Come e quanto annaffiare le piante in casa

In estate tutte le piante hanno bisogno di una maggiore quantità d’acqua, ma non tutte nello stesso modo. Una guida completa per irrigare i vasi in base alla specie, al tipo di contenitore e alle temperature esterne.

Giovanna Rio
A cura di Giovanna Rio
Pubblicato il 13/07/2022 Aggiornato il 23/05/2023
annaffiare

Durante i mesi estivi le piante d’appartamento attraversano un periodo di grande rigoglio vegetativo e hanno la necessità di essere annaffiate in modo costante, con quantitativi differenti a seconda delle specie. Per tutte è sempre consigliato l’utilizzo di un’acqua di buona qualità, possibilmente piovana, oppure di quella del rubinetto, lasciata riposare per almeno 24 ore nell’annaffiatoio. La temperatura dell’acqua è un elemento importante da tenere in considerazione: le radici delle piante sono delicate e risentono negativamente di sbalzi improvvisi di temperatura. L’acqua attinta direttamente dal rubinetto, che viene erogata a una temperatura media di 16-18 °C, può essere usata per annaffiare quando la temperatura esterna è compresa tra i 14 e i 22 °C, ovvero al mattino presto o alla sera, per evitare sbalzi termici ed evaporazioni troppe intense. Se la si preleva nelle ore centrali della giornata, occorre farla risposare almeno un’ora in un annaffiatoio posto all’esterno, così da aumentarne la temperatura.

Regole generali valide per le piante in vaso

Tutte le principali piante da interno (per esempio ananas ornamentale, anturio, cocco, croton, clivia, kentia, dieffenbachia, tutte le specie di ficus e le felci), devono essere annaffiate quando il terriccio incomincia a seccarsi al tatto e a staccarsi dalle pareti del vaso. Occorre bagnare in abbondanza il terreno, fino alla fuoriuscita dell’acqua dai fori di scolo nel sottovaso poi, dopo un’ora, eliminare eventuali residui di acqua per evitare ristagni idrici che possono provocare asfissia radicale. Un terriccio correttamente annaffiato deve essere umido e la superficie non dovrebbe mai seccarsi completamente. Se il terriccio si presenta duro e troppo compatto, l’acqua non riesce a penetrare facilmente fino alle radici: occorre smuovere delicatamente la superficie del terriccio con un rastrellino (oppure una forchetta da tavola) facendo attenzione a non danneggiare le radici affondando troppo nel vaso. In alternativa, mettere l’acqua nel sottovaso e aspettare un paio d’ore che la pianta abbia assorbito quanto necessario. Poi eliminare l’acqua residua.

Le bromeliacee si bagnano nel pozzetto

Guzmania, Neoregelia, Billbergia, Vriesea e Aechmea appartengono tutte alla famiglia delle Bromeliaceae. Queste piante sono accomunate dal fatto di possedere una struttura centrale a pozzetto che, in natura, permette loro di raccogliere e accumulare l’acqua piovana. Proprio per seguire questa capacità naturale di catturare l’acqua, occorre bagnare le Bromeliaceae in modo specifico: si deve riempire il pozzetto centrale fino a colmarlo tanto che l’acqua arrivi a tracimare. Durante l’inverno si attende che l’acqua nel pozzetto centrale sia assorbita del tutto prima di rinnovarla, quindi si bagna poco, ogni tre settimane circa.  In estate si bagna anche due volte la settimana e si distribuisce acqua anche sul terriccio, così da mantenerlo leggermente umido. Eliminare sempre l’acqua eventualmente caduta nel sottovaso.

Se il vaso è piccolo

Se la pianta ha occupato tutto il terriccio disponibile nel vaso, anche in superficie, è facile che non rimanga spazio sufficiente per annaffiare dall’alto. In questo caso procurarsi un secchio capiente, inserire la pianta e aggiungere acqua fino ad arrivare sotto il bordo esterno del vaso. Lasciare in immersione per alcune ore, fino a quando il terreno ha assorbito dai fori di fondo l’acqua sufficiente a inumidirlo tutto. Estrarre il vaso e farlo scolare per 30 minuti prima di riporlo.

Le piante acidofile

Azalee, gardenie, skimmie e altre piante che vivono in substrati acidi devono essere annaffiate con acqua non calcarea per evitare patologie legate all’assorbimento del ferro. Per questo, dove la rete di distribuzione idrica sia molto ricca di calcare, è bene non usare l’acqua del rubinetto per annaffiare. Si consiglia in questi casi di utilizzare l’acqua proveniente dai deumidificatori o quella che fuoriesce dai condizionatori d’aria che risulta completamente demineralizzata; oppure si può utilizzare l’acqua di bollitura della pasta e delle verdure, una volta che è raffreddata. Nel caso l’unica possibilità sia utilizzare acqua di rubinetto calcarea, occorre lasciarla riposare per almeno 24 ore nell’annaffiatoio. In questo modo, il calcare in parte si depositerà sul fondo, quindi non usare l’acqua che rimane in fondo all’annaffiatoio per circa 2 cm.

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