante, ma anche per una di tipo arbustivo.
Nel caso decidiate di piantare le rose rampicanti, sarà opportuno far sì che si possano aggrappare a  opportuni sostegni durante la sua crescita: potrà essere una cancellata, oppure una griglia o dei tutori appositi sui quali la rosa potrà essere attaccata nel corso del suo sviluppo.

Lo scavo

Per piantare le rose  la buca dovrà essere profonda a sufficienza per accogliere l’apparato radicale della pianta; una buca profonda 30 cm e larga altrettanto, scavata con una vanga o un badile, è solitamente più che sufficiente.
Il terreno deve essere della giusta consistenza: se è troppo compatto, o troppo argilloso, sarà necessario aggiungere un po’ di sabbia, in modo tale da renderlo più soffice; al contrario, nel caso di terreno troppo sabbioso, sarà sufficiente aggiungere un po’ di terriccio universale, o torba, così da renderlo più strutturato.
Soprattutto nelle prime fasi di crescita, la rosa ha bisogno di energia per adattarsi al suo nuovo alloggio e ripartire con vigore alla ripresa primaverile. Per questo motivo, è utile aggiungere un po’ di concime organico sul fondo della buca: qualche manciata di letame maturo, o stallatico, e, perché no, un po’ di farina d’ossa o cornunghia, mescolato al terriccio sul fondo della buca è indispensabile per nutrire la pianta appena messa a dimora.

Al momento di piantare le rose nel terreno, il colletto, cioè quella zona che separa radici da tronco, deve essere mantenuto a livello con la superficie del suolo, in modo tale da non coprirlo con la terra.

Al momento di piantare le rose nel terreno, il colletto, cioè quella zona che separa radici da tronco, deve essere mantenuto a livello con la superficie del suolo, in modo tale da non coprirlo con la terra.

Dal vaso alla buca

Spesso l’estrazione della pianta dal vaso di acquisto risulta difficoltosa. Per facilitare quest’operazione è utile dare dei colpi al vaso stesso, o batterlo per terra. Se le radici appaiono troppo compattate e contorte, è consigliabile districarle e allargarle leggermente prima di piantare le rose. Quest’operazione va eseguita con delicatezza, cercando di lesionare il meno possibile le radici.
Si adagia la pianta nella buca, quindi si riempie con terriccio universale, leggermente compattato, con i piedi o la vanga. Infine, si innaffi abbondantemente, in modo tale da far aderire bene la terra alle radici.

piantare le rose alla distanza di 50-60 cm

Volendo creare un gruppo, piantare le rose alla distanza di 50-60 cm per rose che raggiungeranno al massimo 80 cm. Per rose che arriveranno a 100 cm e oltre lasciare una distanza di almeno 100 cm tra le buche.

Proteggere dal freddo

Per proteggere la nuova pianta dal freddo invernale quando arriva (le piante appena messe a dimora sono più suscettibili), è utile spargere uno strato di foglie secche o altro materiale pacciamante, alla base della pianta. Non sarà necessario bagnare la pianta, se non in giornate particolarmente calde o ventose, se si nota che il terriccio è troppo asciutto: la pianta è in riposo vegetativo e richiede pochissima acqua.

Foto rose da piantare in giardino

  • rosa Big Apple
  • rosa Harlekin
  • rosa Mermaid colore giallo e crema
  • Rosa Sarah Van Fleet colore viola
  • rosa Pendulina
  • rosa Babylon Eyes
  • Rosa Renaissance
  • Rosa Mozart petali rossi

Ecco 8 varietà di rose da piantare in giardino con le caratteristiche di ognuna.

rosa Big Apple color bianco, rosa e rosa scuro

Big Apple: fiorisce da giugno a ottobre

rosa Harlekin bicolore bianco e rosa

Harlekin: bicolore, raggiunge i tre metri di altezza

rosa Mermaid colore giallo e crema

Mermaid: rampicante vigorosa dal profumo delicato

Rosa Sarah Van Fleet colore viola

Sarah Van Fleet: resiste al freddo; è ideale in montagna

Rosa Pendulina colore bianca interna e viola chiara sui petali esterni

Pendulina: il fascino delle corolle semplici

Rosa Babylon Eyes colore rosso accesso interno, bianco e rosa viola chiaro esterno

Babylon Eyes: gruppo di rose rifiorenti che cambia colore durante la fioritura

Rosa Renaissance color rosa chiaro

Renaissance: una rosa moderna e rifiorente, che assomiglia a una rosa antica

Rosa Mozart petali rossi, viola e bianchi all'interno

Mozart: specie antica, sempre fiorita, profumata e resistente alle malattie

Rimedi naturali per le malattie delle rose 

I problemi più frequenti di questo periodo sono soprattutto i “pidocchi” che formano colonie sui boccioli e l’oidio, una malattia fungina. Per contrastarli si può ricorrere ai metodi tradizionali.

I problemi più frequenti di questo periodo sono soprattutto i “pidocchi” che formano colonie sui boccioli e l’oidio, una malattia fungina. Per contrastarli si può ricorrere ai metodi tradizionali.

In questo periodo dell’anno i rosai sono in piena fioritura e facilmente potrebbero verificarsi attacchi parassitari (in particolare di afidi) e crittogamici (oidio o mal bianco). In piena fioritura occorre però evitare l’impiego di prodotti curativi di sintesi per evitare di intaccare gli insetti pronubi, quelli che trasportano il polline, come per esempio le api, le vespe e i bombi e i calabroni.

Contro gli afidi 

Gli afidi sono insetti che durante l’estate attaccano le parti più giovani e tenere delle piante succhiandone la linfa. Se non vengono tenuti sotto controllo, formano colonie difficilmente debellabili che diventano massicce se il clima è piovoso. Un rimedio naturale contro questi insetti è il macerato d’aglio e quello d’ortica, entrambi si possono preparare facilmente anche in casa.

1. Macerato d’aglio

Tritare finemente 8-10 spicchi di aglio con una mezzaluna da cucina. Grattugiare 30 grammi di sapone di Marsiglia e unire le scaglie all’aglio, triturando il tutto insieme. Infine, aggiungere un cucchiaio di alcol denaturato. Lasciare macerare il miscuglio così ottenuto in un litro di acqua per 4 giorni. Filtrare e inserire il macerato ottenuto in un vaporizzatore, agitare bene e spruzzare su tutta la pianta in particolare sulle parti infestate; meglio operare di sera, a giorni alterni. L’aglio può essere utilizzato anche come cura preventiva, prima cioè che gli afidi facciano la loro comparsa, oppure ai primissimi stadi. In primavera sotterrare alla base di ogni rosaio alcuni spicchi di aglio con la punta rivolta verso l’alto in modo che possano germinare e formare nuove piante. La presenza di aglio alla base del rosaio allontana gli afidi.

2. Macerato di ortica

Acquistare in erboristeria 200 grammi di foglie secche d’ortica oppure raccogliere 1 kg di foglie fresche. Inserirle in un contenitore di legno o di terracotta riempito con un litro di acqua preferibilmente piovana. Non chiudere e mescolare ogni 3 – 4 ore. Lasciare macerare per almeno 12 ore. Poi filtrare, inserire il macerato nel nebulizzatore e spruzzare sulla pianta colpita.

Contro il mal bianco (oidio) 

L’oidio è un fungo che si manifesta ricoprendo di muffa bianca le foglie, i germogli e i boccioli delle piante. L’attacco inizia di solito in maggio-giugno e, se non curato, può durare fino all’autunno inoltrato. A differenza degli altri funghi, l’oidio predilige il clima asciutto. Per limitare il propagarsi del parassita è indispensabile offrire le migliori condizioni colturali: luce a sufficienza e pulizia delle parti malate rimuovendo tempestivamente foglie colpite. Un altro rimedio preventivo, contro l’oidio è quello di mettere a dimora in prossimità delle rose piante di aglio, carota, cipolla ed erba cipollina.

1. Decotto di allium

Per curare la pianta infestata è possibile utilizzare un decotto a base di cipolla e aglio. Mettere in acqua la buccia di due cipolle e cinque spicchi di aglio. Fare bollire per venti minuti e lasciare riposare. Poi filtrare, fare raffreddare, mettere il decotto in uno spruzzatore e irrorare la pianta, per tutta l’estate, una volta la settimana.

2. Olio d’oliva

Una volta individuate le prime macchie di oidio sulle foglie, intervenire prontamente pennellando le foglie e i getti colpiti con olio d’oliva. L’olio riveste la vegetazione con uno strato impermeabile che ostacola la propagazione delle spore dei funghi.

Come potare le rose dopo la fioritura

Le rose si distinguono in due grandi gruppi: le non rifiorenti che hanno una sola fioritura, generalmente a maggio, e le rifiorenti che invece proseguono la loro fioritura più o meno abbondante sino ai primi geli del tardo autunno. Entrambe devono essere potate dopo la prima fioritura di maggio. 

Oltre a tagliare i rami secchi, quelli malati, spezzati o cresciuti sul portainnesto, occorre intervenire anche sui rami appena sfioriti. Ecco come.

Potare le rose rifiorenti

Dopo la prima fioritura di maggio, le rose rifiorenti di norma hanno un breve periodo di riposo che coincide con il periodo di massimo calore estivo, per poi riprendere la fioritura nei primi giorni più freschi dell’estate. In pratica, entrano in attività le gemme laterali dei rami che hanno già prodotto il fiore in posizione terminale, si sviluppano e danno origine a germogli che in settembre-ottobre ed anche oltre, producono nuovi fiori. Per stimolare e rinvigorire questa ripresa occorre quindi potare le rose degli apici che sono appena fioriti.

A partire dall’apice che è fiorito, si scende sino a trovare la seconda o terza foglia e si taglia appena al di sopra di una gemma che si trova all’ascella in questa posizione.

La gemma prescelta dovrebbe essere rivolta verso l’esterno per far sì che il nuovo ramo che si originerà dopo il taglio, si sviluppi verso l’esterno e quindi la forma dell’arbusto sia più aperta e l’aria possa circolare facilmente nella chioma.

Con i residui degli steli tagliati, se in buona salute, possono essere fatte alcune talee.

Potare le rose non rifiorenti

Anche le rose non rifiorenti necessitano della potatura estiva allo scopo di evitare la formazione del frutto. Se la pianta impegna energie preziose nel formare un frutto, il ramo non porterà altri fiori nel corso della stagione e accumulerà poche sostanze di riserva per gli anni successivi quando produrranno fiori sempre più piccoli, con numero ridotto di petali e con steli corti.

Tuttavia, l’operazione di potare le rose d’estate non deve essere troppo intensa perché la pianta è in piena vegetazione e non bisogna sottrarre molte foglie (indispensabili per la fotosintesi clorofilliana) perché alla lunga si avrebbe un indebolimento generale della pianta.

Le rose da frutto non vanno potate in estate

Si tenga presente che la potatura estiva non deve essere effettuata sulle rose non rifiorenti scelte per la produzione di frutti, i cinorrodi nella rosa, molto decorativi che compaiono nella tarda estate (foto n°1) e che si mantengono anche per parte dei mesi invernali. Tra le specie interessanti per i cinorrodi, si segnalano, oltre alla classica Rosa canina (foto n°2), anche la Rosa rugosa (foto n° 3), la Rosa hugonis e la Rosa rubiginosa con i suoi numerosi ibridi.

I polloni a maggio

In questo periodo è possibile che la rosa, se innestata, possa produrre polloni o selvatici, che si sviluppano dal portainnesto e che vanno prontamente eliminati. In caso contrario la parte innestata si indebolisce e si lascia sviluppare vigorosamente il portainnesto.

Questi rami hanno caratteristiche diverse da quelli della varietà innestata. Generalmente si riconoscono per la diversa colorazione, la forma e il numero delle spine e soprattutto, in quasi tutti i casi, hanno la foglia composta cioè formata da un numero maggiore di foglioline. L’operazione di eliminazione dei polloni, detta appunto spollonatura, è fondamentale per evitare che questi ultimi, molto vigorosi, prendano il sopravvento sul gentile, cioè la parte innestata.

Se il selvatico emerge dal fusto del portainnesto, nel caso per esempio di rose allevate ad alberello, la sua eliminazione è semplice, andando a recidere nel punto di inserzione sul fusto.

Se il pollone fuoriesce dal colletto o direttamente dal terreno, occorre scavare leggermente e asportarlo con un taglio netto sulle radici o dal colletto.

Se invece si taglia a filo del terreno, il portainnesto acquisisce più vigore e si produrranno altri germogli e la pianta si inselvatichisce in modo irreparabile.

Moltiplicare le rose per talea estiva

Moltiplicare le rose per talea è facile: si potranno ottenere piante identiche a quella di origine. Già in questo periodo è possibile eseguirle con un’ottima percentuale di riuscita.

Moltiplicare le rose per talea è una pratica abbastanza semplice e applicabile con successo su tutte le varietà di rosa anche da chi non è un esperto giardiniere. Una volta che si conosce la tecnica, poi sarà possibile usare la talea per moltiplicare gerani, ortensie e la maggior parte degli arbusti del giardino e del terrazzo.

Come si procede con la talea della rosa

talea estiva rose come fare

1. Per moltiplicare le rose, occorre per prima identificatare la pianta-madre che si desidera riprodurre, quindi bisogna tagliarne una porzione di fusticino, la talea. Questa deve essere di consistenza semilegnosa, meglio se di un anno, sana, vigorosa e dritta. Per eseguire il taglio si utilizzino forbici da potare con lame ben affilate e pulite, in modo tale che sia netto, privo di sfilacciature dei tessuti e di impurità.
2. La talea deve essere lunga circa 15 cm e costituita da 3-5 nodi. Sempre con le forbici, si asporta l’apice della talea, tagliandolo circa 1 cm sopra l’ultimo nodo, eseguendo il taglio in maniera obliqua, così da far scorrere le gocce d’acqua che eventualmente vi si depositano ed evitare che si fermino sulla sezione di taglio facendo marcire i tessuti. Allo stesso modo, si taglia la parte basale della talea, appena al di sotto del primo nodo. Questo andrà “accecato”, cioè privato di gemma e foglia, poiché questa porzione di talea andrà interrata e da questo nodo si svilupperanno le radici nuove.
3. Per limitare la traspirazione e la conseguente disidratazione della talea, vengono tolte le foglie anche dagli altri nodi, ad eccezione dell’ultima foglia in alto, che viene lasciata. Quello che rimane è una talea pronta per essere messa a radicare in vaso.

Il contenitore e il terriccio idonei

Se si preleva una talea unica, occorre metterla in un vasetto di plastica o coccio (diametro 14 cm). Per più talee, meglio scegliere una fioriera, mantenendo le talee alla giusta distanza l’una dall’altra (almeno 10 cm). Il terriccio da utilizzare deve essere morbido e leggermente umido: lo si può ottenere miscelando un po’ di terriccio di tipo universale (2/3) con un po’ di sabbia (1/3). In questo modo sarà sufficientemente morbido e compatto, in grado di mantenere l’umidità necessaria alla talea per radicare e, allo stesso tempo, di evitare ristagni idrici e permettere un agevole sviluppo delle radici.

Gli ormoni radicanti sono utili per la talea

Per riuscire a moltiplicare le rose, prima di mettere in terra la talea, è utile immergerne l’estremità basale in un ormone radicante, o “rizogeno” (seguendo dosi e modalità indicate nell’etichetta del prodotto acquistato), in grado di facilitare l’attecchimento della talea. Gli ormoni radicanti sono prevalentemente in formato polveroso, ma anche liquido; sono composti da acido indol-3-butirrico (IBA) o naftalenacetico (NAA), fitoromoni che vanno ad agire stimolando l’emissione e sviluppo delle radici dai tessuti basali della talea

cellophane per talea rosa

Una volta messa in terra, a una profondità di 4-5 cm, la talea va mantenuta in una posizione semiombreggiata (non sotto i raggi diretti del sole) e calda. Per mantenere sempre il giusto livello di umidità ed evitare che la talea si disidrati e secchi, è consigliabile nebulizzare acqua a temperatura ambiente, o coprirla con un cellophane trasparente bucherellato, o,con una bottiglia in plastica trasparente, privata del tappo e del fondo. come una mini serretta fai-da-te.

Quando cambiare vaso alla rosa

Dopo circa 12 mesi sarà possibile trasferire la nuova piantina ottenuta, radicata e germogliata, in un vaso più grande. Questa avrà identiche caratteristiche a quelle della pianta-madre dalla quale è stata prelevata la talea.

Rose: quali cure in primavera?

Appena le temperature si scaldano di qualche grado, le piante di rose in vaso riprendono il germogliamento. Prima che questo accada occorre effettuare qualche potatura e aggiungere terriccio fresco con concime.

Le rose in vaso all’inizio dell’estate solitamente si riempono di foglioline nuove, dando un segno della ripresa vegetativa dopo il lungo riposo invernale.  Per garantire un risveglio più facile e una fioritura spettacolare, in primavera hanno bisogno di alcune cure. 

Potatura: è la prima cosa

In climi particolarmente miti, la potatura delle rose in vaso poteva essere eseguita già a fine autunno. In tutte le altre zone geografiche è preferibile eseguirla a fine inverno, indicativamente a marzo, quando il rischio di gelate è ormai escluso e la pianta non corre più pericolo. È bene non attendere troppo però ad eseguire la potatura, poiché a breve le gemme si apriranno e deve essere eseguita prima di questa fase. La potatura è essenziale per rinvigorire la pianta, ridarle una forma ordinata e compatta e mantenerla sana. Attenzione, è importantissimo utilizzare una forbice da potare con lame ben affilate e pulite: l’utilizzo di attrezzi in buono stato è una norma fondamentale, per evitare di eseguire tagli nella maniera sbagliata, con sfilacciature del legno e per evitare l’insorgenza o trasmissione di malattie con lame sporche.

Come potare le rose

Per potare le rose in vaso si procede raccorciando tutti i rami a metà o anche di due terzi della loro lunghezza. Quest’operazione è necessaria a rinforzarli, convogliando tutta la linfa alle gemme lasciate sui rami: i germogli che si svilupperanno saranno in numero inferiore, ma più vigorosi. I rami deboli, quelli troppo contorti o lesionati, quelli vecchi e quelli secchi, dovranno essere eliminati alla base.

Il taglio deve essere eseguito in maniera netta, subito al di sopra di una gemma, preferibilmente rivolta verso l’esterno delle pianta; in maniera obliqua, così da far scivolare le gocce d’acqua (pioggia e rugiada ad esempio) che si possono depositare sul taglio ed evitare l’insorgenza di marciumi in corrispondenza dei tessuti aperti.

Rinvaso e sostituzione terriccio

Quest’operazione sarà necessaria solo nel caso la pianta sia diventata troppo grande per il vaso in cui si trova e se la terra non è stata sostituita da 1-2 anni. Tutte le rose in vaso, infatti, necessitano il cambiamento del terriccio mediamente ogni due anni: l’apparato radicale di una pianta coltivata in vaso ha meno spazio a disposizione per assorbire elementi nutritivi, e l’apporto tramite fertilizzazione non è sempre sufficiente a soddisfare le sue esigenze nutritive.

Attenzione al drenaggio

Una volta svasata la pianta, con le mani si districa l’apparato radicale, cercando di aprirlo ed eliminare i residui di terra vecchia. È anche possibile spuntare leggermente le radici, se sono troppo lunghe e intricate. Sul fondo del vaso (considerando un vaso del diametro di 50-60 cm) si disponga uno strato di circa 8 cm di argilla espansa, per garantire il drenaggio dell’acqua in eccesso nel vaso tramite i fori di scolo presenti sul fondo del vaso stesso. Quindi si crea una montagnola di terriccio fertile (meglio acquistare sacchi di terra già concimata) sul quale appoggiare e distendere l’apparato radicale della rosa. Infine si colma il vaso con altra terra, premendo bene ai bordi della pianta e si innaffia abbondantemente per far aderire la terra all’apparato radicale. Il colletto della pianta deve essere posizionato a livello della superficie del terreno, con il punto d’innesto a 1 cm di profondità.

La pacciamatura

Attorno al colletto delle rose in vaso, è utile distribuire uno strato di foglie secche o di frammenti di corteccia (“bark”) come materiale pacciamante: sarà utile per evitare un’eccessiva evaporazione dell’acqua (soprattutto nei mesi più caldi estivi) e la crescita di erbacce infestanti.

Annaffiature e concimazione

Da questo momento in avanti, in base all’andamento climatico, sarà necessario riprendere a bagnare le rose in vaso, preferibilmente al mattino, con acqua a temperatura ambiente. Periodicamente, inoltre, per tutta la stagione vegetativa, è utile somministrare un fertilizzante liquido specifico per rose, seguendo sempre dosi e modalità indicate in etichetta: aiuterà a mantenere la rosa in forza migliorando qualità e quantità della fioritura. Infine, ricordarsi sempre che le rose gradiscono una posizione luminosa e soleggiata!

Controllare eventuali malattie

Una chioma meno fitta e più aperta, aiuta a contrastare lo sviluppo di malattie fungine (per esempio il mal bianco) e lo sviluppo di insetti quali le cocciniglie. A proposito di queste ultime: approfittando della mancanza delle foglie, si controlli la presenza sul legno nudo di eventuali scudetti di cocciniglia. Se sono presenti, è necessario intervenire per eliminarli: se gli individui sono pochi, meglio toglierli manualmente, con l’aiuto di una spazzola, i guanti e un batuffolo di cotone lievemente inumidito di acqua e sapone di Marsiglia. In caso di presenza massiccia, invece, è bene intervenire con un prodotto anticoccidico a base di olio bianco paraffinico (si può acquistare presso un centro giardinaggio).

Per prevenire lo sviluppo di malattie fungine, quali ruggine, peronospora e ticchiolatura, una volta eseguita la potatura delle rose in vaso, è consigliabile eseguire un trattamento con un prodotto a base di rame, che andrà poi ripetuto più volte durante la stagione vegetativa, seguendo sempre le dosi e modalità indicate sull’etichetta del prodotto scelto.

Rose le cure in inverno

Le rose in inverno hanno bisogno di alcuni trattamenti sanitari preventivi per evitare attacchi fungini e di eventuali insetti che hanno svernato tra le foglie e nel terreno. Oltre ad apportare concime.

In questo periodo dell’anno (febbraio-marzo) le rose devono essere sottoposte ad alcune importanti operazioni di manutenzione che permetteranno alle piante di crescere sane e di fiorire abbondantemente nei prossimi mesi. In particolare bisogna fare pulizia, eliminando le foglie secche e ammuffite che si sono depositate sul terreno e che rappresentano un veicolo d’infezione; molti insetti e alcune spore, infatti, si depositano e svernano sotto le foglie. Terminata la pulizia bisogna eseguire interventi antiparassitari e antifungini preventivi soprattutto se nell’anno appena passato si sono verificate infestazioni di afidi e di oidio (che sono le principali patologie che colpiscono le rose).

Funghi e oidio

In inverno, i funghi responsabili dell’oidio sopravvivono per mezzo di spore che si depositano nel terreno e si manifestano in primavera. In questo momento intervenire con un trattamento a base di zolfo in polvere (che si acquista presso garden center o vivaisti), un prodotto a basso impatto ambientale che deve essere diluito in acqua e spruzzato abbondantemente sul terreno. Lo zolfo, agendo per contatto, ha un effetto preventivo. Con infestazioni già in atto lo zolfo non ha alcun effetto.
È possibile intervenire anche utilizzando prodotti chimici; contro l’oidio, sempre a inizio febbraio dopo la potatura, eseguire un trattamento con un prodotto anticrittogamico a base di tebuconazolo. Il prodotto deve essere sciolto in acqua e nebulizzato su piante e terreno. Ripetere il trattamento dopo una forte pioggia ma terminare i trattamenti non appena incominciano i caldi. Al momento dell’intervento leggere attentamente le informazioni e dosi riportate in confezione.

Afidi

Per combattere gli afidi con prodotti naturali trattare a primavera non appena s’individuano le prime popolazioni utilizzando un macerato di tabacco ottenuto lasciando macerare due sigari (toscanelli) sbriciolati in un litro di acqua per due settimane. Passato questo periodo, filtrare e spruzzare sulla pianta. Ripetere l’operazione per tutta la stagione vegetativa con cadenza quindicinale, ripetendo il trattamento in caso di pioggia.
Per gli afidi la chimica ci consiglia di trattare dopo la potatura appena sono ricresciute tutte le foglie spruzzando un prodotto insetticida a base di imidacloprid. Successivamente utilizzare solo piretro naturale che mantiene sottocontrollo le popolazioni future, non è dannoso per gli insetti utili tra i quali ve ne sono molti capaci di controllare la proliferazione degli afidi. Prestare attenzione a non confondere il piretro naturale con le piretrine di sintesi (permetrina, deltametrina) che sono la base di insetticidi di sintesi.

Fertilizzare le rose

In questo periodo dell’anno le piante devono essere fertilizzate meglio se con concime organico che, oltre ad apportare elementi nutritivi, migliora la struttura del terreno rendendolo più soffice e quindi maggiormente permeabile ad acqua e sostanze nutritive. Utilizzare compost ben maturo oppure stallatico sempre maturo oppure pellettato. Incorporare al terreno con una leggera zappettatura.

Messa a dimora delle rose

È possibile mettere a dimora le rose sia a radice nuda che in vaso, per ottenere rosai sani vigorosi e in grado di fiorire abbondantemente è indispensabile conoscere le caratteristiche delle differenti varietà. Per fare crescere sane le rose è indispensabile un’esposizione in pieno sole in un luogo dove vi sia una buona circolazione dell’aria.

Rose rifiorenti in estate

Le specie rifiorenti devono essere aiutate adesso per quando, in autunno, ricominceranno a sbocciare. Servono acqua, tagli mirati, fertilizzanti e una delicata sarchiatura del terreno sotto la chioma.

Nel mese di agosto i rosai devono essere sottoposti a cure costanti come potature, annaffiature, spollonature che hanno l’obiettivo di fare rifiorire, vegetare al meglio ed irrobustire specie arbustive e rampicanti.

Via le erbacce

Un’operazione da eseguire su tutti i rosai è eliminare le erbacce che si formano alla base delle piante. In particolare bisogna prestare attenzione alle rose a portamento strisciante basso e allargato (rose coprisuolo) che emettono sempre nuovi getti dalla base: per queste rose l’operazione di pulizia è di fondamentale importanza per evitare che le erbacce invadano completamente le piante e che ne soffochino le fioriture. Vi sono alcune infestanti, come per esempio il Sorghum halepense, che raggiungono anche un metro di altezza ed hanno velocità di accrescimento molto elevata, in pochi giorni rischiano di soffocare tutto il cespuglio di rose. Una soluzione pratica per evitare la crescita delle erbacce è stendere una pacciamatura di corteccia o feltro o altro, nella parte basale degli arbusti per un raggio equivalente alla proiezione dei rami sul terreno

Pulizia di base

Se le rose sono rifiorenti come per esempio gli ibridi di Tea (chiamate anche HT) oppure le rose inglesi, dopo la fioritura bisogna eliminare i fiori appassiti asportando circa 1/3 del ramo: tagliare sopra a una foglia rivolta verso l’esterno verificando che abbia una gemma evidente all’ascella. Quest’operazione serve a stimolare le piante a nuove fioriture. Eliminare anche i succhioni che crescono sotto il punto d’innesto: si riconoscono perché hanno le foglie più piccole costituite da 7 foglioline anziché 5.

Annaffiare regolarmente le rose

Per tutto il mese di agosto, soprattutto se il tempo è siccitoso, bagnare una o due volte alla settimana, facendo attenzione a non bagnare le foglie per non fare insorgere funghi e muffe. Un arbusto di medie dimensioni ha bisogno di circa 30 litri di acqua settimanali. L’obbiettivo è mantenere il terreno fresco ma non fradicio: un ottimo sistema è utilizzare un tubo gocciolante (o tubo forato) da posizionare ai piedi delle rose.

Concime granulare

Verso la fine del mese, quando le temperature incominciano ad abbassarsi, somministrare concime granulare complesso specifico per rosai che hanno terminato la fioritura, quest’intervento serve a prepararli alla fioritura autunnale. Sarchiare delicatamente il terreno, incorporare il concime e irrigare.

Le talee delle rose

Alla fine del mese di agosto, le rose possono essere moltiplicate attraverso talea (meglio in luna calante). Questa tecnica è facilmente realizzabile anche dal giardiniere meno esperto. Prelevare le talee lunghe 10 – 15 cm da un ramo semilegnoso e robusto. Immergere la base delle talee in ormone radicante ed interrare per circa 2/3 della lunghezza della talea in contenitori contenenti torba miscelata a sabbia in parti uguali. La piantagione può essere effettuata in un grande contenitore che ospita un gran numero di talee oppure in vasetti singoli. Le talee dovranno rimanere nei contenitori per circa 24 mesi prima di sviluppare l’apparato radicale; dopo di che prelevare le talee e porle a dimora in un vaso più grande oppure direttamente a dimora in piena terra.

Rose rifiorenti in autunno

Le rose rifiorenti ci stupiscono con le loro corolle colorate che si aprono fino ai primi freddi. Qui ve ne proponiamo nove, tra le più belle e resistenti, con caratteristiche diverse. E poi, tutte le cure che vogliono nei mesi di settembre, ottobre e novembre.

Dopo il grande caldo dell’estate molte rose, grazie alle temperature più fresche e alla maggiore disponibilità d’acqua, riprendono a fiorire, alcune non hanno mai smesso e ora ritrovano nuovo vigore. Ecco le più belle. 

Le rose a fiore semplice 

‘Daybreak’ per il profumo

Rosa DaybreakÈ un ibrido di rosa muschiata ottenuto da Pemberton nel 1918. Deve la sua popolarità al profumo considerato uno dei migliori in assoluto per la piacevole mescolanza di note dolci e muschiate. Forma un cespuglio subrotondeggiate alto 150 centimetri e largo poco di meno. Molto rifiorente apre corolle semidoppie di 5 centimetri di diametro impreziosite da un bel ciuffo centrale di stami che dal giallo pallido virano in breve al crema per terminare quasi bianche. Contrastano sulla vegetazione scura e abbondante che in fase giovanile ha riflessi bronzei. Pianta vigorosa, sana e ordinata per quanto cespugliosa è nel suo gruppo una delle più diffuse al mondo.

‘Cocktail’ la rampicante

Rosa CocktailUnisce nei suoi fiori la semplicità delle rose selvatiche con un’intensa colorazione rossa, a contrasto del centro giallo, che con la maturità vira verso il bianco ghiaccio. I fiori sempre abbondanti e che si ripresentano per tutta la stagione hanno un profumo leggero e speziato. Capace di raggiungere e superare i 200 centimetri, ha fogliame brillante e sano. Ha la particolarità che nei climi freddi perde il carattere rampicante per formare un cespuglio vigoroso ma ordinato tanto da essere coltivata con successo anche in vaso ed essere consigliata per giardini raccolti e di piccole dimensioni. I fiori, numerosi, sono raccolti in corimbi e anche se con la pioggia si macchiano sono particolarmente duraturi, pure se recisi.

‘Nevada’ a bassa manutenzione

rosa nevadaÈ una rosa arbustiva dall’incredibile vigoria ma dall’aspetto morbido dovuto ai fusti lunghi e flessuosi. I fiori sono poco più che doppi con petali che all’apertura sono color burro e in breve diventano bianchi venati di rosa mettendo in risalto gli stami gialli. Il colore è tanto più intenso quanto maggiori saranno le temperature e in estate la nuance rosa sarà predominante. Profumata, dopo la prima fioritura primaverile continua ad aprire corolle per un lungo periodo e a settembre può ripetere una nuova ondata di boccioli. Raggiunge con facilità i tre metri di altezza e una larghezza leggermente superiore. È poco spinosa e richiede una manutenzione quasi nulla.

Le rose a fiore classico

‘Imperatrice Farah’ classica e seducente

Rosa-Imperatrice-Farah
È un ibrido di Tea proposto da Delbard nel 1992, a fiore classico grande, diametro 12 centimetri, rifiorente dal profumo delicato, alta 125 centimetri e larga 80, ottimo anche per produrre fiori recisi dallo stelo lungo e diritto. I fiori sono portati per lo più solitari e talvolta a mazzi composti che contano fino a cinque unità. Rosa molto seducente in fase di apertura per il contrasto fra la marginatura dei petali cremisi e il colore di fondo bianco. Il margine del petalo, quello colorato, ha anche la particolarità di arricciarsi all’indietro ponendo ancora in maggiore evidenza questa particolarità. Il profumo è delicato, le foglie grandi e scure, il portamento eretto. Resistente al lungo della macchia nera.

‘Mokarosa’ tonalità caffè

Rosa Mokarosa
È una selezione proposta da Barni sul filone delle rose dal color caffè. Il colore, fra il caffè e il beige in apertura sfuma col tempo verso il crema. I fiori sono doppi con petali grandi, ottimi come fiore reciso tanto da essere utilizzati con successo anche in mazzi e composizioni. Adatta ad essere coltivata anche in vaso raggiunge un’altezza fra gli 80 e i 100 centimetri. Interessante è la sua particolare resistenza ai parassiti, tanto che non dobbiamo temere se riscontriamo insetti sulla pianta. È una rosa rifiorente, che dopo la fioritura iniziale nel mese di maggio risale a fiore più volte fino all’autunno. Il profumo è leggero.

‘Lady Emma Hamilton’, anche per la siepe

Rosa Lady Emma
Più intensa e vistosa, questa rosa modernissima, proposta da David Austen nel 2005, è una varietà di altezza limitata, circa 120 centimetri, perfetta per creare siepi e transetti ponendole a una distanza di 50 centimetri. Il colore dei fiori è un arancione sui toni del mandarino che andando verso l’esterno sfuma in maniera diversa e imprevedibile nel giallo. I fiori, a forma di coppa profonda, raggiungono un diametro di 12 centimetri e sono profumatissimi, sulle note del fruttato. Buoni anche come fiore reciso si aprono per tutta la stagione in ondate successive. Pianta resistente si pota una sola volta l’anno in inverno.

Rose a tutto colore

‘Edgard Degas’ la variegata

rosa-edgar-degasÈ una rosa della fortunatissima serie “Rose degli impressionisti” creata dal francese Delbard. È una rosa arbustiva moderna, dalle corolle ricche, semidoppie, diametro di 10 centimetri, con un numero di petali variabili da 40 a 48, ma mai opulente, che lasciano sempre intravedere al centro gli stami giallo luminoso. Il colore mescola in modo fantasioso il giallo pesca con diverse tonalità del rosso che sfumano nel bianco e nel rosa carico. Alta da 100 a 120 centimetri è abbastanza resistente alle più diffuse patologie delle rose e ha un fogliame scuro che pone ancora più in risalto l’incredibile cromatismo dei fiori. Floribunda si pota a febbraio.

‘Love Song’ di colore viola

rosa-love-songÈ ritenuta da molti una “rosa viola” per il suo color lavanda che a volte si presenta più carico o, quando è posto in ombra, che assume una tonalità più intensa. Di origine americana, ottenuta da Tom Carruth del 2011, è una floribunda capace di continuare a produrre nuove corolle fino all’arrivo del freddo. La durata dei fiori è fra le più lunghe così che il cespuglio è spesso ricolmo di colore. Le corolle piene, dal profumo lieve e agrumato, si intonano con la vegetazione color verde chiaro per creare un effetto elegante e delicato, fra i più romantici., e sono portate in mazzi. Pianta adattabile, rustica, ben resistente alle malattie, comunque da porre in sole pieno o parziale, raggiunge i 120 cm di altezza.

‘Brilliant Pink Iceberg’ rifiorenza eccezionale

rosa brilliant pink icebergÈ una delle rose del gruppo Iceberg, nata per mutazione, scoperta e isolata da L. Weatherly nel suo vivaio in Tasmania nel 1995. Tutte le “iceberg” sono uguali per rami, spine, foglie, portamento, e differiscono solo per il colore. Le foglie sottili, di forma ellittica e di colore verde chiaro sono portate da rami pallidi con spine sparse. I fiori sono molto duraturi, poco meno che doppi, di un color rosa ciclamino su fondo bianco hanno un profumo leggero. I boccioli sono allungati e formano mazzi da tre a quindici unità. A fare di queste rose una scelta vincente, specie se mescolate nel colore bianco, rosa e borgogna, è la rifiorenza eccezionale che garantisce una

Le cure per le rose in autunno

Le giornate sono ancora abbastanza lunghe da sostenere un buon rigoglio vegetativo e bastano poche cure alle piante già presenti nel giardino per ottenere risultati davvero lusinghieri.

A settembre

Nel mese di settembre le rose devono riprendersi dalle “fatiche” dell’estate, quando sono state sottoposte a forti stress termici. Anche bagnando le piante, non sono poche quelle che presentano adesso qualche foglia ingiallita o secca, specie nella parte bassa della chioma.

Le piogge di fine estate non sempre si rivelano efficaci perché in caso di una pioggerella leggera la temperatura elevata del suolo favorisce la sua evaporazione riducendo la profondità di penetrazione, mentre in caso di forti temporali una buona parte ruscella in superficie seguendo le linee di pendenza, senza bagnare in modo efficace. Solo quando il terreno si presenta più fresco fino a una profondità di 20 cm si potranno sospendere le bagnature.

 Per ridare forza e vigore ai rosai,  nel mese di settembre, è quanto mai opportuna la somministrazione di concime minerale, che deve privilegiare gli apporti di potassio e fosforo. Nelle varietà rifiorenti favorirà l’emissione di boccioli e l’apertura di nuovi fiori fino all’arrivo del freddo, nei rosai normali permetterà di formare una moderata nuova vegetazione, ma soprattutto di rafforzare quella esistente aumentando le sostanze di riserva presenti negli organi ipogei, nella vegetazione già lignificata e nei nuovi rami favorendo la maturazione delle parti erbacee in organi meccanici di sostegno. Per queste ragioni la fertilizzazione autunnale dovrà essere operata appena il grande caldo è passato perché ha bisogno di tempo per sortire i suoi benefici effetti.

A ottobre

Nel mese di ottobre sembra che le rose non richiedano più alcuna cura: i fiori divengono rari, spesso non riescono ad aprirsi completamente, e l’aspetto decorativo delle nostre rose è legato alla presenza delle bacche. Occorre fare un ultimo approfondito turno di lotta alle malerbe per evitare che possano salire a seme o, quelle perenni, ripresentarsi a primavera con forza e dimensioni maggiori. E una potatura di contenimento. 

I problemi legati all’acqua non mancano, ma non per scarsità, bensì per eccesso. Piogge continue, prolungata umidità, nebbia senza ricambio d’aria, favoriscono il proliferare delle malattie fungine. Per ridurne l’incidenza è sempre bene rimuovere tutto quanto può rappresentare un substrato ideale alla moltiplicazione batterica e fungina come i frutti marci o mummificati, i rametti spezzati ancora in parte attaccati alla pianta con ferite a superficie sfibrata, i resti di vegetazione in putrefazione al piede. Un trattamento rameico in condizioni ambientali sfavorevoli, a scopo preventivo, è sempre consigliato. In particolar modo evitate tagli importanti sulle parti lignificate, come il piede o una grossa branca, perché in una fase di ridotto metabolismo minore è la capacità della pianta di isolare l’ingresso di agenti patogeni dall’esterno.

A novembre

Nel mese di novembre limitatevi a predisporre una pacciamatura al piede nei luoghi più freddi utilizzando magari un terricciato molto ricco di letame maturo ricoperto da corteccia o paglia, accorciate i rami fuori forma, e provvedete alla raccolta delle bacche se volete utilizzarle per preparare tisane o composte. La tradizione insegna a distribuire in questa stagione cenere, ma sempre con molta parsimonia perché ricchissima in calcio e in grado di favorire la clorosi ferrica.

Mettere a dimora le rose a radice nuda

Le rose a radice nuda si mettono a dimora nel periodo in cui il terreno può ancora essere lavorato, cioè non deve essere eccessivamente duro e freddo, e le piantine sono nel loro periodo di riposo vegetativo: i mesi più propizi vanno da novembre a febbraio.

Le rose a radice nuda sono quelle che si acquistano senza la zolla di terra intorno; quelle il cui l’apparato radicale è stato ripulito e quindi protetto con ausili temporanei, tipo pacciamatura e teli di nylon. Di solito vengono spedite con l’apparato radicale imbustato in sacchetti di plastica riempiti con trucioli di legno o segatura.

Vantaggi e svantaggi

Il vantaggio di acquistare rose a radice nuda consiste nel fatto che lo sviluppo radicale avviene direttamente nel terreno del giardino, in posizione definitiva, senza bisogno di trapiantare. Inoltre queste piante hanno un costo inferiore perché sono più leggere e maneggevoli, facili anche da spedire per corrispondenza. Infine, se il substrato è lavorato con meticolosità, arricchito con concimi organici che agevolino la radicazione e con elementi che favoriscano il drenaggio e l’aerazione dell’apparato radicale, queste piante saranno sicuramente più ricettive delle altre ad attecchire nel nuovo substrato in cui verranno messa a dimora, anche in vaso.

Lo svantaggio maggiore è che le rose a radice nuda possono essere messe a dimora solamente quando entrano in riposo vegetativo e quindi in autunno. Se si attende troppo tempo prima dell’impianto, le radici possono disidratarsi in modo eccessivo, oppure le temperature invernali prendono rapidamente piede rendendo le condizioni di ambientazione delle piante in terra poco agevoli.

Quando impiantare la rosa

Quando la rosa è stata acquistata o recapitata, l’imballo le consentirà di avere circa trenta giorni di autonomia, in modo da poter consentire a chi la coltiva di scegliere il momento con le condizioni climatiche ideali per metterla a dimora. Per la salubrità futura della rosa, è molto importante aspettare una giornata in cui la temperatura sia stabile, non ci deve essere troppo freddo e neanche un eccessivo caldo, e il cielo sia preferibilmente coperto.

La posizione

La migliore per la messa a dimora deve essere ben soleggiata, dove l’irraggiamento diretto arrivi per circa sei ore al giorno, in modo da far prosperare i fiori, sia in numero che in robustezza. Il terreno più idoneo deve avere un pH compreso tra 5,5 e 7, essere insomma leggermente calcareo, di buon impasto, drenante, fresco e profondo.

Meglio di qualità

Se ci si preoccupa che le rose a radice nuda acquistate abbiano un cartellino di vendita in cui sono specificati nome, provenienza e categoria, la possibilità che la coltivazione abbia successo sarà maggiore. Il rischio è che le piante di origine sconosciuta, di basso prezzo magari, non abbiano un’elevata qualità, e il rivenditore non sia disposto a preoccuparsi di sostituire quelle che non attecchiranno. 

Come si fa 

1. Prima della messa a dimora delle rose a radice nuda, si dovrà rimuovere l’imballo intorno alle radici. Dopo averne verificato l’integrità e aver rimosso le parti eventualmente danneggiate, l’apparato radicale deve essere messo a bagno in una fanghiglia composta da acqua, terriccio universale e stallatico maturo: questa miscela dovrà aderire all’apparato radicale per almeno tre o quattro ore, con lo scopo di nutrirlo e distenderlo. Questa operazione si chiama “inzaffardatura”. Nel momento in cui la rosa verrà spostata dal secchio per essere inserita nella buca di impianto, non si scuota via l’inzaffardatura: è bene che essa rimanga aderente alle radici. Chiaramente la lunghezza e l’imponenza dell’apparato radicale andrà commisurato con quella dell’apparato aereo ed eventualmente potato.

1. Prima della messa a dimora delle rose a radice nuda, si dovrà rimuovere l’imballo intorno alle radici. Dopo averne verificato l’integrità e aver rimosso le parti eventualmente danneggiate, l’apparato radicale deve essere messo a bagno in una fanghiglia composta da acqua, terriccio universale e stallatico maturo: questa miscela dovrà aderire all’apparato radicale per almeno tre o quattro ore, con lo scopo di nutrirlo e distenderlo. Questa operazione si chiama “inzaffardatura”. Nel momento in cui la rosa verrà spostata dal secchio per essere inserita nella buca di impianto, non si scuota via l’inzaffardatura: è bene che essa rimanga aderente alle radici. Chiaramente la lunghezza e l’imponenza dell’apparato radicale andrà commisurato con quella dell’apparato aereo ed eventualmente potato.

2. Mentre si effettua il trattamento radicale, si prepari una buca larga e profonda dai 40 ai 50 cm., abbastanza capiente da contenere le radici della rosa completamente distese. Sul fondo, prima di adagiare l’apparato radicale, si depositino due palate di terra sciolta da coltivo e due manciate di cornunghia. Inoltre il terreno tolto dalla buca deve essere mischiato con uguale volume di sostanza organica.

2. Mentre si effettua il trattamento radicale, si prepari una buca larga e profonda dai 40 ai 50 cm., abbastanza capiente da contenere le radici della rosa completamente distese. Sul fondo, prima di adagiare l’apparato radicale, si depositino due palate di terra sciolta da coltivo e due manciate di cornunghia. Inoltre il terreno tolto dalla buca deve essere mischiato con uguale volume di sostanza organica.

rosa a radice nuda nella terra

3. Le rose a radice nuda vanno posta nella buca in modo che il colletto rimanga leggermente sopra il piano di campagna, mentre le radici vanno coperte con abbondante terra. Occorre quindi comprimere il terreno senza esagerare, così che non si compatti troppo. Si proceda quindi a un’abbondante annaffiatura.

4. Si aggiunga ancora terra attorno al colletto creando una montagnola che copra anche parte dei rami. Questa operazione proteggerà sia l’apparato radicale che quello aereo dal freddo pungente durante l’inverno.

4. Si aggiunga ancora terra attorno al colletto creando una montagnola che copra anche parte dei rami. Questa operazione proteggerà sia l’apparato radicale che quello aereo dal freddo pungente durante l’inverno.

Rose: come proteggerle contro il freddo

Le rose sono arbusti resistenti, ma in inverno servono adeguate protezioni contro il freddo, soprattutto per radici e colletto. Ecco quali sono le migliori.

Le rose in particolare sono piante abbastanza rustiche e resistenti ma, nelle regioni del Nord e dove gli inverni sono particolarmente rigidi, è consigliabile predisporre adeguate protezioni contro il freddo, soprattutto in vista di eventuali nevicate. Infatti, anche se il rischio di gelate è ancora lontano, nel mese di ottobre si toccano temperature ai limiti per la sopravvivenza delle piante all’esterno. Vediamo come procedere. 

Prima i tagli leggeri

La prima operazione per proteggere le rose contro il freddo è una potatura leggera. Una volta che le rose hanno perso tutte le foglie, qualche taglio mirato serve per eliminare eventuali rami secchi o morti e raccorciare i rami più lunghi e irregolari. La potatura vera e propria deve essere eseguita preferibilmente a fine inverno o inizio primavera, quando il rischio di gelate sarà ormai inesistente.

Proteggere il colletto

Le protezioni contro il freddo sono diverse, e tutte hanno come scopo principale evitare che le radici subiscano sbalzi di temperatura.

protezione contro il freddo rose, rincalzatura di terra, foglie secce e paglia

1. Tra le protezioni contro il freddo più efficaci, c’è la “rincalzatura”, pratica che consiste nel ricoprire la zona bassa del fusto, in prossimità del punto d’innesto. Questa zona, chiamata “colletto”, è la più delicata e suscettibile al freddo. Per la rincalzatura si può utilizzare del semplice terriccio, ammucchiato a creare una montagnetta attorno alla base del tronco, oppure foglie secche o paglia, così da creare una sorta di coperta attorno alla zona del colletto proteggendo anche l’apparato radicale oltre alla porzione basale della pianta. Il mucchio di foglie o paglia o la terra utilizzate per la rincalzatura, possono essere tenute in posizione con una rete (in plastica, tela o fil di ferro), sistemata in modo da avvolgere il tronco.

protezione contro il freddo rose juta

2. In alternativa, tra le protezioni contro il freddo, sono utili i teli di juta (quelli, per intenderci, che si utilizzano per i sacchi di patate), da avvolgere attorno alla parte basale del tronco, fino all’inserzione dei primi rami. Il telo in juta offre il vantaggio di permettere il passaggio dell’umidità e dell’aria, senza soffocare la pianta di rosa.

protezione contro il freddo rose  tnt

3. Solitamente è sufficiente proteggere la zona basale della pianta, quella più delicata e che necessita adeguate protezioni contro il freddo, tuttavia, in aree dove sono previste temperature rigide con valori inferiori allo zero termico per periodi prolungati e gelate, è consigliabile proteggere la pianta con coperture più efficaci, quali i teli in tessuto-non-tessuto (tnt). Si tratta di teli di colore bianco in materiale poroso, che permettono il passaggio di aria e umidità e di far filtrare la luce.

In vaso

Se la rosa è in vaso, si provveda a spostarla in una zona più protetta dal vento e dal freddo, possibilmente rivolta a Sud, in modo da essere raggiunta dal tiepido sole invernale nelle ore centrali e più calde della giornata, e addossata ad un muro.

Trattamenti sanitari

La rosa è una pianta molto suscettibile all’attacco di malattie, soprattutto di tipo fungino. Per questo motivo è indispensabile eseguire trattamenti preventivi.

Nei confronti di malattie fungine quali ticchiolatura o ruggine, è utile somministrare un prodotto a base di rame (come la poltiglia bordolese) che protegga la pianta anche durante il riposo vegetativo.

Nei confronti dell’oidio, invece, sarà utile un prodotto a base di zolfo.

Se sui rami sono presenti scudetti di cocciniglie, pronte a svernare, si può intervenire manualmente, ora che i rami sono nudi e più facilmente accessibili: con una spazzolina a setole dure si cerca di staccare ed eliminare gli scudetti dal legno. Quindi si esegue un trattamento con un prodotto a base di olio minerale paraffinico, in grado di devitalizzare quelle eventualmente ancora presenti.

Rose: una collezione storica con tante idee da copiare

Da quarantacinque anni il roseto “Carla Fineschi” è un luogo magico e unico in Italia che raccoglie specie e ibridi di rose da tutto il mondo, ordinandole al suo interno per tematica. Con tante soluzioni pratiche da copiare nel nostro giardino.

roseto “Carla Fineschi” di Cavriglia (AR)

Il roseto “Carla Fineschi” di Cavriglia (AR) rappresenta una “collezione scientifica di materiale vivente” che raccoglie oltre 6000 varietà: dalle specie botaniche, alle rose più antiche, agli ibridi di rosa tea che hanno ridefinito l’immagine classica del fiore, fino alle più recenti rifiorenti. Aperto al pubblico dal 1 maggio fino al 30 giugno, coincidente con il periodo di massima fioritura, dovrebbe essere visitato più volte perché mentre le rose rifiorenti iniziano ad aprire le loro corolle, a ripetizione, con l’arrivo della bella stagione, quelle più antiche già ad aprile iniziano la fioritura che è unica nella stagione. La visita può richiedere tempi molto diversi perché diverso può essere il grado di accuratezza: ci si può limitare a solcare le navate di rose limitandosi a interessarsi di quelle che più catturano la nostra attenzione, oppure possiamo passare di pianta in pianta osservando il fiore e il portamento della pianta, annusandone il profumo e annotando il nome, l’ibridatore e la data, sempre correttamente riportati nelle targhette che accompagnano ogni pianta. Non mancano panchine e angoli, dove sostare per godersi semplicemente la bellezza che ci circonda, in una quiete resa ancor più preziosa dalla presenza di coloratissimi pavoni.

Cinque gruppi di rose per un tour completo

L’itinerario proposto permette di avvicinarsi al mondo della rosa in modo organico incontrando gruppi di piante dalle origini, se non dalle caratteristiche di dettaglio, simili.

1. Le rose in specie, conosciute con il nome di ROSE BOTANICHE, sono le progenitrici di tutte le rose. Il loro fascino è quello del fiore semplice, con corolla piatta o a forma di coppa, colori tenui e luminosi, numero di spari dei petali, elevata spinosità dei rami, cespugli senza una forma definita tipica delle specie selvatiche. Nei giardini possono formare macchie o siepi da porre ai confini della proprietà, in una zona alberata informale o dove si voglia tentare una rinaturalizzazione del parco. Ne esistono anche di semidoppie.

Rosa obtusifolia

Rosa obtusifolia

  • Rosa obtusifolia è presente in tutto il territorio europeo, Inghilterra e Scandinavia comprese. Pianta molto resistente con foglie scure, lucide e profumate, composte di cinque sette foglioline, può formare grandi cespugli radi, alti fino a tre metri. Fiorisce una sola volta aprendo corolle con un numero variabile di petali da quattro a otto. Adatta a essere coltivata al limite della vegetazione arborea.
  • Rosa Fimbriata, ottenuta da Morlet nel 1891, è in realtà un ibrido di rosa rugosa e non una specie vera e propria. Deve il nome alla forma dei petali che ricorda quella dei garofani. I fiori, del diametro di 6 cm, dal profumo dolce, sono di colore rosa delicato. A una prima fioritura generale della pianta, a fine maggio, segue l’apertura sporadica di altri boccioli durante la stagione.

2. Le ROSE STORICHE sono quelle ottenute selezionando e conservando le mutazioni presentate dalle piante nate da seme. Importantissime fra il 1500 e il 1800 furono soppiantate dalla comparsa di nuovi ibridi che mostravano come carattere qualificante, seppur ancora abbozzato, della rifiorenza. La più rappresentativa è la rosa gallica e le sue successive mutazioni. L’utilizzo, benché le forme siano più ordinate e maggiore la gamma di colori, non è dissimile da quello indicato per il primo gruppo, inserendole anche in siepi miste fiorite o in aiuole popolate da bulbose da fiore e perenni così da ricreare un angolo “romantico e naturale”.

rosa James Mason rossa e viola

James Mason

  • Le cid è un ibrido di rosa rugosa. Ottenuto da Vigneron nel 1909, ha fiore semplice con cinque petali stropicciati di colore rosa intensa dalle venature più scure che ricorda il disegno reticolato dei geranium selvatici.
  • James Mason, presentata da Bales nel 1982, pur essendo recente presenta caratteristiche tipiche delle rose antiche, galliche o moscate. La colorazione può variare dal rosso scarlatto al cremisi. Forma mazzi di fiori che compaiono una sola volta nell’anno, ma lasciano il posto a bacche colorate molto decorative.

3. Il terzo raggruppamento è formato dalle ROSE IBRIDE PERPETUE, ottenute dall’incrocio delle specie autoctone del vecchio continente con le prime arrivate dalla Cina, e dalle rose bourboniane, ottenute dall’incrocio delle damascenae rifiorenti con le stesse cinesi: la variegata di Bologna, vero orgoglio nazionale, può essere considerata l’araldo del gruppo. La loro fortuna fu di breve durata, anche se non si spense mai. Il loro utilizzo in giardino indica la presenza di una mano esperta che non rinuncia alla finezza e alla ricercatezza di forme che il tripudio delle rose moderne non riesce più a esprimere.

rosa Variegata Bologna rosa, bianca e rossa

Variegata Bologna

  • La Variegata di Bologna, ottenuta da Bonfiglioli, si ritiene per mutazione. Ha fiori grandi e pieni dal profumo intenso di colore rosa con macchie e striature porpora, riuniti in corimbi formati da tre – cinque unità. I colori sono più intensi nei climi freddi. E’ pianta vigorosa.

4. Le protagoniste del quarto gruppo oggi sono poco utilizzate in giardino: sono le ROSE CINESI e le ROSE TEA, ottenute dall’ibridazione della R. gigantea e una cinese. La loro introduzione rappresentò il grande momento di svolta perché introdussero il carattere della rifiorenza e colori a toni forti e puri come il rosso, il giallo, l’arancione. Oggi le rose cinesi, per il fiore semplice, sono utilizzate spesso come un cespuglio da fiore più che una rosa vera e propria da affiancare e mixare con altre specie arbustive da fiore dal viburno al filadelfo.

rosa City of York bianca crema

City of York

  • City of York, ottenuta da Tantau nel 1945, è una rosa floribunda rampicante è stata ottenuta dall’incrocio di ibrido di Tea e vecchie sarmentose. I boccioli sono color giallo ma si schiudono in fiori bianco crema con stami ben evidenti. La fioritura è unica, la rifiorenza sporadica.
  • Nebuleuse, ottenuta da Gaujard nel 1971, ricorda nella sua splendida semplicità le rose storiche. La corolla semplice, a cinque petali, retaggio antico, è unita al colore rosso corallo intenso, patrimonio genetico introdotto con le progenitrici cinesi. Il tutto è impreziosito dagli stami filamentosi sottolineati dalla macchia centrale bianca e dal portamento reclinato, quasi pendulo.

5. Chiudono le rose più conosciute e più moderne. Gli IBRIDI DI TEA, indicati anche come rose H. T., e le floribunda. Gli ibridi di tea, le rose moderne dal lungo stelo eretto, i fiori grandi, ricchi, con boccioli allungati dai petali avvolti uno sull’altro a spirale, multicolori, sono stati ottenuti dall’ibridazione di una rosa tea e di un’ibrida perpetua, era il 1867. Il passaggio successivo fu ibridare una rosa H. T. con una Polyantha a fiori multipli: si ottennero piante con fiori più piccoli e portati a mazzi, raccolte e di dimensioni più contenute. Divisione che oggi diventa sempre più ridotta per la presenza di tipologie intermedie e scambio di caratteri. Sono le rose che popolano i nostri giardini, disponibili in così tanti colori e tipologie da trovarne una “giusta” per ogni possibile richiesta.

rosa Tiffany color salmone

Tiffany

  • Tiffany, ottenuto dall’americano Lindquist nel 1954, è uno fra gli ibridi di Tea più fortunati. È passato oltre mezzo secolo e i suoi punti di forza restano tali: elevata rifiorenza, profumo intenso, forma sontuosa ma elegante. I boccioli si aprono lentamente liberando un fiore di colore rosa con sfumature talvolta salmone, talvolta gialle. Parte dei fiori è portata reclinato.Mrs A. Curtiss James, del 1933, è nota anche come Golden climber. Rosa rampicante ottenuta nel 1936 dall’americano Brownell, ha fiori grandi composti di diciotto petali, dal profumo intenso. Gialla e uniflorale.
  • Marguerita Hilling, riportata anche come Lady Hilling, selezionata da Hilling nel 1958, e ottenuta per mutazione dalla famosissima Nevada, è di colore rosa puro. Rosa arbustiva, dalla fioritura precoce a fine aprile cui seguono l’apertura di altre corolle in piccole ondate successive e distanziate. Resistentissima al freddo, dunque consigliata in montagna e al nord, nelle regioni a clima mite può raggiungere i 5 metri di altezza, utilizzabile come coprimuro.
  • Norwich Castle, ottenuta da Beales nel 1979, è il classico esempio di rosa che mostra i caratteri tipici dell’ibrido di Tea e di floribunda. Gli steli sono robusti e lunghi, adatti al taglio, i fiori sono riuniti in mazzi. Rifiorente, dal profumo muschiato, ha un prezioso color albicocca con petali più scuri nella parte esterna.
  • Della Balfour, ottenuta da Harkness nel 1994, ha fiori dal cromatismo particolare che nel tempo cambia. Si apre di colore giallo intenso con sfumature cremisi al margine dei petali per diventare un interessante mix di crema e rosa. Rosa dai rapidi accrescimenti ha un’elevata rifiorenza.
  • Barricade, ottenuta da Combe nel 1971, è una rosa dai toni di forte modernità. Di colore fra il rosa e il rosso, luminoso tanto da sembrare alterato, ha la forma classica degli ibridi di Tea ma ha fiori riuniti in mazzi. I boccioli si aprono gradualmente mantenendo il centro stretto fino all’ultimo.

Tante idee da copiare per avere rose bellissime

Il roseto Fineschi colpisce per l’ordine, la precisione, e la mole di lavoro che un occhio esperto riesce a vedere, anche se durante l’orario di apertura tutto si svolge con discrezione e silenzio. Un simile risultato non s’improvvisa ed è frutto di un lavoro continuo nel tempo. Come in ogni nostra visita a un giardino storico cerchiamo di osservare, capire e imparare.

  • La gestione del terreno. Il terreno non può essere ricoperto da pacciamatura perché rimuoverla per eseguire lavorazioni e fertilizzazioni sarebbe troppo oneroso in termini di ore di lavoro e di materiale. Il terreno non è lasciato inerbire ma è lavorato in superficie in modo uniforme con una zappettatura-erpicatura tale da eliminare le malerbe, mantenere il terreno soffice, rompere la crosta e interrompere la risalita dell’acqua dagli strati profondi, riducendo le perdite per evapotraspirazione.
  • Lotta alle malerbe. Sono eliminate non solo nel sottochioma delle piante ma anche lungo i viali e sotto gli alberi.
  • Uso razionale dell’acqua. Le rose sono piante capaci di sopportare il freddo più intenso, ma in estate soffrono il caldo e soprattutto la siccità. La pianta per difendersi entra, nel culmine d’estate, in una sorta di pausa vegetativa per riprendere la fioritura appena le temperature rinfrescano e le precipitazioni ritornano. L’acqua è utilizzata al piede delle piante, e mai sulla vegetazione, nel sottochioma in corrispondenza dell’area in cui si sviluppa l’apparato radicale, razionata in modo da frazionarla in più apporti che seguono una bagnatura a fondo per mantenere costante più a lungo l’umidità del terreno.
  • Le potature. Non solo sono ben eseguite ma tengono in massimo conto lo sviluppo armonico della pianta tanto che solo a ripensarci vi stupirete come i tagli non sono visibili, mancano monconi e rami vuoti. Sarebbe normale se si trattasse di piante giovani, nel pieno del loro vigore, ma molte vantano già una lunga storia. Contenerle non significa sacrificarle.
  • Rialzi per proteggere. I roseti con il tempo possono “venire in superficie”, scoprendo il colletto e le prime ramificazioni dell’apparato radicale. Utilizzando vecchi coppi infissi nel terreno per metà della loro lunghezza è stata realizzata un’aiuola fuori terra in grado di proteggere le rose dal freddo, dai parassiti e dal rischio di ferite.

Come raggiungere il Roseto Fineschi

Inserito nella campagna toscana nel profilo di colline coltivate a cereali e vite, il roseto Fineschi, può rappresentare una pausa fra due mete storico-artistiche che qui sono ovunque. Firenze è vicinissima. Lungo l’autostrada A1 uscite al casello di Valdarno, prendete in direzione di Montevarchi e poi di Cavriglia, e alla rotonda posta all’ingresso del paese troverete l’indicazione. Al roseto c’è un ampio parcheggio libero, manca un punto di ristorazione ma è possibile usufruire di un servizio di bed and breakfast. All’ingresso è richiesto un contributo di 5 euro per sostenere il mantenimento del roseto. Info http://www.rosetofineschi.it, tel. 366 2063941

Per trovarle tutte

  • Presso il vivaio “Occhi di Rosa, Cavriglia”, specializzato in rose da collezione. Il vivaio è situato all’interno dell’azienda agricola “Il Piano di Erboli”  vicino al roseto “Carla Fineschi”. Il nuovo vivaio offre una selezione di rose rare, spesso create dai più grandi ibridatori e destinata a crescere nel tempo. Interessante anche il nuovo servizio “Il Trovarose”: si impegna cioè a reperire anche all’estero le rose che non si riescono a trovare in vendita in Italia. Info tel. 329 3555603 http://www.erbolifarm.it

Un libro interessante sulle rose

“A rose is a rose is a rose” di Luca Bracali è un libro molto piacevole (39 euro, edizioni Mondadori) in cui protagonista è la rosa: un racconto per immagini realizzato dall’autore, fotografo naturalista ed esploratore, in due anni trascorsi nel vivaio Barni, vicino a Pistoia. Nel volume si segue il percorso di questa famiglia di coltivatori e ibridatori che da quattro generazioni cercano di svelare il fascino delle rose con nuove creazioni. Nel libro sono raccolti scritti di Beatrice e Pietro Barni, Lamberto Cantoni, Francesca Marzotto Caotorta, Paolo Pejrone.

Rose da regalare

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