Come coltivare le ortensie in giardino e in vaso

Come prendersene cura, piantarle e e cosa fare per avere fiori bellissimi e del colore desiderato.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 22/04/2024 Aggiornato il 22/04/2024
ortensia

Cosa occorre sapere per coltivare le ortensie in giardino o anche in vaso? Le ortensie, genere Hydrangea, sono piante dalle fioriture generose, molto decorative e di grande impatto se ben distribuite nei nostri giardini e curate correttamente. Le specie da coltivare sono più di ottanta e ognuna annovera numerose varietà. Vediamo come prendersi cura delle ortensie in giardino, dalla scelta della specie più adatta, fino al cambio di colore dei petali, e come coltivare le ortensie in vaso, se possibile.

Cespugli ornamentali poco esigenti, fioriscono per tutto il periodo estivo, quando si ricoprono di voluminose e appariscenti infiorescenze. Appartenenti alla famiglia delle Hydrangeaceae, Hydrangea macrophylla è la specie di ortensia più conosciuta: è un cespuglio compatto di dimensioni contenute, con steli eretti (sui quali si aprono le foglie), all’apice dei quali si sviluppano grosse infiorescenze globose, rosa o azzurre (il colore dipende molto dalle caratteristiche chimiche del terreno). 

Con i suoi fiori vistosi e duraturi, l’ortensia da alcuni anni è ritornata di grande attualità e di frequente impiego, sia come fiore reciso per eleganti composizioni, sia negli allestimenti degli spazi verdi, grazie anche alla riscoperta di vecchie varietà e all’introduzione di nuove forme botaniche. Considerata pianta rustica e semplice da coltivare, l’ortensia cresce preferibilmente in piena terra, anche se tollera discretamente lo sviluppo in contenitore, purché questo sia molto capiente e più profondo che largo. In ogni caso, si consiglia di prediligere sempre la coltivazione in giardino.

Quali ortensie acquistare

Esistono tante tipologie di ortensie tra cui scegliere, con caratteristiche differenti. Vediamo tutte le specie e quali acquistare in base anche alle cure da dedicare.

La specie più comune: macrophylla

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Hydrangea macrophylla

L’ortensia macrophylla, di origine cinese, la più conosciuta per le infiorescenze a palla, è quella che meglio resiste al sole purché le bagnature siano continuative ed abbondanti. Le piante crescono con un andamento cespuglioso fino a raggiungere anche altezze di tre metri di diametro e due di altezza, fanno sfoggio di grandi foglie verde scuro e copiose infiorescenze dai colori violacei.

Le altre ortensie

Oltre a Hydrangea macrophylla che tutti conoscono, esistono altre specie con caratteristiche differenti: ci sono le ortensie rampicanti, quelle con il fiore piatto oppure a pannocchia, quelle giganti e quelle che sbocciano in autunno. Tutte con esigenze di acqua, luce e terreno simili.

Sempre nei luoghi assolati sono adatte le specie provenienti dall’Oriente, ossia H. serrata e paniculata, (molto rustica e vigorosa, alta sino a tre metri), quest’ultima dalle infiorescenze di forma allungata a piramide, il profumo intenso e i lunghi steli che le fanno ondeggiare.

H. paniculata è una specie arbustiva rustica, che fiorisce a partire dal mese di luglio fino ai primi freddi, producendo delle infiorescenze a pannocchia lunghe 15-20 cm di forma quasi piramidale e di colore bianco-crema, che col passare dei giorni virano al rosa. Può raggiungere anche i 4 metri d’altezza.

H. serrata raggiunge 1,50 cm. Fiorisce tra giugno e agosto. Le infiorescenze possono essere lacecap (piatte) o sferiche.

H. quercifolia va preferita per la creazione di siepi: lo sviluppo verticale (fino a circa 1 m) crea pareti enfatizzate da foglie vellutate e di forma lobata, simili a quelle della quercia, tendenti al rosso nella pagina inferiore e da fiori riuniti in pannocchie, bianchi alla nascita ma che successivamente divengono rosati e rossi. Si aprono da metà estate in avanti e sono lunghe 10-30 cm.  

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Hydrangea quercifolia

Chi desidera un’ortensia insolita e ha uno spazio semi ombreggiato, rivolto a Nord, può scegliere H. petiolaris, un’ortensia rampicante che raggiunge anche gli 8-10 m di altezza e regala fioriture bianco crema. Adatta a ricoprire muri o graticci, non provoca nessun danno alla parete. 

Hydrangea arborescens è un arbusto dal portamento eretto che raggiungere 1,5 metri d’altezza (ma può raggiungere anche i 3 m). Fiorisce tra metà giugno-luglio fino a settembre in modo scalare: le sue infiorescenze, larghe 10-15 cm, sono composte da fiorellini piccoli e di colore bianco candido. È un arbusto rustico, deciduo, ed è la specie meno esigente: si adatta bene a tutti i terreni e anche alle esposizioni più assolate.

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Hydrangea paniculata

La subspecie ‘serrata’ fiorisce in estate inoltrata, fino all’autunno, ed è caratterizzata da corimbi appiattiti, larghi circa 10 cm, composti da numerosi fiori fertili e qualcuno sterile, con petali di colore blu o rosa.

Volendo coltivare specie a fioritura più tardiva, tra agosto e settembre inoltrato, si potranno scegliere varietà di Hydrangea involucrata o di Hydrangea aspera (o villosa). H. aspera è un arbusto rustico che sopporta basse temperature. Fiorisce da luglio. H. involucrata può superare i 100 cm e fiorisce da agosto. Preferisce zone riparate e ombrose.

Ortensie in giardino: come piantarle e prendersene cura

L’ortensia è una pianta longeva, dalle radici robuste, che deve essere messa a dimora in uno spazio adeguato: dobbiamo valutare che abbia un’area libera spaziosa per svilupparsi in modo appropriato. Per interrarla si deve praticare uno scasso che abbia dimensioni minime di 50 x 50 x 50 cm fino ad arrivare, se possibile, a una buca di 80 x 80 x 80 cm. Dal momento che con il tempo il terreno si compatterà abbassandosi, è consigliabile mettere a dimora la pianta lasciando il colletto a un’altezza di 4 cm dal livello del suolo: in tal modo l’ortensia non sprofonderà dopo le prime bagnature. Il momento migliore per piantarla è la primavera, dopo l’ultima gelata, oppure l’autunno, prima della prima gelata.

L’ortensia è una pianta acidofila, per cui il substrato non deve essere argilloso; vanno evitati i substrati calcarei, ovvero quelli con pH superiore a 7,5 poiché questi risultano poveri in microelementi (particolarmente ferro) indispensabili per una rigogliosa crescita delle parti verdi e, soprattutto, dei fiori. Se lo fossero, la terra rimossa andrà scartata e sostituita con un terreno per acidofile arricchito con abbondante cornunghia. Durante le annaffiature l’acqua andrà acidulata altrimenti con il progredire delle irrigazioni il terreno diventerà eccessivamente basico. L’apparato radicale dovrebbe sempre essere ricoperto con una pacciamatura acidogena composta da corteccia o aghi di pino. Gli aghi sono preferibili dal momento che, grazie alla loro struttura, creano una barriera protettiva più continuativa.

ortensie

Esposizione, acqua e clima

Hydrangea predilige luoghi freschi, moderatamente umidi e semiombreggiati. Una sufficiente dose di luminosità naturale è comunque indispensabile al fine di stimolare e mantenere una rigogliosa fioritura. Alcune varietà possono tollerare esposizioni soleggiate, se poste a dimora in terreni profondi, freschi e ricchi di sostanza organica. L’ortensia necessita di frequenti e abbondanti irrigazioni, soprattutto a partire dall’inizio della fioritura e in periodo estivo, quando anche solo modesti deficit idrici possono causare vistosi e rapidi appassimenti. Poiché è una pianta spogliante, è particolarmente resistente al freddo: teme solo le precoci gelate autunnali, quando non è ancora a riposo, e quelle tardive primaverili, quando è già in fase vegetativa avanzata. Soffre inoltre l’esposizione ai venti freddi. Le fertilizzazioni devono essere regolari: ogni due/tre settimane, a partire dall’inizio della vegetazione e sino alla comparsa delle infiorescenze, vanno distribuiti prodotti specifici per acidofile. Le ortensie si moltiplicano tramite talea di stelo tra agosto e settembre.

Il concime per le ortensie

La fioritura rappresenta, per qualsiasi specie, un periodo di notevole dispendio energetico. La fertilità del terreno è più che mai importante per poter fornire gli elementi nutritivi sufficienti a garantire un risultato pregevole. L’ortensia è una specie acidofila, ovvero una pianta che vive su terreni a reazione tendenzialmente acida, come le azalee e i rododendri. Per avere piante rigogliose e vigorose, è bene nutrirle somministrando, a partire dall’inizio della primavera fino alla fine dell’estate, un prodotto fertilizzante. L’ideale è scegliere un prodotto specifico per ortensie, la cui composizione è formulata appositamente per soddisfare le esigenze nutrizionali di questa pianta. A inizio stagione fornire un prodotto a lenta cessione, generalmente in forma granulare. In estate, invece, ogni 10 giorni circa, è necessario somministrare un prodotto liquido, sempre specifico per ortensie, diluito nell’acqua dell’irrigazione alle dosi indicate in etichetta.

La somministrazione di un concime granulare a lenta cessione in primavera, o concimazioni periodiche ripetute ogni 2-3 settimane (in primavera-estate) con un prodotto liquido da diluire nell’annaffiatoio, aiuta ad avere piante forti e rigogliose per tutto il periodo vegetativo.

Come annaffiare le ortensie

Le annaffiature dell’ortensia devono essere eseguite con regolarità in estate, in modo tale da garantire al terreno la giusta quantità di acqua e il giusto livello di umidità: va considerato che l’ortensia soffre abbastanza la sete, ma, al contempo, gli eccessi idrici, e i ristagni soprattutto, sono dannosissimi ed è quindi molto importante che il terreno abbia una buona capacità drenante. In caso di clima molto secco e caldo, è buona norma nebulizzare la chioma con acqua poco calcarea a temperatura ambiente, pratica da eseguire la sera, mai sotto il sole.

Possibili malattie dell’ortensia e come curarle

Carenza di ferro

clorosi ferrica ortensie

L’ortensia soffre molto la carenza di ferro, nota come “clorosi ferrica”. È un problema assai frequente nei substrati calcarei poco fertili, con persistenti ristagni idrici, o quando la pianta è in un contenitore con terriccio vecchio. Si manifesta in estate con l’ingiallimento del tessuto fogliare compreso tra le nervature, che però rimangono verdi. Se non si interviene subito, la pianta rallenta la crescita e le nuove foglie, già ingiallite, diventano biancastre e seccano. Nei casi gravi la fioritura viene bloccata e la pianta deperisce velocemente, compromettendo anche il germogliamento dell’anno successivo. Se lo scorso anno le ortensie in giardino sono state colpite dalla carenza di ferro, nell’anno corrente è opportuno distribuire nel terreno prodotti ricchi in ferro, almeno 3-4 volte, cominciando ad aprile fino a giugno/luglio, usando quelli in polvere o liquidi (solfato di ferro, ferro chelato). In più, si consiglia di aggiungere un po’ di torba al terreno e non eccedere con l’irrigazione (l’eccesso di acqua nel terreno ostacola l’attività di assorbimento delle sostanze nutritive).

Muffa grigia

 La maggior parte delle problematiche che si riscontrano nelle ortensie è causata da malattie causate da funghi. Tra queste c’è sicuramente la muffa griglia,una malattia fungina che attacca soprattutto in estate, colpendo le foglie inferiori o quelle più interne, quindi più ombreggiate, sulle quali si sviluppano aree di marciume bruno-grigiastro coperte da muffa biancastra.Il fungo può colpire anche le infiorescenze con esiti pesanti; attacca soprattutto le piante giovani e quelle dai fiori bianchi durante i periodi estivi, caldi e piovosi. Per prevenire il problema, è indispensabile, in aprile, procedere a un diradamento degli steli fiorali se la pianta è molto fitta e poi evitare di irrigare eccessivamente a pioggia.

Maculature fogliari

Se l’estate o l’autunno precedenti le foglie delle ortensie manifestavano macchie ovali, lunghe sino a un paio di centimetri, di colore rossastro o bruno e contornate da un alone giallastro con una zona centrale più chiara e secca, si trattava di questa malattia fungina. Per evitare che anche quest’anno si manifesti, le piante vanno trattate in primavera con prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, poltiglia bordolese) e poi, successivamente, una seconda volta in piena estateLe infezioni sono più frequenti a fine ciclo, in autunno, quando aumenta l’umidità ambientale.

Insetti dannosi che attaccano le ortensie

Oziorrinco

Durante l’estate spesso si notano erosioni a merletto o semicircolari sui bordi delle foglie di ortensia: la causa è da ricercare nell’attacco di questo coleottero, lungo 8-10 mm, con il corpo nero. L’oziorrinco si alimenta durante le ore notturne dei mesi estivi, mentre durante il giorno rimane nascosto nella superficie del terreno. Generalmente gli attacchi si verificano se le ortensie sono a dimora nei pressi di altre acidofile (azalea, rododendro o camelia) che sono le fonti alimentari principali di questo insetto parassita. Per difendersi bisogna agire da aprile a maggio con la distribuzione al terreno di organismi microscopici utili, i vermi detti “nematodi”, che si cibano delle larve presenti nel suolo in primavera (trattamento da ripetere a fine estate). In estate, invece, si potrà effettuare una lotta diretta durante le ore serali, cercando sulle foglie gli insetti adulti in fase attiva di alimentazione.

Tripidi

Si tratta di piccolissimi insetti che, tra aprile e maggio, pungono le lamine delle giovani foglie determinando accartocciamenti e ripiegamenti dei margini, seccume lungo i bordi fogliari, striature bianche sui petali delle varietà a colore scuro e generale deperimento. In genere, si interviene solo quando gli attacchi sono massicci con insetticidi specifici (diversi da quelli utilizzabili contro gli afidi), a base di principi attivi quali Abamectina e Spinosad.

Cocciniglia farinosa (o cotonosa)

cocciniglia ortensie

Questi insetti possono comparire, da maggio in poi, sulle foglie (soprattutto sulle pagine inferiori) e sugli steli delle piante più adulte. Si presentano con un grosso ovisacco bianco e cotonoso, moderatamente appiccicoso, lungo 5-7 mm. Le cocciniglie sottraggono linfa, causando rallentamento nella crescita, deformazione di foglie e fiori, disseccamenti fogliari, perdita di foglie, blocco della fioritura ed emissione di abbondante melata, con conseguente sviluppo di fumaggine. Dato che il loro sviluppo è favorito da un ambiente caldo-umido, da una vegetazione molto fitta e dalla scarsità di luce, a livello preventivo, a partire da aprile, occorre osservare bene le piante (lamina inferiore delle foglie) ed effettuare qualche potatura di diradamento per arieggiare le chiomeAi primi segnali di presenza delle cocciniglie intervenire con insetticidi specifici (oli minerali).

La potatura delle ortensie 

La coltivazione dell’ortensia è semplice, ma richiede una potatura ogni anno tutt’altro che immediata perché, se viene eseguita nella maniera sbagliata, provoca la completa perdita della fioritura. È importante sapere, ad esempio, che il genere macrophylla fiorisce sui rami che si sono formati l’anno precedente, ovvero su quelli che hanno un anno di età e non su quelli nuovi, come avviene in molti altri arbusti ornamentali. Se si tagliano quindi i rami vecchi, si eliminano anche i fiori in via di sviluppo: pertanto occorre sapere bene come procedere.

Quando e come potarle

La potatura dell’ortensia può essere eseguita in due tempi diversi: in autunno, subito dopo la fine della fioritura, oppure si può attendere la fine dell’inverno. Occorre procedere entro la fine del mese o i primi di marzo al massimo, sulla pianta completamente spoglia, prima che riprenda la sua attività vegetativa e si rivesta nuovamente di foglie.

La potatura invernale serve a dare una forma compatta e omogenea al cespuglio e a stimolare l’emissione di nuove gemme/germogli che daranno origine, a primavera, a nuovi rami. Serve anche a eliminare alla base tutti i rametti esili e rovinati della pianta, oltre, ovviamente, a quelli secchi, storti o che crescono verso l’interno della chioma, in direzione non desiderata. Nel caso si intenda ringiovanire piante di ortensia molto vecchie, occorre tagliare alla base i rami vetusti e semilignificati. La pianta viene ripulita e, così facendo, la si renderà anche più resistente alle malattie e allo sviluppo di malattie fungine, marciumi e muffe.

Per la potatura delle ortensie è sufficiente dotarsi di una forbice da giardiniere, considerate la scarsa durezza e il limitato spessore dei rami di questo arbusto. In ogni caso, la potatura va eseguita con un attrezzo in buono stato di manutenzione, dotato di lame sempre ben affilate e pulite. I tagli vanno eseguiti in maniera netta e devono essere privi di sfilacciature, motivo per cui servono lame ben affilate. La pulizia delle lame è indispensabile per mantenere in sanità le piante tagliate ed evitare di trasmettere eventuali agenti patogeni (funghi e batteri) passando da una pianta infetta a una sana: ogni volta che si cambia pianta è buona norma sterilizzarle anche semplicemente con alcol.

Il taglio deve essere eseguito subito al di sopra di una gemma rivolta verso l’esterno della chioma (così il nuovo germoglio si svilupperà verso l’esterno), incidendo il ramo in senso obliquo. Così facendo, si permetterà all’acqua di non soffermarsi sulla superficie di taglio, ma di scorrere via.

Prima di intervenire con le cesoie, però, chi ha anche solo un piccolo dubbio deve accertarsi della specie cui appartiene la propria ortensia perché potature sbagliate possono portare a una perdita importante di fiorituraH. macrophylla, si è detto, fiorisce sul legno dell’anno precedente ma altre specie fioriscono invece sul legno primaverile, come per esempio H. arborescens e H. paniculata. Vediamo allora più nel dettaglio come potare queste due specie di ortensie.

Potare  H. macrophylla

potere ortensia macrophylla

Come prima cosa è bene saper riconoscere quali sono i rami fioriferi di Hydrangea macrophylla, cioè i rami di un anno, all’apice dei quali si svilupperanno le infiorescenze: si riconoscono perché terminano con una gemma a punta. Se si vuole vedere la propria ortensia fiorire, è bene preservare questi rami ed evitare di potarli. Si potranno tagliare anche tutti i rami che hanno fiorito lo scorso anno e che portano le infiorescenze secche, conferendo un aspetto piuttosto disordinato alla pianta. Si procede accorciando questi rami di circa 2-3 gemme, scegliendo a piacere l’altezza che si vuole dare al cespuglio. H. macrophylla deve essere potata in inverno,  limitando l’intervento solo alle piante che hanno raggiunto almeno i 3-4 anni di età.

Vediamo allora più nel dettaglio come effettuare correttamente la potatura di Hydrangea macrophylla.

Gli steli di ortensia più vecchi, quelli di più di tre anni, devono essere tagliati alla base per rinvigorire il cespuglio. Questi rami si riconoscono dal colore scuro, quasi nero, e dalla corteccia rugosa e squamata.

I rami di ortensia che hanno già fiorito vanno tagliati al di sopra di due-tre gemme.

I rami vigorosi di ortensia che provengono dalla base portano spesso in cima una gemma fiorifera e pertanto non vanno tagliati.

Schema dei tagli di potatura delle ortensie più vecchie, visti tutti insieme.

Le piante che sono coltivate da più di 10-12 anni in piena terra possono essere molto sviluppate e prossime alla decadenza. Se sono cresciute in modo eccessivo e disordinato bisogna eliminare un terzo dei fusti più vecchi tagliandoli a livello del suolo: questo intervento ha l’obiettivo di ringiovanire la pianta e favorire l’illuminazione all’interno della chioma riducendo anche i rischi di attacchi di malattie crittogamiche.

Potare H. paniculata 

potare ortensia

Un discorso diverso, invece, riguarda le ortensie con fiori “a pannocchia”, Hydrangea paniculata. Questa fiorisce sui rametti dell’anno, cioè su quelli nuovi, che si svilupperanno dalle gemme appena formate. In questo caso, si procede con una potatura più energica, raccorciando tutti i rami della pianta, fino a lasciare dei corti speroni in prossimità di una gemma.

Dopo la potatura, è consigliabile rinforzare la pianta fornendole un concime specifico per specie acidofile, preferibilmente in formato granulare (seguendo sempre le dosi e modalità di somministrazione indicate in etichetta). Servirà a dare più energia alla pianta in previsione della prossima stagione.

Cambiare il colore delle ortensie

Le ortensie classiche, rosa o azzurre, possono cambiare il colore dei fiori in base al terreno in cui si trovano. Quindi se le avete acquistate blu e con il tempo sono diventate rosa, la colpa è dell’eccesso di calcare nell’acqua delle irrigazioni. Basta un prodotto azzurrante per riportarle alla tonalità originale.

I fiori delle ortensie sono abbondanti infiorescenze a corimbo, composte di numerosi fiorellini a quattro petali generalmente di colore rosa, azzurro, malva, violetto o bianco. Negli ultimi anni sono state selezionate varietà con nuove tonalità di colore, screziature e petali dai contorni frastagliati. Le più diffuse rimangono tuttavia le classiche tonalità rosa e azzurro, proprie dei fiori di Hydrangea macrophylla (o H. hortensis), riuniti in grandi infiorescenze globose il cui diametro può raggiungere i 20 cm.

Il colore delle ortensie: questione di pH

Come detto precedentemente, le ortensie sono piante tendenzialmente “acidofile”, che prediligono cioè un terriccio a reazione acida. Il colore delle ortensie è quindi influenzato dal tipo di terreno in cui la pianta viene coltivata: succede, infatti, che varietà caratterizzate da fiori di colore blu-azzurro quando sono coltivate in un terreno neutro o alcalino, e bagnate con acqua calcarea, inizino a produrre fiori di colore rosa. Un’ortensia acquistata rosa e messa a dimora in un giardino dal suolo acido, si trasforma in un’ortensia a fiori blu.

Come cambiare il colore delle ortensie: i prodotti azzurranti e il rimedio fai da te

Come fare per cambiare il colore delle ortensie? Esistono prodotti appositi (chiamati “azzurranti”) che, somministrati alla pianta, la portano a emettere fiori blu: sono prodotti che contengono solitamente alluminio (sotto forma di solfato di alluminio), ferro (chelato di ferro) e altri microelementi non disponibili nel terreno, da diluire in acqua alle dosi consigliate in etichetta e distribuire nel terreno nel periodo precedente la fioritura. Chi invece vuole ortensie rosa, deve evitare i prodotti azzurranti e utilizzare acqua calcarea per bagnarle.

Un rimedio fai da te per cambiare il colore delle ortensie in blu, senza dover ricorrere all’acquisto di prodotti, è quello di procurarsi dei chiodi di ferro, o della limatura di ferro presso un fabbro, da distribuire nel terreno, alla base dell’ortensia. Il ferro rilasciato nel suolo ne modificherà la composizione influenzando il colore delle ortensie, che diventeranno azzurre. Si tratta comunque di una modalità non sempre del tutto efficace poiché poco duratura. In alcuni casi la pianta inizierà a produrre fiorellini di colore variabile, alcuni rosa e altri azzurri, anche sulla stessa infiorescenza; dipende dalle caratteristiche della pianta e dalla sua capacità di assorbire i nutrienti dal terreno.

Moltiplicare le ortensie per talea

Il periodo migliore per riprodurre l’ortensia attraverso talea di fusto è l’autunno. Ecco come fare.

 

Prelevare la mattina presto alcune talee apicali delle ortensie della lunghezza di 10 -15 cm e immergerle immediatamente in un contenitore pieno d’acqua

Prelevare la mattina presto alcune talee apicali dalle ortensie della lunghezza di 10-15 cm e immergerle immediatamente in un contenitore pieno d’acqua fino al momento del trapianto per evitare di disidratarle. Per tagliare, utilizzare un paio di forbici affilate per non sfilacciare i tessuti vegetali.

 
Asportare le foglie basali dell'ortensia e immergere il fusto in ormone radicante. Sistemare quattro talee in un vasetto di 15 cm

Asportare le foglie basali delle ortensie e immergere il fusto in ormone radicante. Sistemare quattro talee in un vasetto di 15 cm di circonferenza riempito con sabbia e torba in parti uguali. Annaffiare e ricoprire ogni vaso con un sacchetto di plastica trasparente. Collocare in un luogo protetto.

L’emissione delle radici avviene dopo circa 4-6 settimane. Il segnale è dato dallo sviluppo di un nuovo germoglio apicale. A questo punto, rinvasare ogni singola talea in vasi di 10 cm di circonferenza riempiti con una miscela formata da torba, terriccio universale e sabbia in parti uguali. Sistemare i vasi in posizione riparata e protetti dal gelo (cassone vetrato). Mantenere controllata l’umidità del terreno anche durante l’autunno e l’inverno, soprattutto se è siccitoso.

Le giovani piante andranno interrate, in vaso o in piena terra, in primavera. Le ortensie crescono al meglio in una posizione luminosa ma non al sole diretto, in un terreno fresco e fertile arricchito con stallatico ben maturo e torba. Per ottenere piante più vigorose, cimare i germogli quando si sono formate tre paia di foglie. In estate bisogna annaffiare tutti i giorni. Ma attenzione: le ortensie soffrono l’acqua troppo calcarea, quindi l’ideale sarebbe usare l’acqua piovana. Dalla primavera successiva, concimare una volta l’anno, in aprile, interrando concime organico (stallatico) alla base della pianta.

Le ortensie rampicanti

Chi ama le ortensie ma non ha lo spazio sufficiente in piena terra, può scegliere le specie rampicanti, che quindi si sviluppano verticalmente: H. petiolaris, H. seemani e non solo. Queste possono essere utilizzate per rivestire le pergole oppure per abbellire i muri di casa perché le loro radici aeree non danneggiano gli intonaci e non s’infiltrano tra le crepe né sotto le tegole.

Hydrangea petiolaris è una specie a foglia caduca, con infiorescenze piatte (lacecap) di 20-25 cm, di colore bianco-avorio. Fiorisce in giugno per circa un mese. Durante la stagione fredda le foglie, prima di cadere, si colorano di un giallo dalla tonalità calda e intensa. Questa ortensia può raggiungere i 6 m di altezza e cresce indifferentemente in pieno sole o in una zona con scarsa irradiazione solare.

Hydrangea seemani è una specie sempreverde, che garantisce una copertura fogliare per tutto l’anno. Fiorisce da giugno a luglio, anch’essa per la durata di un mese. È importante garantire alla pianta un’esposizione soleggiata, dove raggiunge, in condizioni ottimali, i 6 m.

Curare le ortensie rampicanti

Il primo anno dalla messa a dimora sia H. petiolaris che H. seemani devono essere annaffiate preferibilmente con acqua piovana, più povera di sali. Gli anni successivi, se non ci si trova in condizioni di estrema anomalia climatica, l’annaffiatura non è più necessaria.

Queste due ortensie sono rampicanti e tendono ad aggrapparsi a qualsiasi supporto. Durante i primi due o tre anni di crescita, però, è importante guidarle e indirizzarle fissando l’estremità del ramo più lungo al supporto stesso. Poi si lasciano libere di crescere.

Un’alternativa originale: Schizophragma Hydrangeoides

Schizophragma hydrangeoides è un arbusto che appartiene alla stessa famiglia delle ortensie (fam. Hydrangeaceae) ed è originario della Cina Orientale, della Corea e del Giappone. Ha fusti legnosi dotati di radici aeree capaci di fissarsi a muri e pareti preferibilmente in zone ombreggiate, ma luminose, e in terreni freschi. Le foglie sono grandi, di forma ovata con margine dentato e hanno un colore verde grigiastro con riflessi metallici molto particolari, sono caduche. È una pianta che resiste egregiamente al freddo invernale e si può trapiantare indifferentemente nel tardo autunno o alla fine dell’inverno. Ottima è anche la resistenza a malattie e parassiti. Schizophragma hydrangeoides è interessante anche per la fioritura, costituita da cime terminali appiattite di colore bianco crema e dotate di un leggero profumo. La fioritura è tipicamente estiva e queste infiorescenze somigliano a quelle delle ortensie, ma con i fiori esterni sterili e molto grandi, che sono in pratica delle brattee. Unico accorgimento: all’inizio la pianta collocata alla base del muro va aiutata con un tutore, finché non trova modo di ancorarsi autonomamente alla parete.

Ortensie in vaso

La coltivazione delle ortensie in vaso è sì possibile, ma non particolarmente consigliata, sia perché gli errori sono molto frequenti (dato che le piante necessitano di attenzioni decisamente maggiori rispetto a quelle cresciute in giardino), sia perché il contenitore idoneo deve essere parecchio ampio e spesso non trova posto sui balconi di casa. Infatti, se non si tratta di vasi così grandi da non poter essere movimentati (quasi delle aiuole sollevate da terra), sono sempre troppo piccoli.

Il terreno all’interno, poi, si riscalda troppo velocemente così come il terriccio tende ad asciugarsi troppo rapidamente, tanto che le annaffiature in piena estate, anche se quotidiane, sono appena sufficienti per evitare alla pianta appassimenti che provocano una precoce senescenza delle infiorescenze.

L’acqua delle bagnature spesso è troppa o viene versata nel vaso troppo rapidamente, così da causare un dilavamento delle sostanze nutritive solubili del terreno. Per questa ragione è necessario distribuire, mescolandolo al terriccio, un fertilizzante a lento rilascio specifico per acidofile ad inizio stagione, come sostituzione del primo strato di terreno ormai vecchio, tolto con le mani fino a che non si scoprono le primi radici. Oltre a questo, ogni due settimane si dovrà aggiungere all’acqua delle annaffiature un fertilizzante per piante da fiore.

Un altro problema da considerare è la posizione: non è facile trovare la giusta collocazione alle ortensie in vaso. Le piante hanno bisogno di un’illuminazione intensa, ma allo stesso tempo occorre evitare l’esposizione diretta al sole, specie nelle ore più calde della giornata e durante la fioritura. All’arrivo dell’inverno i vasi devono essere ricoverati in un luogo freddo e luminoso (sempre che si riesca a spostare gli enormi contenitori), e le piante vanno potate e bagnate con moderazione, ma con continuità, circa ogni dieci giorni.

Per queste ragioni è meglio puntare su altre acidofile, più adatte alla coltivazione in vaso e in terrazzo: ad esempio, azalee, gardenie e camelie andranno benissimo per abbellire il balcone di casa.

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