Il picchio se lavora sul tronco…

Difficile da vedere, il picchio si nota solo per il persistente tambureggiare sul legno e per i buchi sulla corteccia. Poiché vive solo su alberi con problemi, se sapete che è presente fate valutare lo stato di salute della pianta. Che probabilmente è già ammalata.

Roberta Marino
A cura di Roberta Marino
Pubblicato il 19/07/2017 Aggiornato il 19/07/2017
picchio

Molto difficilmente si riesce a individuare, poiché abilmente si camuffa tra la vegetazione, ma il ritmico e persistente tambureggiare sul tronco non lascia alcun dubbio: il picchio è al lavoro sugli alberi.
I Picidi, noti come Picchi, rappresentano una Famiglia (Picidae) che raggruppa più di duecento specie di uccelli, caratteristici per la loro capacità di arrampicarsi sugli alberi e scavare buchi nel legno di tronchi e grossi rami, grazie all’azione del becco, simile ad un affilato e assai robusto scalpello, che racchiude una lunga lingua retrattile, dalla punta indurita, che viene estroflessa al momento dell’assunzione del cibo. La conformazione del corpo è finalizzata all’azione di scavo del legno, per la quale il picchio è famoso: le dita delle zampe sono munite di forti artigli che permettono l’ancoraggio stabile ai tronchi e il mantenimento della posizione verticale dell’intero corpo; i muscoli del collo sono assai sviluppati e robusti, quindi in grado di reggere le continue sollecitazioni impresse al capo dalla ritmica e prolungata azione di perforazione del legno.
Il picchio più diffuso in Europa è il Picchio rosso maggiore (Dendrocopus major), lungo 20-25 cm, con peso da adulto compreso tra 60 e 90 grammi, capace di imprimere al legno da cinque a dieci colpi in pochissimi secondi: è, tra i vari picchi, quello dotato di attività ritmica con la maggior frequenza. Il colore del corpo è prevalentemente nero, con alcune parti bianche e rosse (la nuca, le piume copritrici della coda).

Il picchio scava per cercare nutrimento e fare il nido

Il picchio rosso maggiore abita i boschi estesi di latifoglie e di conifere ma si rinviene frequentemente anche nelle campagne alberate, nei grandi parchi cittadini e nei giardini soprattutto in quelli posti in aree poco urbanizzate. Si ciba prevalentemente di larve degli insetti del legno che colonizzano tronchi e grossi rami e secondariamente di formiche, piccoli insetti e semi. Trascorre tutta la sua vita sugli alberi: sul terreno scende di rado, ma quando ciò succede è facilmente riconoscibile perché saltella ritmicamente.
Si trova soprattutto su pioppi, olmi, salici, tigli, betulle, abeti, castagni e vecchi alberi da frutto.
Il picchio perfora i tronchi per cercare larve di insetti presenti al di sotto della corteccia e per scavare il nido, nel quale vengono deposte le uova e dove si svolge la prima fase di vita dei giovani nati, che generalmente appaiono in maggio-giugno.
Il lavoro di scavo nei tronchi è molto faticoso e dipende principalmente dal tipo di legno e dalle condizioni strutturali e sanitarie dell’albero e può richiedere un tempo variabile tra 3 e 5 settimane. Il segno distintivo della presenza del picchio è dato dalla presenza di uno o più fori pressoché circolari, a volte ellittici, con diametro compreso tra 5 e 7 cm, posti sul tronco ad altezza quasi mai inferiori ai 3-4 metri.

Solo sugli alberi malati

Il picchio è indicatore di buona qualità ambientale di un bosco, o di altro insediamento arboreo, in quanto per procacciarsi il cibo elimina le larve degli insetti xilofagi che hanno aggredito gli alberi: il picchio rileva la presenza di queste larve al di sotto delle cortecce, grazie all’udito finissimo che gli permette di percepire, dopo la percussione con il becco, il rumore delle cavità sottocorticali nel quale le larve degli insetti si stanno sviluppando.
Il picchio si insedia quasi sempre su alberi vecchi, su piante in fase di deperimento patologico (fortemente aggredite da funghi della carie), oppure su alberi che hanno subìto un attacco da parte di larve di insetti lepidotteri demolitori del legno quali, soprattutto, rodilegno rosso (Cossus cossus), rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), tarlo vespa di salice e pioppo (Paranthrene tabaniformis).
In queste circostanze è opportuno valutare le condizioni sanitarie globali dell’albero, osservando lesioni della corteccia, disseccamenti dei rami, presenza di funghi agenti della carie del legno e procedere, in caso di forte compromissione della stabilità, a un rapido abbattimento.
Se troviamo uno o due fori di picchio su alberi di buona qualità e in apprezzabili condizioni fitosanitarie, questi generalmente non ne pregiudicano la stabilità o ne compromettono la vitalità: anche in questi casi è consigliato monitorare la situazione, cercando di individuare l’eventuale presenza di larve di insetti xilofagi.

Contro i lepidotteri xilofagi è possibile usare trappole a feromoni in grado di catturare gli individui, impedendone l’accoppiamento e la deposizione di uova nel legno degli alberi.

I fori sul tronco

I fori del picchio non vanno mai chiusi con materiale vario (cemento, mastici, inerti): eventualmente, una volta che il picchio se ne è definitivamente andato, si può valutare la possibilità, per alberi che vanno mantenuti, di un trattamento di pulizia della cavità.

È una specie protetta

Sottolineiamo che il picchio non è quasi mai causa primaria del deperimento di un albero: il suo insediamento è sempre indicatore di una alterazione primaria dell’organismo vegetale che deve essere attentamente indagata e valutata, quindi la presenza di questo uccello, che è specie protetta, va sempre salvaguardata.

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