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Con l’arrivo dell’autunno, gli agapanti (Agapanthus spp., famiglia delle Amaryllidaceae) si preparano a un periodo di quiete, in netto contrasto con l’esuberanza estiva della loro fioritura. Le foglie nastriformi, lunghe e arcuate, spesso ingialliscono o si ritirano, lasciando emergere solo ciuffi discreti di vegetazione, protetti dal freddo. Le piante, bulbose e resistenti, rimangono in riposo nel terreno, pronte a rinnovarsi con il ritorno della stagione mite.
Gli alti steli che in estate portavano globi di fiori blu-azzurri ora appaiono spogli e asciutti, ma mantengono un’eleganza scultorea: sfere secche e leggere che si stagliano contro il cielo pallido, muovendosi lievemente al vento.
Anche senza colori vivaci, l’agapanto conserva un fascino sobrio e raffinato: testimonianza silenziosa del ciclo delle stagioni, in attesa del calore che riporterà nuova vita.
Coltivazione in vaso
Coltivare l’agapanto in vaso è una soluzione ideale per chi dispone di un terrazzo, di un balcone o di un piccolo giardino e desidera godere della sua spettacolare fioritura estiva. Si tratta infatti di una pianta che si adatta molto bene alla coltivazione in contenitore, purché vengano rispettate alcune semplici regole.
Il nostro approfondimento su come coltivare l’agapanto in grossi vasi
Innanzitutto, il vaso deve essere ampio e profondo, perché gli agapanti sviluppano rizomi carnosi e vigorosi che tendono ad allargarsi nel tempo. Un contenitore di almeno 30–40 cm di diametro e altrettanta profondità è l’ideale. È fondamentale che sia ben drenato, quindi deve avere fori sul fondo e, possibilmente, uno strato di argilla espansa o ghiaia per evitare ristagni d’acqua, che sono tra i principali nemici di questa pianta.
Il terriccio deve essere leggero ma ricco, ben aerato e capace di trattenere una certa umidità senza diventare compatto. Una buona miscela può essere composta da:
- 3 parti di terreno fibroso,
- 1 parte di terriccio di foglie o compost maturo,
- ½ parte di sabbia grossolana o agriperlite per migliorare il drenaggio.
L’agapanto ama la luce piena e il calore, quindi il vaso andrà collocato in una posizione soleggiata, dove possa ricevere almeno 5–6 ore di sole al giorno. In zone molto calde, nelle ore più torride estive, è però consigliabile garantire un po’ di ombra leggera per evitare che le foglie si brucino.
Durante la stagione di crescita, da aprile a settembre, è importante innaffiare regolarmente, mantenendo il terreno sempre leggermente umido ma mai fradicio. Un’irrigazione costante favorisce la formazione dei robusti steli fiorali che, in estate, regalano le caratteristiche sfere di fiori blu, lilla o bianchi.
Per stimolare la fioritura, si può somministrare ogni 15–20 giorni un concime liquido povero di azoto ma ricco di potassio e fosforo, che aiutano la pianta a produrre più boccioli e a mantenere foglie vigorose. È invece bene evitare completamente la letamazione e i fertilizzanti troppo azotati, che provocherebbero solo una crescita eccessiva del fogliame a scapito dei fiori.
In terrina
È consigliabile eseguire la semina in una terrina o in un vassoio per semina (alveolato o no) profondo 6-8 cm, preferibilmente dotato di fori basali per il drenaggio. Alcuni vassoi per semina sono dotati di coperchio trasparente, con bocchette di aerazione laterale e sono perfetti perché garantiscono anche l’aerazione. Utilizzare un terriccio morbido e ben drenante, miscelato ad agriperlite o sabbia grossolana. È possibile fare pre-germinare i semi su un foglio di carta assorbente inumidito: in pochi giorni emetteranno la radichetta. A questo punto potranno essere inseriti nel semenzaio, aiutandosi con un bastoncino per fare i singoli fori, in cui verranno inseriti uno per uno, con la radichetta rivolta verso il basso. Vanno coperti con uno strato sottile di ulteriore terriccio e compattati. Infine, si innaffia delicatamente a pioggia, con uno spruzzino, in modo da non smuovere terra e semi. Il terriccio deve essere inumidito, mai troppo bagnato.
La terrina con i semi dovrà essere conservata in un luogo protetto dal freddo, con temperatura non inferiore ai 15 °C e luminoso (va bene anche in semiombra). La germinazione, in condizioni di temperatura ottimale, avviene nel giro di 4-5 settimane.
A primavera, le plantule potranno essere trasferite in vasetti singoli, sempre con terreno morbido e ben drenante, dove proseguiranno il loro sviluppo e la formazione del bulbo. Nelle prime fasi di sviluppo è bene proteggerle dal sole diretto, poiché i tessuti sono ancora delicati: meglio tenere le piantine in mezz’ombra. Gli esemplari ottenuti da seme hanno uno sviluppo piuttosto lento e per regalare la prima fioritura sarà necessario attendere in media tre anni.
Infine, è bene sapere che le piantine ottenute da seme non sempre presentano caratteristiche identiche a quelle della pianta-madre da cui sono stati prelevati i semi.
Quando raccogliere i semi
Una volta terminata la fioritura, si consiglia di recidere le infiorescenze alla base per evitare che la pianta sprechi energie nella formazione dei semi. Tuttavia, chi desidera raccoglierli per la semina deve lasciare che gli steli maturino sulla pianta: in questo modo si formeranno delle piccole capsule, inizialmente verdi, che col tempo diventano marroni e secche. Quando sono mature, tenderanno ad aprirsi da sole, liberando i semi, da estrarre facilmente e già pronti per essere seminati subito o conservati fino alla primavera successiva.
I semi dell’agapanto sono ovali e appiattiti, lunghi circa 1 cm e di colore nero. Per la semina autunnale, vanno interrati appena raccolti. In caso di semina primaverile, raccoglierli e conservarli dentro una bustina di carta, in un luogo fresco e asciutto.
Bulbi
L’agapanto, conosciuto anche come “giglio africano”, è una pianta perenne ornamentale che si sviluppa da rizomi carnosi, spesso chiamati impropriamente bulbi. In realtà, non si tratta di veri bulbi come quelli di tulipani o narcisi, ma di radici ingrossate e rizomatose, simili a brevi fusti sotterranei, che immagazzinano nutrienti e consentono alla pianta di superare la stagione sfavorevole e di rifiorire ogni anno.
I bulbi (o rizomi) di agapanto si trovano facilmente in commercio nei vivai o nei garden center, sia delle varietà sempreverdi, più delicate e sensibili al freddo, sia di quelle a foglia caduca, più rustiche e adatte ai climi dell’Italia settentrionale e continentale.
Il momento ideale per piantare l’agapanto dipende dal clima:
in primavera, da marzo a maggio, nelle regioni fredde o dove si verificano gelate;
in autunno, da settembre a novembre, nelle zone miti o costiere, dove gli inverni sono dolci.
Vaso in inverno
L’agapanto in vaso, con l’arrivo dell’inverno, necessita di qualche attenzione in più rispetto a quello piantato a terra. Sebbene sia robusto, freddo intenso e umidità prolungata possono compromettere la salute dei suoi rizomi carnosi, facendoli marcire o danneggiandoli in modo irreversibile.
Le specie sempreverdi, come Agapanthus africanus, mantengono le foglie anche in inverno, ma sono più sensibili alle gelate, mentre le varietà a foglia caduca (ibridi di A. campanulatus e A. inapertus) perdono completamente la parte aerea e resistono meglio alle basse temperature, soprattutto se adeguatamente protette.
In inverno conviene innanzitutto eseguire la pacciamatura con foglie secche, corteccia o paglia. Poi avvolgere il vaso con uno strato di tessuto non tessuto o con pluriball, per isolarlo dal freddo. In questo modo, se si vive in una zona dal clima mite, si può lasciare il vaso all’aperto.
La nostra guida su come eseguire la pacciamatura per proteggere le piante dal freddo
Dove fa più freddo e si verificano spesso gelate, meglio spostare il vaso in un luogo riparato, come una veranda, un portico chiuso o una serra fredda. Bisogna avere un ambiente luminoso, asciutto e non riscaldato, con temperature intorno ai 5–10 °C.
È bene sapere che l’agapanto entra in fase di riposo vegetativo in inverno, quindi non necessita di molta acqua, anzi le annaffiature vanno ridotte drasticamente. Se la varietà è sempreverde e mantiene il fogliame, si può vaporizzare leggermente ogni tanto per evitare che le punte delle foglie si secchino, ma senza mai lasciare ristagni nel sottovaso.