Contenuti trattati
Sono diverse le erbe che ci possono aiutare a combattere la stanchezza e a darci più energia. Vediamo le più utili, efficaci e alla postata di tutti.
A cosa fa bene l’avena?
L’avena, Avena sativa, è il rimedio più indicato quando il problema è la mancanza di energie associata a esaurimento fisico e nervosismo. Ricca di minerali diversi, tanto da essere definita “donatrice di oligoelementi”, l’avena non decorticata va benissimo anche per l’uso alimentare in questa stagione, magari in forma di fiocchi da mescolare al latte per la colazione o di zuppe e minestre che agiscono anche come tonico contro la fatica. Quando questo uso alimentare non basta, si può ricorrere alla tintura madre, che si può miscelare con altri ingredienti per modularne meglio l’azione. Per esempio, si possono assumere parti uguali di tintura madre di avena e di iperico (Hypericum perforatum) per avere un rimedio contro la sensazione di essere sempre giù di tono e di cattivo umore, in relazione anche a una diminuzione delle ore di luce solare. Di questa miscela si possono assumere, con la guida degli esperti, fino a 40 gocce diluite in acqua per due o tre volte al giorno, modulando l’assunzione in modo da trovare il dosaggio più adatto. L’iperico è considerato un rimedio efficace per regolare il tono dell’umore e per questo è presente in diversi integratori, da assumere rigorosamente sotto la guida degli esperti. In caso di convalescenza e spossatezza dovuta a superlavoro, invece, la tintura madre di avena si può abbinare a quella di alfalfa (Medicago sativa) in virtù delle proprietà corroboranti e remineralizzanti di questa pianta. Se ne assumono anche in questo caso 30-40 gocce in acqua per due o tre volte al giorno, fino a miglioramento dei sintomi.
Cosa si cura con il rosmarino?
Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) può essere usato come tonico energizzante da assumere sotto forma di infuso. L’infuso di rosmarino si prepara ponendo un cucchiaino di foglioline, preferibilmente fresche, in una tazza d’acqua bollente e filtrando dopo una decina di minuti. Sorseggiarne una tazza dopo i pasti aiuta a recuperare energia quando ci si sente stanchi e debilitati. In più, il rosmarino è dotato di proprietà leggermente depurative per il fegato e quindi può essere d’aiuto anche nei casi in cui l’alimentazione sia stata un po’ disordinata, con qualche eccesso di aperitivi e brindisi in compagnia. Molto frequente è anche l’impiego del rosmarino in forma di macerato glicerico, MG. In questo preparato si accentuano le proprietà depurative del rosmarino (soprattutto per quanto riguarda l’attività di fegato e cistifellea) e quelle antifatica. Poiché alza un po’ la pressione nelle persone ipotese, meglio evitare questo rimedio se si soffre di ipertensione. Il dosaggio medio indicato è di 50-70 gocce in poca acqua solo al mattino, prima di colazione. La sua azione leggermente euforizzante ne rende infatti sconsigliato l’uso alla sera, quando potrebbe interferire con il normale riposo notturno.
Rimedio tradizionale ancora efficace, è invece il bagno di rosmarino. Per un’azione corroborante e defatigante, si consiglia di farlo al mattino o nel primo pomeriggio, aggiungendo a un litro di acqua in ebollizione due manciate di rosmarino e, se si vuole, due manciate di salvia. Dopo circa cinque minuti spegnere il fuoco e lasciare riposare per circa 20 minuti, quindi filtrare e aggiungere all’acqua calda del bagno.
A cosa fa bene la Rodiola?
La rodiola (Rhodiola rosea) detta anche “radice d’oro”, cresce in situazioni estreme, in particolare negli altipiani asiatici. Si tratta di una pianta molto apprezzata per contrastare la fatica e aiutare il corpo ad adattarsi in situazioni di stress fisico e mentale. Oltre a essere un’erba energizzante e adattogena, svolge anche un’attività regolatrice su diverse funzioni dell’organismo, tra cui il ritmo sonno-veglia, per cui è entrata a far parte dei rimedi più diffusi anche da noi, sia da sola, sia in combinazione con altre erbe. La concentrazione dei principi attivi e i dosaggi possono variare molto da un prodotto all’altro, quindi è importante attenersi per le modalità e i tempi di assunzione alle indicazioni di esperti qualificati.
Quali sono i benefici del timo?
Un aiuto ideale da assumere in questa stagione è il timo selvatico, o timo serpillo (Thymus serpyllim), per le proprietà energizzanti e anche per quelle antisettiche dell’infuso che aiutano a rinforzare l’organismo nella prevenzione di malattie da raffreddamento. L’infuso si prepara ponendo un cucchiaino di timo in una tazza d’acqua bollente e filtrando dopo circa cinque minuti. Se ne possono bere diverse tazze al giorno, all’occorrenza. Un benefico effetto tonico si ottiene anche dai bagni con timo (una manciata racchiusa in un sacchetto di tela aggiunta direttamente all’acqua calda del bagno). Per questi bagni si può provare anche una ricetta più complessa e aromatica che prevede l’impiego di 185 g di fiori di lavanda, 185 g di rosmarino, 125 g di timo selvatico e 125 g di foglie di menta. Aggiungere alle erbe 4 litri di acqua bollente, lasciare intiepidire e filtrare. Versare nell’acqua calda del bagno in cui rimanere immersi 15-20 minuti.
Come si usa il fieno greco?
In caso di debolezza e debilitazione, anche dopo malattie, uno dei rimedi più indicati è il fieno greco o trigonella (Trigonella foenum-graecum), una pianta diffusa nei luoghi erbosi un po’ ovunque, dal mare alle regioni submontane. Si usano i semi che si raccolgono in estate e si fanno essiccare all’ombra. Ha interessanti proprietà soprattutto dal punto di vista nutritivo e ricostituente ed è davvero facile da assumere anche quando si soffre di dimagrimento e inappetenza, poiché si trova facilmente in forma di polvere. Basta assumerne circa mezzo grammo (la punta di un cucchiaio) mescolato insieme a un cucchiaino di miele per due o tre volte al giorno. L’odore può essere poco gradevole, ma si può superare con facilità questo inconveniente se si utilizza un miele con un buon aroma.
Il fieno greco spesso rientra in preparati composti, insieme a erbe in grado di correggerne il sapore e di potenziarne l’azione. Per esempio, può essere associato a ginseng (Panax ginseng) a sua volta un potente tonico adattogeno utilizzato da millenni in Oriente, oppure ai più nostrani equiseto (ricco di minerali), rosmarino o avena. Se si prende in forma composta è importante attenersi per i dosaggi alle indicazioni riportate nella confezione o indicati dagli esperti.
Maca peruviana, quali sono i benefici?
Oggi sono accessibili moltissimi rimedi sconosciuti da noi fino a tempi relativamente recenti, sebbene le popolazioni dei luoghi d’origine ne abbiano fatto uso per secoli. Uno di questi è la maca peruviana (Lepidium meyenii) usata dalle popolazioni andine per resistere alla fatica delle alte quote e per migliorare le prestazioni fisiche. Per la ricchezza di proteine, minerali e aminoacidi essenziali, la sua radice è ampiamente coltivata e considerata un vero e proprio superfood nelle regioni d’origine. Da noi si trova prevalentemente in forma di estratti diversi, da assumere secondo le indicazioni degli esperti per contrastare fatica e scarsa vitalità. Si può reperire anche la polvere della radice, che si usa a scopo alimentare, per esempio come arricchimento nei frullati o in aggiunta a prodotti da forno a base di farina d’avena. Nei paesi d’origine la maca è considerata anche un afrodisiaco e un riequilibrante delle funzioni ormonali.
Precauzioni prima di prendere le erbe
Per l’azione ricca e complessa di queste erbe, sono possibili interazioni con alcuni farmaci e controindicazioni in caso di malattie, gravidanza, allattamento e allergie specifiche. In caso di dubbi chiedere il parere del medico prima di assumere i rimedi, sempre ricordando di attenersi ai dosaggi e tempi di assunzione indicati dagli esperti.
Altri usi curativi delle erbe