Cure per i ciclamini sfioriti

Bastano tre accorgimenti per conservare bene i ciclamini sfioriti e vederli rifiorire il prossimo autunno. Vediamo quali sono.

Francesca Meinardi
A cura di Francesca Meinardi
Pubblicato il 11/02/2017 Aggiornato il 11/02/2017
ciclamini sfioriti

I ciclamini che teniamo sui balconi acquistati presso i vivaisti, sono ibridi coltivati in vaso; le loro sgargianti e abbondanti fioriture inducono a trattarle come piante autunnali, ma alla fine della stagione, se non trattate con le giuste attenzioni entreranno in uno stato di sofferenza che le accompagnerà fino alla morte. Bastano tre accorgimenti per conservare bene i ciclamini sfioriti e vederli rifiorire il prossimo autunno, benché senza il rigoglio sfoggiato al momento dell’acquisto.

Ciclamini sono pronti per il riposo vegetativo da febbraio

Adesso i ciclamini sfioriti sono pronti per entrare nella fase del riposo vegetativo, di declino, in cui le foglie, dopo essersi ingiallite inizieranno a diradarsi, i boccioli non si schiuderanno più velocemente e il suo aspetto non sarà più quello di una pianta ornamentale.
La prima caratteristica da tenere presente dei ciclamini per riportarli alla fioritura è la loro natura: sono piante bulbose ed è proprio quest’organo ipogeo che gli consente di sopravvivere da una stagione all’altra. Ma per non esaurirsi il bulbo va collocato in una zona idonea e “ricaricato” in modo che non esaurisca l’acqua e i nutrienti che gli servono per rinvigorirsi.
Si inizi pertanto a monitorare le piante sui davanzali di casa o del terrazzo e a rimuoverne le foglie secche e i ciclamini sfioriti. Quindi, una volta terminata la fioritura, si proceda a ritirali in luoghi più idonei.

Come si fa

1. I ciclamini sfioriti vanno collocati in una zona del terrazzo fresca ma non fredda, che sia luminosa, non in ombra ma non esposta ai raggi diretti del sole; il terriccio andrà mantenuto leggermente umido. Questi accorgimenti serviranno per fare in modo che le foglie non appassite operino fino all’ultimo la fotosintesi clorofilliana con efficienza in modo da sintetizzare zuccheri che si possano accumulare nel tubero con lo scopo di ricaricarlo il più possibile.

1. I ciclamini sfioriti vanno collocati in una zona del terrazzo fresca ma non fredda, che sia luminosa, non in ombra ma non esposta ai raggi diretti del sole; il terriccio andrà mantenuto leggermente umido. Questi accorgimenti serviranno per fare in modo che le foglie non appassite operino fino all’ultimo la fotosintesi clorofilliana con efficienza in modo da sintetizzare zuccheri che si possano accumulare nel tubero con lo scopo di ricaricarlo il più possibile.

2. Quando spostate i ciclamini sfioriti all'esterno, eliminate il sottovaso che potrebbe  consentire l’accumulo di acqua piovana che, non defluendo, renderebbe zuppo il terreno nel vaso facendo marcire l’organo ipogeo. Prima di apportare qualsiasi annaffiatura, si valuti con le dita l’umidità del substrato a una profondità di almeno 2 cm: se il terriccio è asciutto, bagnare il terriccio dal bordo del vaso evitando che l'acqua resti sulle foglie.

2. Quando spostate i ciclamini sfioriti all’esterno, eliminate il sottovaso che potrebbe consentire l’accumulo di acqua piovana che, non defluendo, renderebbe zuppo il terreno nel vaso facendo marcire l’organo ipogeo. Prima di apportare qualsiasi annaffiatura, si valuti con le dita l’umidità del substrato a una profondità di almeno 2 cm: se il terriccio è asciutto, bagnare il terriccio dal bordo del vaso evitando che l’acqua resti sulle foglie.

3. Quando la parte aerea si è seccata, spostare i vasi al riparo di un grande albero il cui manto sia continuo fino a terra. Le conifere sono le migliori perché all’interno di una chioma non spalcata tendono a mantenere una percentuale di umidità abbastanza elevata, simile a quella del sottobosco. Per migliorare ancora questo parametro i vasi, se di coccio, quindi in grado di attivare uno scambio con l’ambiente esterno, anche se filtrato, possono essere interrati. Una leggera pacciamatura con aghi di pino o corteccia può aiutare i tuberi a combattere il processo di disidratazione estiva. I vasi devono essere bagnati quel tanto che basta a non asciugarsi del tutto ricordando che nel sottochioma le precipitazioni sono minori.

3. Quando la parte aerea si è seccata, spostare i vasi al riparo di un grande albero il cui manto sia continuo fino a terra. Le conifere sono le migliori perché all’interno di una chioma non spalcata tendono a mantenere una percentuale di umidità abbastanza elevata, simile a quella del sottobosco. Per migliorare ancora questo parametro i vasi, se di coccio, quindi in grado di attivare uno scambio con l’ambiente esterno, anche se filtrato, possono essere interrati. Una leggera pacciamatura con aghi di pino o corteccia può aiutare i tuberi a combattere il processo di disidratazione estiva. I vasi devono essere bagnati quel tanto che basta a non asciugarsi del tutto ricordando che nel sottochioma le precipitazioni sono minori.

Ogni tre anni si cambia vaso

Alla fine dell’inverno, ogni due tre anni, è necessario rinvasare il ciclamino. I motivi possono essere due: una sensibile crescita del tubero che non abbia più sufficiente terriccio a disposizione, o l’impoverimento di quest’ultimo quando non fosse più in grado, da solo o con l’integrazione del concime, di donare alla pianta i necessari nutrienti per vivere e prosperare. Il fondo del vaso andrà opportunamente coperto con uno strato di ghiaia o argilla espansa per un’altezza di 3-4 cm che garantiscano un adeguato drenaggio alla pianta. Quindi il vaso andrà colmato con tre componenti miscelate: sabbia, torba e terriccio da giardino nella misura di un quarto, un quarto e due quarti dell’intero vaso.

Come moltiplicare il ciclamino

A fine fioritura se lo si desidera si può eseguire la divisione del tubero, che a differenza della semina da eseguirsi in estate, assicurerà piante identiche a quella madre. Dopo essersi assicurati che la pianta sia a riposo, si può dividere il bulbo radicale in due o più parti con una lama affilata e disinfettata; ogni porzione del tubero deve contenere un germoglio o due; quindi va messa a dimora in un contenitore con lo stesso substrato descritto per il rinvaso.

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