Piante grasse, una guida completa: seminarle, le cure, il rinvaso

Per far durare molti anni cactus e altre piante grasse, “bisogna dimenticarli”, ovvero prestare loro pochissime, ma mirate cure, cure. È possibile anche seminarle da zero e creare un terrarium. Tutto quello che c'è da sapere e gli errori da non fare.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 27/04/2023 Aggiornato il 27/04/2023
Piante grasse, una guida completa: seminarle, le cure, il rinvaso

La diffusione delle piante grasse negli spazi abitativi o lavorativi è in costante crescita, così come il numero di appassionati o collezionisti. Note anche con il termine di piante succulente in virtù della capacità di immagazzinare acqua (genericamente definita “succo”) nei propri tessuti per poter sopravvivere, anche per lunghissimi periodi, in ambienti siccitosi o aridi, queste piante sono apprezzate e scelte in virtù di indiscutibili pregi, quali:

  • grande facilità di coltivazione e di collocazione negli spazi interni e buona adattabilità a essere mantenute all’aperto durante i mesi più caldi anche nelle regioni settentrionali;
  • notevole assortimento varietale che si manifesta con estrema diversità di forme botaniche e dimensioni;
  • grande valore ornamentale, soprattutto per quelle che emettono regolarmente fiori;
  • limitate esigenze riguardo a fertilizzanti, irrigazione e trattamenti  antiparassitari;
  • considerevole longevità;
  • ampia variabilità di prezzo, correlata alla tipologia e alla grandezza degli esemplari.

Come si coltivano le piante grasse

Esposizione

I cactus devono essere posti sempre in piena luce, non temono il sole diretto, ma se ne avvantaggiano. Solo la luce intensa consente alle piante mature di fiorire, a quelle in fase di crescita di incrementare il diametro e mantenere spine robuste e di un colore deciso. Per verificare se la luce è sufficiente osserviamo le spine, quando il colore perde d’intensità la pianta inizia a soffrire. Durante la buona stagione possono essere portati all’esterno purché siano sempre riparati da un tetto per evitare che il terreno si inzuppi per una pioggia improvvisa, e sempre senza sottovaso per dare modo all’acqua in eccesso di spandersi senza essere riassorbita. All’aperto si coltivano solo dove vi sia un clima davvero mite tutto l’anno predisponendo per tempo coperture di fortuna in materiale isolante da utilizzare al bisogno senza dover improvvisare.

Terriccio

Le piante grasse vogliono terriccio mediamente fertile, ma soprattutto leggero e ben drenante, in grado cioè di permettere il rapido sgrondo dell’acqua in eccesso, che può essere favorito anche dal posizionamento, sul fondo dei contenitori, di materiali inerti (argilla espansa, pietra pomice, ghiaietto). È di fondamentale importanza tener presente che i danni maggiori per le piante grasse si hanno quasi sempre a seguito di un accumulo di acqua nel substrato. La composizione di una corretta miscela è la seguente: 50% terriccio universale (costituito prevalentemente da torba bionda finemente sminuzzata ); 30 % sabbia di fiume, non calcarea; 20% materiale minerale finemente triturato (perlite, brecciolina, pietrisco). Circa la metà in peso o volume deve quindi essere costituita da materiale inerte, avente come unica funzione quella di favorire lo sgrondo dell’acqua in eccesso verso il fondo del contenitore.

Acqua 

Per questo tipo di piante vale la raccomandazione “scordatevi di loro”. In questo modo si è sicuri di non arrecare danni e, tutt’al più, la piante non cresceranno. Per le piante coltivate all’aperto sospendere le irrigazioni nel periodo autunno-invernale, già da settembre. Non utilizzare acqua fredda e preferire quella non calcarea.

Concime

La concimazione non è strettamente necessaria se si provvede al rinvaso annuale. Per piante che debbano ancora riempire il vaso somministrare solo da maggio a settembre un prodotto specifico per cactus ad alto contenuto di potassio.

Quali piante grasse tenere in casa?

Disponibili in un vasto assortimento di varietà e quindi con forme botaniche e dimensioni molto diverse, alcune anche di grande pregio, soprattutto le specie in grado di emettere fiori, le piante grasse sono un ottima scelta, non solo per chi ha un giardino.

Photogallery piante grasse 

Foto vivaio Valle dei fiori Garden Mantova, Gruppo Orlandelli

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Dove sistemare le piante grasse in casa

Quasi tutte le piante grasse sono originarie di zone caldo-aride semidesertiche, pienamente esposte all’insolazione diretta: in appartamento vanno quindi collocate nei punti di massima luminosità, per esempio a ridosso di una finestra ben illuminata, possibilmente priva di tendaggi.
Le temperature ottimali di crescita per la maggior parte delle succulente sono comprese tra 23 e 27 °C; deve essere inoltre garantita una temperatura minima di 5-7 °C. Le piante grasse sopportano discretamente bene il freddo, purché l’umidità dell’aria sia decisamente bassa, così come la quantità di acqua presente nel substrato.

I contenitori adatti

Per le piante grasse i migliori sono quelli in terracotta, porosi, quindi in grado di far evaporare l’eventuale acqua presente in eccesso nel substrato. Quelli in ceramica, plastica o altro materiale devono necessariamente essere forati sul fondo, al fine di permettere la fuoriuscita dell’acqua in eccesso, che non va mai lasciata nel sottovaso, di per sé scarsamente utilizzato per queste piante. Le piante grasse si prestano a realizzare composizioni miste in un unico contenitore (formazione di terrari).

Concimazione in casa

Le esigenze delle piante grasse sono modeste, tuttavia i fertilizzanti devono essere distribuiti regolarmente, specie nel caso di presenza contemporanea di più piante in un unico contenitore. Si consiglia di distribuire i fertilizzanti secondo due modalità:

  • concimazione d’impianto: prima di invasare le piante (o di porle in piena terra), miscelare al substrato un concime chimico in granuli, particolarmente ricco in fosforo, come il perfosfato minerale, per favorire il rapido sviluppo delle radici. Dosaggio: 5-7 grammi di concime per ogni litro di terriccio.
  • concimazione di mantenimento: si esegue una volta in primavera e una a fine estate, impiegando fertilizzanti (preferibilmente liquidi) specifici per piante grasse, ben dotati sia in azoto che fosforo. Durante il periodo di riposo autunno-invernale è opportuno non effettuare alcuna concimazione.

Servono irrigazioni minime

Le piante grasse sono note anche con il termine di “succulente” in virtù della capacità di immagazzinare acqua (genericamente definita “succo”) nei propri tessuti per poter sopravvivere, anche per lunghissimi periodi, in ambienti siccitosi o addirittura aridi. La loro richiesta di acqua è pertanto molto contenuta, ma non bisogna pensare che le succulente possano crescere bene senza essere bagnate. Si deve intervenire diversamente a seconda del periodo:

  • in primavera-estate irrigare con una certa frequenza (indicativamente ogni 4-5 settimane), solo se il terriccio risulti asciutto nei primi centimetri superficiali;
  • durante l’autunno-inverno bagnare indicativamente ogni 7-8 settimane.

Distribuire l’acqua sul substrato e mai sulle parti verdi: i tessuti, di per sé carnosi e già ricchi di acqua, permanendo umidi potrebbero essere colpiti da marciumi. Non irrigare con acqua fredda: la temperatura ottimale dell’acqua dovrebbe essere compresa tra 15 e 20 °C.  

Piante grasse: problemi ed errori di coltivazione

Le piante grasse sono molto diffuse nelle abitazioni e negli uffici perché presentano forme assortite, sfumature sorprendenti e richiedono poche cure. Però non sempre riescono a sopravvivere. Vediamo quali sono gli errori da evitare e le avversità parassitarie più comuni.

Scarsa illuminazione

Se posizionate in zone semioscure, o peggio, in ombra piena, le succulente iniziano a rammollire i tessuti; poi le parti verdi, soprattutto quelle agli apici,  ingialliscono, la crescita rallenta e la forma della pianta subisce modificazioni, quali l’incurvatura o l’assottigliamento dei fusti. Nei casi più gravi, si ha il veloce deperimento della pianta. Per rimediare alla situazione, è indispensabile riportare al più presto le piante in luogo pienamente luminoso, ma non a contatto diretto con raggi solari o fonti di luce artificiale.
Più sensibili risultano quelle a portamento colonnare o allungato: Pachycereus, Sansevieria, Euphorbia, Opuntia.

Eccesso di umidità

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In presenza di ristagno idrico prolungato, quindi di asfissia radicale, si assiste a un rammollimento, non dovuto a parassiti, dei tessuti. Inizialmente vengono interessate soprattutto le porzioni basali, poi anche quelle poste più in alto. Se i sintomi sono di limitata entità, il problema si può risolvere sospendendo le irrigazioni sino a quando il terriccio non sarà nuovamente asciutto per i primi 4-5 cm superficiali. Non serve concimare.
Tutte le specie sono sensibili, più diffusamente quelle a portamento colonnare, meno quelle a forma sferica o compatta.

Basse temperature

Correnti d’aria fredda invernale che entrano in casa, determinano inizialmente un ingiallimento-imbrunimento dei tessuti, che poi possono diventare bruno-nerastri e seccare. Medio-lunghi periodi di basse temperature possono causare, soprattutto se associati ad eccessi idrici nel substrato, la morte di esemplari anche di grande dimensione.
Più sensibili sono le specie con tessuti più molli: Crassula, Sansevieria, Kalanchoe, Schlumbergera.

Cocciniglie

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Sono i principali nemici delle piante grasse. Le due più comuni sono la cocciniglia cotonosa, che si presenta come ammassi biancastri cerosi e appiccicosi sotto i quali si nascondono gli insetti adulti, e la cocciniglia a scudetto, visibile sotto forma di piccole incrostazioni circolari, dure e di colore bianco-grigio o bruno-rossastro. Le piante attaccate dalle cocciniglie subiscono prima decolorazioni e ingiallimento delle parti verdi per sottrazione di linfa e poi disseccamenti superficiali dei tessuti e generale deperimento. Secondariamente possono favorire lo sviluppo di melata e di fumaggine. Si sviluppano prevalentemente sulle piante troppo irrigate o in quelle posizionate nei luoghi poco luminosi.
Risultano più sensibili specie quali Parodia, Agave, Mammillaria, Opuntia, Pachycereus, Echinocactus, Crassula.
Difesa: intervenire tempestivamente contro gli individui non ancora coperti dalle strutture di protezione con insetticidi specifici (oli minerali), che ricoprono gli insetti e li soffocano. Nel caso di attacchi di limitata entità  possono essere utili le irrorazioni con acqua e sapone di Marsiglia, seguiti da risciacqui con acqua. Nel caso di forte infestazione eliminare le porzioni più colpite. Ecco come eliminare la cocciniglia manualmente.

per eliminare la cocciniglia ci si procura dell’alcol denaturato e lo si distribuisce sulla pianta grassa tramite un pennello dalle setole rigide

1. Se la cocciniglia è presente su tutto il fusto della pianta grassa in misura massiccia, per eliminarla ci si procura dell’alcol denaturato e lo si distribuisce sulla pianta tramite un pennello dalle setole rigide: il pennello ben scolato dovrà essere passato con particolare cura nelle pieghe del fusto. Al termine dell’operazione risciacquare il fusto con acqua tiepida.

 
punta di cotone imbevuta in una soluzione composta al 50% di acqua e al 50% di alcol e colpire in modo puntuale i singoli scudetti della cocciniglia dalla pianta grassa

2. Una soluzione mirata, valida se l’attacco è limitato a pochi scudetti, è quella di usare un bastoncino con la punta di cotone imbevuta in una soluzione composta al 50% di acqua e al 50% di alcol e colpire in modo puntuale i singoli scudetti della cocciniglia in modo da eliminarli uno ad uno dalla pianta grassa.

Afidi

Poco diffusi e scarsamente pericolosi, generalmente si insediano sulle piante grasse provenendo da altre piante da interno. Sono di colore verde o bruno, si sviluppano alimentandosi dei succhi cellulari della pianta, causando deformazioni delle parti verdi più tenere, rallentamento di crescita nelle giovani piante. Possono inoltre trasmettere virus.
Più sensibili sono: Crassula, Kalanchoe, Echeveria.
Difesa: solo in caso di rilevanti presenze trattare con insetticidi a base di piretro o deltametrina.

Larve di nottue

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Attive soprattutto in primavera e inizi autunno, fuoriescono dal substrato generalmente durante le ore serali ed erodono tessuti carnosi e teneri.
Più sensibili sono le specie dotate di foglie, quali Crassula, Kalanchoe, Schlumergera, Sempervivum, Aloe.
Difesa: la loro presenza è dovuta all’impiego di terricci non di qualità, spesso derivanti dallo svaso di altre piante, nel quale le  larve erano presenti allo stadio di uova. La ricerca sulla pianta delle larve e la loro eliminazione rappresenta il sistema di contenimento più efficace.

Avvizzimento

In presenza di ristagno idrico prolungato, quindi di asfissia radicale, si assiste a un avvizzimento o rammollimento delle parti verdi, a volte seguito da un  rapido ripiegamento verso il basso.
Risultano più sensibili specie quali: Espostoa, Cereus, Opuntia, Stenocactus, Trichocereus, Euphorbia, Aloe.
Difesa: eliminare l’eventuale acqua che ristagna nel sottovaso e sospendere le irrigazioni sino a quando il terriccio non sarà nuovamente asciutto per i primi 4-5 cm superficiali. Non serve concimare. In fase avanzata qualsiasi intervento curativo con prodotti fitosanitari risulta spesso inutile, mentre nelle fasi iniziali possono risultare efficaci trattamenti con prodotti a base di rame o fosetil di alluminio, registrati per piante ornamentali.

Marciume  radicale

I primi sintomi appaiono nelle porzioni della pianta a contatto con il substrato, che ingialliscono e diventano molli; successivamente l’intera pianta  assume aspetto stentato, perde colore e consistenza, in quanto le radici non riescono più ad assorbire dal substrato elementi nutritivi da inviare verso i tessuti aerei. Nella fase finale della malattia, tutta la pianta rammollisce e si affloscia  a terra, oppure raggrinzisce  e facilmente si stacca dal substrato, in quanto le radici, ormai degenerate, non ne consentono più l’ancoraggio.
Risultano più sensibili specie quali: Rebutia, Opuntia,  Echinocactus, Mammillaria, Notocactus.
Difesa: come per l’avvizzimento, anche se i marciumi radicali sono molto più difficilmente curabili rispetto a questo, soprattutto in fase avanzata.

Muffa grigia

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Sulle parti verdi si notano delle aree di marciume molle e bruno che in presenza di elevata umidità relativa si ricoprono della caratteristica muffa grigia. Si ha il disfacimento dei tessuti verdi e il rapido deperimento degli esemplari piccoli. Il fungo si sviluppa in condizioni di clima caldo umido.
Risultano più sensibili specie quali: Opuntia,  Echinocactus,  Mammillaria, Notocactus. Crassula,  Euphorbia,  Haworthia, Sansevieria, Schlumbergera.
Difesa: ridurre le irrigazioni, mantenere  in posizione luminosa e ben arieggiata, trattare, solo in caso di grave attacco, con prodotti fitosanitari a base di tebuconazolo. 

Fumaggine

I funghi della fumaggine proliferano sui residui zuccherini (melata) secreti da afidi e da cocciniglie e attaccano le piante indebolite per scarsa nutrizione o quelle troppo ombreggiate. I sintomi sono caratteristici: formazione di coperture nerastre e polverose sulle porzioni verdi; deformazione delle parti verdi, soprattutto quelle giovani, che, nel caso di attacchi prolungati, non ricevendo la luce necessaria, ingialliscono e si ripiegano verso il basso.
Risultano più sensibili specie quali: Crassula,  Echeveria,  Aloe, Lithops, Kalanchoe.
Difesa: in caso di forti incrostazioni lavare le parti colpite con una soluzione di acqua e sapone di Marsiglia e successivamente risciacquare abbondantemente.

Acari o Ragnetti

Si rinvengono solo su quelle succulente dotate di foglie carnose sulle quali, specialmente in quelle più giovani, si vedono piccole punteggiature argentate o brune. In caso di attacchi pesanti e ripetuti, le strutture verdi subiscono decolorazioni e deformazioni, con generale deperimento vegetativo, particolarmente grave sulle piante giovani.
Risultano più sensibili specie quali: Crassula,  Aloe, Kalanchoe.
Difesa: utilizzare prodotti chimici specifici (acaricidi) registrati per piante da interni.

Piante grasse: cure speciali se rimangono in casa

Le piante grasse, chiamate anche piante succulente, spesso rimangono dentro casa durante il periodo estivo anche se l’ideale sarebbe poterle trasferirle all’aperto fino alla fine di settembre. In ogni caso, sia le specie coltivate all’aperto che all’interno devono essere sottoposte a cure diverse dalle altre piante d’appartamento.

La polvere

Le piante grasse devono essere spolverate in modo costante soprattutto se si tratta di più esemplari coltivati in una composizione. La polvere stratificata oltre a nascondere il colore della pianta, potrebbe ostacolare il normale processo della fotosintesi clorofilliana.

 

spolverare le piante grasse senza peli con un pennello morbido, delicatamente, pulendo bene anche le cavità

1. Se si tratta di specie di piante grasse non provviste di peli, spolverarle con un pennello morbido, delicatamente, pulendo bene anche le cavità.

Per spolverare le piante grasse provviste di spine e peluria, senza danneggiarle, utilizzare un phon con aria fredda e mantenere una distanza dai fusti di almeno 15 cm

2. Per spolverare le piante grasse provviste di spine e peluria, senza danneggiarle, utilizzare un phon con aria fredda e mantenere una distanza dai fusti di almeno 15 cm. Il getto d’aria non deve essere troppo forte.

 

Togliere i fiori appassiti dalle piante grasse

Per garantire una fioritura prolungata e per conservare la salute della pianta è necessario eliminare i fiori appassiti. Ripetere questa operazione ogni volta che termina la fioritura. Se la pianta ha le spine, indossare un paio di guanti.

Per staccare in modo corretto il fiore afferrarlo tra il pollice e l’indice e staccarlo delicatamente.

Per staccare in modo corretto il fiore della pianta grassa afferrarlo tra il pollice e l’indice e staccarlo delicatamente.

Le parti malate

Tutte le parti delle piante colpite da parassiti in modo diffuso devono essere rimosse. Oltre che le foglie potrebbero ammalarsi altre porzioni, per esempio il fusto, e il danno, in questo caso, è più evidente ed importante. Se le parti malate si trovano vicino alle radici, queste possono essere danneggiate: in tal caso diventano scure e devono essere rimosse se si vuole far sopravvivere il resto della pianta.

Utilizzando un paio di cesoie ben affilate eliminare fusti, germogli e foglie malate dalle piante grasse almeno 2 centimetri sotto la parte colpita

Utilizzando un paio di cesoie ben affilate eliminare fusti, germogli e foglie malate dalle piante grasse almeno 2 centimetri sotto la parte colpita. Lasciare cicatrizzare all’aria.

L’acqua non deve mancare

Durante tutto il periodo estivo, le piante succulente devono essere annaffiate regolarmente bagnando solo il substrato di coltivazione. Prima di bagnare verificare che il terriccio sia perfettamente asciutto: basta inserire un dito nel terreno. In genere una somministrazione di acqua settimanale è sufficiente; talvolta, durante le giornate più afose di agosto, può essere necessario intervenire con maggiore frequenza.

Se è necessario il rinvaso della pianta grassa

In tarda primavera, quando è il momento di mettere all’aria aperta le piante grasse, bisogna controllare che non siano infestate dai parassiti o che non abbiano bisogno di un nuovo contenitore. In primavera le cactacee si risvegliano dal riposo vegetativo ma è solo da maggio, con le temperature stabilizzate e l’aria più calda, che si possono spostare all’aperto dove potranno godere di luce solare diretta e di una buona ossigenazione. Prima di spostarle è necessario assicurarsi che siano in buona salute e pronte ad affrontare la stagione estiva. Le piante grasse che vivono nelle nostre case, nonostante siano assai longeve, sono quelle soggette meno frequentemente al cambio di vaso. La causa è il lento ritmo di crescita, determinato sia dalla fisiologia tipica di queste piante, sia dalle condizioni spesso non ottimali degli ambienti interni. Le piante grasse devono essere collocate in luogo pienamente e omogeneamente luminoso per tutto l’arco dell’anno, vanno bagnate e concimate. Per molte piante cresciute in condizioni favorevoli, può essere necessario cambiare il contenitore. L’operazione va fatta durante i mesi più caldi dell’anno, da giugno ad agosto, quando le succulente sono in fase di attiva crescita e rispondono meglio ai rinvasi.

Quale vaso per le piante grasse?

Per le piante grasse è meglio scegliere contenitori in terracotta che, al di là del valore ornamentale, offrono il vantaggio di essere porosi, quindi di consentire la perdita dell’acqua per evaporazione dalle pareti. Ciò risulta vantaggioso, perché qualsiasi eventuale eccesso di irrigazione (dannoso per le succulente) può essere rapidamente smaltito. Qualsiasi contenitore deve comunque avere necessariamente uno o più fori di drenaggio.
L’apparato radicale della maggior parte delle piante grasse è poco profondo e tende ad espandersi soprattutto lateralmente. Pertanto, per la maggior parte delle specie (Ferocactus, Echinocactus, Mammillaria, Aloe, Opuntia, Crassula, Echinopsis) sono preferibili i contenitori tipo ciotola o conca, quindi più larghi che alti. Per le piante grasse colonnari vanno necessariamente scelti vasi di grande dimensione, in grado di stabilizzare l’esemplare.

Ecco come procedere

 

rinvasare le piante grasse

➜ Acquistare un substrato per piante grasse oppure fare una miscela tipica per piante grasse con: 50% terriccio torboso (costituito per lo più da torba bionda finemente sminuzzata); 30 % sabbia di fiume; 20% materiale minerale finemente triturato (argilla espansa, pietrisco) (foto 1). L’importante è che sia mediamente fertile, poroso e perfettamente drenante, poiché i ristagni di acqua creano le condizioni favorevoli per lo sviluppo di funghi che possono far marcire le radici e il colletto;
➜ se il contenitore è capiente, porre sul fondo uno strato (3-5 cm) di argilla espansa a grana grossolana, per agevolare il drenaggio;
➜ poco dopo averla bagnata, la pianta va tolta dal vaso (anche aiutandosi con guanti o carta se ci sono le spine; foto 2), facendo in modo che il pane di terra, generalmente costituito da matrice tendenzialmente sciolta e friabile, rimanga ben aderente all’intero apparato radicale;
➜ inserire la pianta nel nuovo contenitore e aggiungere substrato, pressandolo attorno alla sua base (foto 3);
irrigare subito, ma con modesti quantitativi; ripetere l’intervento non appena il terreno tende ad asciugarsi;
evitare di collocare il sottovaso, dannoso per le succulente.

Seminare le piante grasse

La semina è un metodo riproduttivo praticabile con successo anche per le piante grasse. Occorrono solo alcune attenzioni rispetto a contaminazioni, luce e umidità. Gli esemplari ottenuti ci stupiranno, anche per la loro velocità di crescita. Gli appassionati di piante succulente sono forse i più numerosi dopo gli appassionati delle rose; in entrambi i casi, la maggior parte di loro non parte dalla riproduzione, ma acquista soggetti giovani da crescere e ambientare nella propria realtà. Se per le rose la semina è un procedimento insolito e si moltiplicano in genere per talea, per le succulente la semina è una realtà possibile, alla portata più di quanto si possa credereLa primavera è il momento giusto per procedere: seminare adesso significa poter spostare all’esterno le giovani pianticelle in un periodo favorevole, che consentirà di farle crescere e rinforzarle prima del rientro autunnale. Servono pazienza e attenzioni costanti, che restano la migliore cura per piante che, quando sono giovani, hanno una capacità e una velocità di sviluppo superiori a quelle che i principianti si attendono. Non è comunque una pratica elementare ma, seguendo in modo preciso le indicazioni, i risultati potrebbero essere incoraggianti.

Semi di piante grasse: cactus, echeveria, mammillaria

Semi di piante grasse: cactus, echeveria, mammillaria

Dove procurarsi il seme

Il seme delle piante succulente non è più una rarità e si può trovare anche nei garden con un buon assortimento, in particolare se tengono piante curiose e facili, come le lithops. I semi si possono acquistare anche sul Web, dove la scelta è molto estesa e si può trovare il cactus preferito. È importante che i semi abbiano un’età di uno o due anni, e non siano più vecchi.

Il terriccio

Dopo la scelta del seme, il terriccio giusto è il segreto del successo. Se la coltivazione avviene in un substrato specifico, non può essere diversamente per la semina. Bisogna partire da un terriccio specifico per cactacee non utilizzato in precedenza, vagliato per eliminare la parte più grossolana, a cui aggiungere lapillo e pomice fine per migliorare il drenaggio e ridurre lo sviluppo di marciumi, muffe, alghe e muschi. Il substrato ottenuto sarà un terriccio minerale con un limitato contenuto di sostanza organica, per lo più apportata da torba. Un contenuto elevato in sostanza organica e le contaminazioni (batteri e spore fungine) del terriccio, degli strumenti e degli ambienti, favoriscono la comparsa di problemi fungini. Per eliminare possibili fattori di contaminazione, si può procedere alla “cottura” del terreno, ovvero si mette in forno per un’ora a una temperatura di 70-80 °C oppure nel microonde per dieci minuti al livello massimo.

Il vaso

Per la semina, inizialmente si possono utilizzare i vasi. Se, poi, ci si appassiona, si potrà acquistare un germinatore che potrà servire anche per sementi di altre piante. I vasi andranno lavati per eliminare quanta più sostanza organica possibile e poi passati con acqua e ipoclorito di sodio, la normale candeggina, per disinfettarli. Preferire vasi in materiale plastico di profondità limitata, sempre scuri, perché la luce favorisce lo sviluppo di muschi e alghe.

Come procedere con la semina

Riempire i vasi con il terriccio preparato, spianarlo, pressarlo leggermente e coprirlo con un sottile strato di materiale inerte (lapillo o pomice fini e ghiaietto di quarzo o sabbia). Poi spargere i semi: quelli più piccoli (diametro inferiore a un millimetro) non andranno ricoperti, mentre quelli più grossi andranno parzialmente ricoperti con lo stesso materiale inerte, per uno spessore paragonabile a quello del seme. Si procede adesso a bagnare il vaso, sempre dal basso, ponendolo in un contenitore dove sarà presente una soluzione di acqua demineralizzata (preferibilmente bollita) e, per ridurre rischi di infezioni fungine, un prodotto anticrittogamico (da utilizzare secondo le indicazioni del produttore). Può anche essere aggiunto un attivatore della germinazione, da acquistare presso rivenditori specializzati. Basterà lasciare il vaso nel contenitore con acqua e si vedrà l’umidità risalire per capillarità.

La fase della germinazione

Il seme, a contatto con l’acqua, l’assorbe e iniziano due serie di processi: uno fisico e uno chimico-biologico. Assorbendo acqua il seme si rigonfia e questo contribuirà alla rottura dei tegumenti, permettendo all’embrione di uscire. L’acqua assorbita avvia un processo di attivazione degli enzimi e, a caduta, la lisi (la dissoluzione) delle sostanze di riserva che consentono lo sviluppo dell’embrione. A questo punto bisognerà porre il contenitore nel germinatore, oppure ricoprire il vaso con un materiale trasparente, tipo un vetro, un sacchetto di plastica o con pellicola da cucina. Questo isolamento permette di mantenere un’umidità dell’aria prossima alla saturazione e consentirà alla luce di passare. I semi delle piante succulente hanno un elevatissimo bisogno di luce, che varia secondo le specie da un minimo di undici ore fino a quattordici ore il giorno, sempre non diretta. Quando questo non è possibile, la luce naturale potrà essere integrata con l’illuminazione artificiale, ricorrendo alle lampade (sono preferibili quelle specifiche per le piante). L’escursione termica gioca un ruolo importante e dovrà essere intorno ai 18 °C di notte e più alta, al massimo 25-26 °C, durante il giorno.

Germogli di Aloe vera che spuntano dal terriccio nel vaso

Germogli di Aloe vera che spuntano dal terriccio nel vaso

Quanto tempo ci vuole?

I tempi di germinazione sono piuttosto elastici e dipendono da più fattori: si va dai soli quattro giorni per gli Astrophytum a circa due settimane; per alcune specie, poi, sono del tutto imprevedibili. Per tutte, se dopo un mese non è comparso nulla, si può dire che la semina è fallita e bisogna riprovare, prestando maggiore attenzione a tutti i passaggi. Se il seme non germoglia, i fattori responsabili potrebbero essere imputabili alla qualità del seme, alla scarsa intensità luminosa, alle temperature troppo alte o troppo basse o a errori commessi nella procedura.

I piccoli cactus Astrophytum germogliano in soli 4 giorni

I piccoli cactus Astrophytum germogliano in soli 4 giorni

Il periodo più critico è dopo la germinazione

La fase che segue la germinazione è la più difficile, perché le giovani pianticelle sono molto delicate. L’umidità del substrato andrà progressivamente ridotta, iniziando ad alzare la copertura per arieggiare una volta al giorno o bucherellando il film plastico, cercando di spostare l’umidità verso un tasso del 50-60%.  
Le bagnature devono sempre avvenire dal basso, utilizzando una volta al mese anche il prodotto fungicida. Si iniziano a bagnare dall’alto quando avranno un’età di 150 giorni, perché a questo punto avranno sviluppato radici sufficienti a tenerle ancorate al terreno.
L’esposizione al sole dovrà essere graduale. Un viraggio di colore verso il rosso indica un’esposizione eccessiva; piante filate e deboli, di colore chiaro, una insufficiente.
Fra il quarto e il quinto mese si può iniziare a fertilizzare con prodotti liquidi specifici per cactacee a un terzo del loro dosaggio, distribuendoli ogni due settimane. Un eccesso di nutrienti in questa fase può favorire la comparsa di forme patologiche. Procedendo nel tempo si diradano gli interventi e si aumenta il dosaggio.
Le piantine si possono spostare in un contenitore diverso quando avranno raggiunto dimensioni tali da consentire l’operazione senza problemi, oppure si lasciano nel vasetto originale fino al rinvaso vero e proprio. Il primo rinvaso, per la maggior parte delle Cactaceae, può essere effettuato dopo 8 e 14 mesi.

Attenzione: i semi estratti devono prima maturare!

Chi raccoglie la semente da una pianta succulenta, previa estrazione dal frutto, con lo scopo di utilizzarla per la semina, deve ricordare che i semi devono essere lasciati maturare: freschi non germinano.

Piante grasse minuscole

Le piante grasse di dimensioni minuscole sono sempre più apprezzate. Perché soddisfano la voglia di verde ma richiedono poche cure, hanno forme e colori strani e costano davvero poco.

mini-succulente
Il gusto per il piccolo, per il particolare minuto, è sempre più apprezzato soprattutto nelle piante succulente. Le piante grasse di taglia ridotta, in vaso di 4-10 cm di diametro, alte fino a 10-15 cm, sono perfette per chi ha una casa molto piccola o solo un davanzale o per chi vuole aggiungere un punto di colore sulla scrivania dell’ufficio. E piacciono a tanti, come testimonia l’ampia offerta dei garden e degli espositori alle fiere; non solo ai bambini. Esiste una nutrita schiera di collezionisti sempre disposti ad acquistare le novità che incontrano, di curiosi attirati da forme e colori strani e di persone che cercano proposte a bassa manutenzione a costi davvero contenuti.
Le piccole piante grasse proprio perché non richiedono cure assidue e una propensione personale per il verde, sono vissute alla stregua di un oggetto d’arredamento che, invece di spolverare, si deve soltanto bagnare in modo sporadico. Destinate a crescere poco o, ancor meglio, a restare uguali a se stesse per lungo tempo, formano con il portavasi un’unità indissolubile, una forma di valorizzazione del vaso, scelto per il suo valore decorativo e non per quello funzionale. Alti, panciuti, policromi, discreti nel loro bianco assoluto, intonati o a contrasto con la superficie d’appoggio, lucidi od opachi, in materiale tecnologico oppure nella vecchia terracotta rivisitata, possono accontentare i gusti di tutti. In un garden di buone dimensioni troverete sempre un’offerta nutrita che ogni anno si arricchisce di linee con colori, materiali e forme nuove. Le piccole dimensioni consentono ai più creativi di riutilizzare oggetti di recupero come scatole di legno, tazzine da caffè e tazze, barattoli e vasetti, latte, zuccheriere, bicchieri colorati.  

Alcune cure sono fondamentali

Tutte le piante in vaso, se luce e temperatura sono idonee, dipendono strettamente da quelli che sono gli apporti esterni per nutrienti e acqua, soprattutto l’acqua perché si esaurisce in tempi brevi.
Trattando la stessa specie o la stessa tipologia, per esempio i cactus sferici, più la pianta sarà grande e maggiori saranno le probabilità di superare una crisi perché maggiori sono le sostanze di riserva; più le piante sono piccole, minori sono le loro riserve e la loro capacità di resistere. Per questa ragione coltivare piante succulente di piccola taglia non è difficile ma richiede cure assidue e cadenzate.
Possiamo dimenticarci un cactus sferico di 20 cm di diametro anche per tre mesi, non uno di soli 5 centimetri. A fronte di un forte stress idrico le piante più piccole sono le prime, a parità di resistenza, a morire. Importante è anche considerare che le limitate dimensioni del vaso incidono perché minori saranno i volumi da esplorare, la capacità di trattenere acqua e quella di fornire nutrienti.

I vantaggi del vaso minuscolo

Per ovviare alle dimensioni di un contenitore piccolo si potrebbe pensare di sceglierne uno più grande trapiantando i mini cactus. Ma lo sconsigliamo soprattutto perché in un contenitore più grande perderemmo quel rapporto dimensione vaso/pianta che rappresenta uno dei punti di forza e di fascino di queste piante.
Inoltre il vaso piccolo ci pone al riparo dal rischio più diffuso: i marciumi radicali per eccesso di bagnature. È facile, infatti, incorrere nell’errore di somministrare acqua non in base alle reali necessità della pianta ma in funzione delle dimensioni del vaso. E, in un vaso grande, il substrato, per quanto ben drenato, resterebbe bagnato troppo a lungo e l’acqua effettivamente assorbita dalla pianta non contribuirebbe ad asciugarlo. Il perdurare di queste condizioni, unito a temperature non ottimali, si rivela spesso letale. I tessuti divengono molli e spesso, raggiunto questo stadio, è solo questione di tempo per arrivare alla fine anche se la pianta per mesi non cambia colore o forma. In un vaso piccolo la zolla, piccola e in parte anche occupata dalle radici, tratterà poca umidità che sarà assorbita senza correre rischi.
Gli apporti nutrizionali potranno essere veicolati dall’acqua di bagnatura utilizzando un fertilizzante specifico in forma liquida o solubile in modo efficace e senza sprechi, ma sempre osservando i tempi indicati dal produttore e dimezzando i dosaggi per non elevare troppo la salinità del terreno e promuovere una crescita indesiderata.

Come bagnarle

Le piante grasse di taglia mini alloggiate in vasi piccoli andranno bagnate in modo regolare, una volta la settimana se le temperature superano i 24 °C, una ogni due se le temperature sono sopra i 20 °C, una volta il mese se la temperatura è stabile intorno ai 18°. Si sospendono del tutto sotto i 16 °C. Si bagnano al piede, con acqua a temperatura ambiente lasciata riposare per eliminare e il cloro, possibilmente non calcarea per evitarne l’accumulo nel tempo. Sempre con moderazione e in modo che la pianta non possa riassorbire quella in eccesso.

Se non crescono

Per sapere se le vostre piccole piante grasse sono in salute, bisogna tenere sotto controllo le dimensioni. Se la pianta non cresce qualcosa non va: provate a migliorare l’esposizione, a modificare la frequenza delle bagnature e usate un fertilizzante per cacatacee a dosaggio pari un quarto di quello indicato. Le correnti fredde provocano la caduta delle foglie e gli urti ripetuti la comparsa di ferite o annerimenti. In caso di assenza prolungata, quando si abbassa il termostato, ponetele piante in posizione rialzata: questo piccolo accorgimento basta per guadagnare un grado.

Attenti alle spine

Le spine, anche quelle più piccole, sono insidiose: una volta infisse sono difficili da togliere proprio perché sottili e setolose. Quelle più dure potranno ferirvi ma sono più facili da gestire nel manovrare la pianta.

Le opuntie, piccoli fichi d’India

Opuntia diademata

Opuntia diademata

Fra i cactus dotati di spine sottili, le opuntie sono quelli più diffusi. In particolare Opuntia microdasys, nelle varietà a spine bianche o gialle, raccolte in piccole areole e piccole pale che ne fanno una miniaturizzazione di un fico d’India, è conosciuta da tutti. Pianta di portamento compatto deve essere posta in pieno sole perché con luce non diretta nel giro di qualche anno perde la forma ordinata e compatta.  
Opuntia diademata all’opposto presenta spine lunghe che sembrano essere pericolosissime ma sono in realtà di consistenza cartacea. La pianta si compone di diversi articoli, si chiamano così i segmenti di fusto, di colore grigio verde, leggermente mammellonati.

Le mammillarie multiformi

Le mammillarie sono un genere di piante succulente ricchissimo, in genere formato da corpi sferici, spesso fusi in numerose colonie, ma anche “mostruosi” come la Mammillaria crestata che ha una struttura a ventaglio con sviluppo irregolare tanto da sembrare cerebriforme. Ricoperta di numerosissime spine, caratteristica comune a quasi tutti i rappresentanti del genere. Ma non è la sola a presentare uno sviluppo simile tanto che i cactus crestati sono spesso oggetto di un collezionismo particolare.
Mammillaria polythele nuda ha una struttura sferica, geometrica ma non rigida, accompagnata da un corpo che si articola in tantissime cuspidi portanti all’apice le spine.
Mammillaria muehlenpfordtii si presenta in fase giovanile come un cactus globoso singolo che crescendo si divide in due unità ripetendo il processo fino a formare strutture con dozzine di teste che possono coprirsi di fiori rosso carminio.

Gli sferici minuscoli

Echinopsis subdenudata

Echinopsis subdenudata

Non sempre le piante grasse di piccola taglia sono “nane”, spesso si tratta di piante giovani messe in condizioni tali da crescere con grande lentezza per la scarsità di nutrienti. Vista la bassa velocità di crescita, tutti i cactus sferici sono utilizzati come piante di piccola taglia, tuttavia si mostrano spesso molto fragili perché sono quelli che più facilmente raggrinziscono, cambiano colore e muoiono. Accanto al classico e perfetto grusone (Echinocactus grusonii), che resta il preferito dal pubblico, possiamo ricordare:

  • Echinopsis subdenudata è un cactus facile e resistente al freddo che si presenta in forma sferica o leggermente allungata, organizzato in dieci o dodici costole che portano lungo il margine areole bianche con spine corte. Esposto al sole diretto tende ad arrossarsi.
  • Gymnocalycium è un genere di piante di forma globulare con fusto singolo poco spinose capaci di riprodursi per l’emissione di polloni basali che presentano secondo la specie considerata leggere variazioni morfologiche. Originarie del Sud America sono di facile coltivazione.
  • Parodia è un genere di piante che annovera forme molto diverse, da globose a colonnari, che presentano il difetto, se sottoposte al freddo, di soffrire di distacco delle radici. Per evitare che ciò avvenga evitare di scendere sotto i 10°C.
  • Euphorbia horrida non è in realtà un cactus ma un arbusto con fusti succulenti dotata di un grande polimorfismo, sferica ad inizio sviluppo e poi colonnare. I caratteri generali sono l’organizzazione in costole piuttosto profonde e la capacità di emettere lattice irritante se ferita.

Per i collezionisti di piante grasse

Chi vuole avviare una piccola collezione acquisti sempre piante che riportino una chiara nomenclatura con genere, specie e possibilmente varietà. Eseguire un riconoscimento preciso a posteriori è più difficile di quello che si pensi per il gran numero di specie che si somigliano, per una notevole variabilità soggettiva e per la presenza di molte varietà.

Le piante grasse che resistono al freddo

Le piante grasse, o succulente, nell’immaginario comune vengono sempre associate a località calde e aride, aree costiere o addirittura desertiche. Invece esistono diverse piante grasse in grado di resistere in climi caratterizzati da temperature molto basse, per esempio sugli Appennini dove il clima invernale può essere molto rigido. È il caso di alcune specie appartenenti ai generi Sempervivum e Sedum, estremamente rustiche e resistenti, particolarmente adattabili a condizioni climatiche rigide e difficili, con temperature vicine ai -20 °C. Eccole nel dettaglio.

Sempervivum

Sempervivum montanum, S.tectorum, S. arachnoideum sono specie con una struttura a rosetta costituita da foglioline succulente inserite strette le une alle altre; sono di colore verde, ma tendono ad arrossare ed imbrunire dall’autunno in avanti. In primavera emettono piccoli fiorellini con tonalità variabile dal rosa al rosso porpora.

Sedum

Sedum pachyphyllum, S. rubrotinctum, S. sieboldii e S. palmeri hanno foglioline di diversa forma (schiacciate e tendenzialmente ovali), carnose, di colori variabili dal grigio al rossastro. Emettono infiorescenze terminali composte da fiorellini stellati di colore variabile dal giallo al rosa.

Graptopetalum

Sempre appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, Graptopetalum paraguayense è una piantina grassa caratterizzata da foglie succulente di color grigio-argenteo; il suo sviluppo contenuto la rende perfetta per la coltivazione in vaso. Richiede pochissime cure ed è molto resistente al freddo, fino ai -20°C. In primavera emette grappoli di fiorellini bianchi.

Delosperma

Un’altra specie succulenta, resistente al freddo fino a -10°C, è Delosperma cooperi (pianta appartenente alla famiglia delle Aizoaceae). È una pianta dal portamento strisciante, tappezzante, in grado di svilupparsi lateralmente andando a occupare ampie superfici che, per tutta la stagione primaverile-estiva, ricopre di vivaci fiori rosa-violacei. Le sue foglioline sono piccole e allungate a cuneo (lunghe 1-2 cm), carnose.

Attenzione all’acqua

Il nemico principale di queste piante grasse non è il freddo ma l’umidità, sia quella atmosferica sia del terreno.
Non bisogna mai bagnarle in questi periodi: l’acqua, gelando, provocherebbe danni irreversibili ai tessuti della pianta, compromettendone la vitalità.
Per lo stesso motivo, è importantissimo che il terreno sia perfettamente drenante, quindi poroso e non pesante o compatto: il ristagno di acqua nel terreno è dannosissimo sia perché può provocare lo sviluppo di marcescenze a livello radicale e del colletto della pianta, sia per il rischio di congelamento dei tessuti della pianta.

Una curiosità: i fiori dei cactus dipendono dall’età

Anche i cactus possono fiorire tenendo presenti due fattori: l’età e il rispetto del ciclo stagionale. Il primo fattore si rende evidente non tanto in piante semplici e di piccola taglia come i delosperma e le altre “margherite” succulente ma, ad esempio, nei cactus sferici o colonnari.
Un esempio su tutti, il grusone. Raggiunta una certa età, ma anche una certa taglia (che corrisponde alla maturità) e a un buon stato trofico, la pianta inizia a fiorire e ogni anno, se non intervengono stati di crisi, continuerà a fiorire finché vivrà. Il secondo fattore si rende evidente nei cactus allevati in casa tutto l’anno.
I soggetti tenuti in casa non subiscono variazioni di clima significative per tutto l’anno e finiscono per destagionalizzarsi, vivendo in una sorta di limbo favorevole alla crescita e al mantenimento ma privo di stimolazioni che non li porta fiorire. Le stesse piante ricoverate nei mesi invernali in un locale freddo e luminoso, come potrebbe essere una scala vetrata, non più bagnate già da settembre, stimolate con nuove bagnature e fertilizzazioni a base di fosforo e potassio all’innalzarsi delle temperature, se vengono spostate all’esterno quando le minime notturne non scendono più sotto i 10°C, saliranno a fiore con regolarità e copiosamente, presentando, secondo la specie, una rifiorenza quasi continua per diversi mesi, grazie all’elevato numero di boccioli sviluppatisi in successione, o in più cicli “esplosivi”.
Questo è il modo corretto di rispettare il ciclo biologico della pianta rendendolo il più simile possibile a quello che avrebbero in natura. Piante selezionatesi in climi aridi ed estremi salgono a fiore solo quando le condizioni sono ottimali, idonee anche alla riproduzione, operazioni queste (fioritura e sviluppo semi) assai dispendiose in termini di acqua e nutrienti.

Fai da te: un terrarium di piante grasse

Il terrarium proposto evoca un paesaggio che ricorda le regioni aride, grazie all’uso delle piante grasse. Colore e dimensioni della vegetazione creano un effetto naturale, a cui si aggiunge il tocco contemporaneo del contenitore. Da sistemare alla luce, ma non sotto i raggi del sole, e bagnare nebulizzando una volta al mese.

Che cosa occorre
• 1 vaso di vetro con maniglia h 24,5 cm, L 46 x Ø 21,5 cm
• Substrato per Cactaceae
• 2 confezioni di granulato bianco di piccola pezzatura (1 confezione da 550 ml)
• mezza confezione di pietre decorative colore natural (1 confezione da 550 ml)
• 1 Echeveria crestata ‘Chrissy’n Ryan’, vaso Ø 4 cm
• 1 Crassula perforata, vaso Ø 4 cm
• 1 Crassula rupestris, vaso Ø 4 cm
• 1 Anacampseros rufescens variegato, vaso Ø 4 cm
• 1 Lemaireocereus pruinosus, vaso Ø 4 cm
• 1 Echeveria, vaso Ø 4 cm
• paletta da giardino
• pinze a manico lungo

Inserire, a piccole manciate, il granulato bianco

1. Lavare e asciugare bene il vaso di vetro senza lasciare aloni. Inserire, a piccole manciate, il granulato bianco fino a formare uno strato alto circa 3-4 cm, per assicurare un drenaggio adeguato. Uniformare e pareggiare il più possibile l’altezza del granulato.

introdurre nel vaso di vetro il terriccio per succulente

2. Aiutandosi con la paletta, introdurre nel vaso di vetro il terriccio per succulente, sempre poco per volta per non sporcare le pareti del contenitore. Formare uno strato di circa 10 cm, cioè poco più alto rispetto ai vasetti delle piante che verranno interrate, per consentire un adeguato sviluppo dell’apparato radicale. Uniformare lo strato ed esercitare una leggera pressione con la mano.

creare 6 buchi larghi quanto il vasetto

3. Irrigare le piantine in vaso e lasciarle scolare. Poi, con la paletta, creare 6 buchi larghi quanto il vasetto (4-5 cm) per facilitare le operazioni successive, evitando di pungersi e sporcare le pareti con la terra.

inserire nel terriccio le piante con le spine

4. Per inserire nel terriccio le piante con le spine, come Lemaireocereus pruinosus, oppure quelle che possono danneggiarsi, è consigliabile usare le pinze, meglio se di acciaio, con le quali agganciare saldamente il pane di terra. Con precauzione, inserire Lemaireocereus nel buco appositamente creato nella parte retrostante del vaso, a fare da sfondo.

interrare dapprima Crassula rupestris e poi Crassula perforata

5. Con lo stesso metodo interrare dapprima Crassula rupestris e poi Crassula perforata (entrambe le piante hanno fusticini eretti) a destra e a sinistra della prima pianta inserita, in posizione leggermente avanzata.

pulire con un panno eventuali tracce di substrato

6. Davanti a Lemaireocereus, nello spazio tra le due Crassula inserire Echeveria crestata ‘Chrissy’n Ryan’. Alla sua sinistra, in posizione avanzata, Anacampseros rufescens variegato e in prima linea, davanti a tutti la rosetta di Echeveria. Premere il terriccio e creare un leggero dislivello, come un pendio, dalle 3 piante iniziali verso le 3 finali. Terminati gli inserimenti, pulire con un panno eventuali tracce di substrato o polvere dall’interno del contenitore.

distribuendo in copertura il ghiaino

7. Terminare distribuendo in copertura, sempre a piccole manciate, il ghiaino in colore natural per chiudere la composizione. Si ottiene un effetto decorativo, che ricorda i colori e le atmosfere dei luoghi di origine delle piante.

terrarium

Si ringrazia Leroy Merlin (www.leroymerlin.it) per tutti i materiali e per l’ospitalità durante il servizio fotografico nel negozio di Varese Solbiate Arno.

Per gli appassionati di catus

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