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Adesso è il momento di raccogliere i semi delle piante perenni del nostro giardino per la produzione di nuovi esemplari che non saranno identici alla pianta madre, ma avranno caratteristiche intermedie, spesso anche diverse da quelle dei genitori.
In particolare, ad agosto si raccolgono i semi dai frutti secchi di pisello odoroso, Rudbekia, Centaurea ed Euphorbia e quelli dai frutti carnosi di rosa, sambuco, berberis, viburno. Le modalità sono differenti. Ecco come procedere.
Liberare i semi dai frutti secchi
La raccolta dei fiori appassiti sugli steli deve essere eseguita durante giornate asciutte. Tagliarli con una porzione di stelo e riporli sopra un foglio di carta, meglio se assorbente all’aria per alcune ore affinché risultino completamente secchi.
Liberare i semi da frutti molto carnosi

1. Per estrarre i semi da bacche carnose, introdurre tutto il frutto dentro un sacchetto di cotone o lino a trama fitta.

3. Schiacciare i frutti con le dita in modo da favorire il dilavamento della polpa e della mucillagine. In questo modo, all’interno del sacchetto rimarranno i semi e le bucce dei semi.

4. Fare asciugare completamente il sacchetto al sole, oppure con un getto di aria calda. Poi aprire il sacchetto e separare i semi, ormai puliti, dai frammenti di buccia ed eventuale altro materiale di scarto.

5. I semi essicati, devono essere conservati in apposite bustine o sacchettini di carta ben chiusi, indicando sulla confezione il nome della pianta che ha prodotto il seme accompagnato, se disponibile, dalla località di provenienza e dalla data di raccolta.

6. Avvolgere le bustine dei semi in fogli di alluminio (quello utilizzato in cucina), riunirle in una scatola a chiusura ermetica. Per proteggerle dall’umidità, inserire nella scatola un sacchettino di latte in polvere oppure un sacchetto con sostanza essiccante (quelle che si trovano nelle confezioni di apparecchiature fotografiche o di alcuni farmaci).
Il seme: un potenziale eccellente
Il seme è l’organo di propagazione delle piante provviste di organi fiorali (spermatofite). Il seme deriva dalla trasformazione dell’ovulo dopo la fecondazione. In genere si sviluppa sulla pianta madre e se ne distacca dopo la maturazione. Il seme è costituito dall’embrione, dal tessuto nutritivo e dai tegumenti.
L’embrione racchiude la struttura di quelli che saranno fusto, radice e foglie; il tessuto nutritivo rappresenta il nutrimento dell’embrione; il tegumento rappresenta la protezione del seme dagli agenti esterni.
E’ il tessuto nutritivo la parte che maggiormente interessa l’alimentazione umana. Questa parte infatti contiene zuccheri (glucidi), grassi e proteine. Nei semi dei cereali, per esempio, prevalgono i glucidi (circa il 75% della sostanza fresca), nei legumi sono prevalenti le proteine (sino al 40%), mentre i lipidi prevalgono in alcuni semi per esempio quelli delle arachidi.
Il seme quando è maturo entra in una fase di dormienza che gli permette di superare condizioni ambientali critiche. In questa fase sono sospese tutte le funzioni vitali che saranno ripristinate quando si verificheranno le condizioni favorevoli per la germinazione. Il mantenimento della potenziale vitalità è detto germinabilità.
La durata di questo periodo varia inoltre anche da seme a seme ma in generale, nella maggior parte delle specie, un consistente numero di semi perde la germinabilità solo dopo 1 – 2 anni.