Bosso: attenzione alla piralide

La “piralide del bosso” è un insetto che da alcuni anni sta distruggendo le piante di bosso del nord Italia. Per salvare le nostre siepi occorre identificarlo al più presto e intervenire immediatamente.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 28/06/2016 Aggiornato il 28/06/2016

Da alcuni anni le piante di bosso (Buxus sempervirens) del Nord Italia sono pesantemente attaccate da un nuovo, grave e assai vorace parassita, di origine asiatica, scientificamente denominato Diaphania perspectalis e comunemente detto “piralide del bosso”. Rinvenuto inizialmente (nel 2011) in Piemonte e Lombardia, introdotto molto probabilmente tramite piante di bosso infette provenienti da Paesi extraeuropei, si sta velocemente diffondendo anche in altre zone e la situazione quest’anno appare più grave rispetto all’anno precedente, probabilmente anche perché non sono stati eseguiti lo scorso anno adeguati interventi di controllo.

Piralide del bosso da identificare al più presto

piralide del bossoAl momento, il bosso risulta l’unica pianta aggredita da questo parassita. Gli attacchi sono portati dalle larve, facilmente riconoscibili sulla pianta dalla colorazione verde-gialla e dalla presenza di bande nere e striature bianche lungo tutto il corpo, lungo a maturità 3-4 centimetri. Le larve si nutrono assai voracemente di tutte le foglie, a partire da quelle più giovani e dei germogli, causando in breve tempo una estesa, o completa, nei casi più gravi, defogliazione e il disseccamento delle piante.
Dopo il pasto la larva si trasforma in crisalide, che permane sulla chioma avvolta da bozzolo sericeo biancastro; questa poi diviene una farfalla, dall’apertura alare di circa 4 centimetri e dalle ali di colore bianco con bande marrone scuro sui bordi.
L’insetto può compiere 2-3 generazioni all’anno, a partire da marzo, ripresentandosi, se non controllato, agli inizi dell’estate e dell’autunno sulla medesima pianta che, in caso di ripetuti attacchi, può deperire in modo irreversibile.

Difesa tempestiva

La lotta è difficile e deve essere tempestiva, perché in breve tempo le larve possono arrecare danni non più recuperabili.
Al primo apparire delle larve occorre agire con insetticidi a base di deltametrina e cipermetrina o più aggressivi, con principi attivi quali Lufenuron e Thiacloprid attivi contro larve masticatrici. Un buon controllo si ottiene anche con la distribuzione di Bacillus thuringiensis (intervento di tipo biologico).
I trattamenti vanno ripetuti (alternando i prodotti) al fine di contenere quanto più possibile la diffusione del parassita. Le foglie secche cadute a terra e i rami disseccati da tagliare vanno velocemente eliminati con il fuoco, in quanto fungono da ricovero e riparo per le forme di sopravvivenza dell’insetto (uova e crisalidi).
Per le piante che hanno subìto sensibili defogliazioni sono consigliate concimazioni con prodotti a base di azoto (stallatico, sangue di bue, nitrato ammonico) per stimolare un nuovo ricaccio vegetativo.

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