Coltivare il rabarbaro, per il giardino e la cucina

Anche da noi, nelle zone più fresche, è possibile coltivare il rabarbaro, pianta dallo sviluppo vigoroso. Si apprezza sia per la bellezza delle grandi foglie sia per i gambi rossastri commestibili (solo dopo cottura) dal sapore amarognolo. Cresce bene in piena terra, ma anche in vaso.

Anna Zorloni
A cura di Anna Zorloni
Pubblicato il 26/05/2019 Aggiornato il 26/05/2019
rabarbaro

Il rabarbaro (Rheum officinale, o Rheum x cultorum, famiglia delle Poligonaceae) è una pianta utile che in genere cresce in giardino, ma si può coltivare il rabarbaro anche in vaso sul terrazzo. I gambi hanno un gusto amarognolo e quelli più teneri possono essere consumati per preparare confetture, sciroppi, caramelle o per insaporire dolci, previa cottura o bollitura in acqua. L’importante è eliminare le lamine fogliari che hanno un elevato contenuto di acido ossalico. Le radici, invece, sono utilizzate in erboristeria per la preparazione di estratti, liquori e tinture.

È possibile coltivare il rabarbaro in vaso anche per il semplice valore estetico. È un’erbacea perenne costituita da una rosetta di grosse foglie palmate, larghe fino a 45 cm e alte circa 60 cm, di colore verde scuro, portate da gambi carnosi di colore verde-rossastro tendente al porpora. In primavera emette un’infiorescenza a spiga alta, composta da numerosi fiorellini bianco crema poco appariscenti.

Clima idoneo per il rabarbaro

Per coltivare il rabarbaro occorrono climi temperati, non troppo caldi. Ha un apparato sotterraneo costituito da una radice fittonante carnosa che permane nel terreno e resiste anche a temperature molto fredde (fino a -15°C): la sua coltivazione è molto diffusa, infatti, nei paesi del nord Europa. Da noi, meglio scegliere posizioni in mezz’ombra, evitando quelle soleggiate.

Si tenga presente che il rabarbaro è una specie molto vigorosa; la sua radice è grossa e profonda, quindi sarà necessario utilizzare un vaso capiente, profondo almeno 60 cm.

Il terreno deve essere fertile (arricchito di sostanza organica o concime granulare a lenta cessione) e ben drenante, senza ristagni idrici, responsabili della marcescenza della radice. Nelle prime fasi di sviluppo, per far ingrossare il rizoma, è necessario che il terreno sia sempre leggermente umido; in seguito sarà sufficiente bagnare solo in caso di elevata siccità.

 Messa a dimora

Per coltivare il rabarbaro, il periodo più indicato per mettere a dimora una piantina è proprio questo, oppure l’autunno. Ma è possibile anche seminarlo. 

coltivare rabarbaro: utilizzo di porzioni di radice (o rizoma) dotate di almeno una gemma

Il metodo migliore è quello dell’utilizzo di porzioni di radice (o rizoma) dotate di almeno una gemma: queste possono essere prelevate da piante già esistenti, scavando nella zona del colletto e prelevandole con un coltello ben affilato e pulito, oppure possono essere acquistate presso un vivaista o centro giardinaggio ben fornito.La porzione di rizoma va interrata in vaso, in terreno leggero e leggermente umido, mantenendo la gemma appena al di fuori della superficie del terreno.

coltivare rabarbaro: semina va eseguita in primavera, in vasetto, su terra morbida mista a sabbia e leggermente umida

Anche a partire da seme è possibile coltivare il rabarbaro. La semina va eseguita in primavera, in vasetto, su terra morbida mista a sabbia e leggermente umida. In seguito alla germinazione, le plantule vanno diradate e trapiantate in contenitori più grandi, distanziate tra loro circa 15 cm. Le piantine più vigorose, infine, vengono trapiantate singolarmente in vasi più grandi. Con la propagazione per seme, si ottiene una pianta sviluppata in tempi più lunghi, di almeno un anno.

La raccolta del rabarbaro

Si può coltivare il rabarbaro anche per i gambi commestibili. In questo caso consigliamo di eliminare l’infiorescenza non appena si sviluppa, così da concentrare tutte le energie della pianta allo sviluppo delle altre parti utili. E di raccogliere per prime le foglie più esterne della pianta: sono quelle più sviluppate e dotate di coste più grosse. Si lasciano, invece, le foglie centrali, che sono anche quelle più giovani, da lasciar sviluppare per dare continuità alla pianta.

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