Insegnare al bambino a interagire con cani sconosciuti

Socievoli, affettuosi e pazienti, i cani sono compagni di giochi ideali per i più piccoli. Tuttavia, prima di fare avvicinare un bambino a un animale sconosciuto, è bene insegnargli come fare e quale atteggiamento tenere.

Roberta Marino
A cura di Roberta Marino
Pubblicato il 03/11/2022 Aggiornato il 17/11/2022
Insegnare al bambino a interagire con cani sconosciuti

Durante una passeggiata al parco ma anche per strada, sul marciapiede, è frequente per un bambino imbattersi in un cane a passeggio con il suo proprietario. Talvolta, il bambino, anche se è ancora nel passeggino, istintivamente può sporgere la mano per cercare di accarezzare il cane o toccarlo. Non è detto, però, che il cane gradisca: può abbaiare o spaventarlo. Questo comportamento può essere causato dalla paura, dal carattere (c’è il cane più socievole e quello più timido o diffidente) o anche solo perché, in quel momento, la sua attenzione è altrove. A volte, è proprio l’atteggiamento sbagliato dell’adulto a impaurire il bambino. Per esempio, se dice “Attento che morde!” il bimbo spaventato ritrae subito la mano e, in futuro, potrà avere paura, grande diffidenza o, peggio ancora, ostilità nei confronti dell’animale. Perché l’avvicinamento tra cane e bambino proceda nel migliore dei modi, occorre una buona conoscenza dell’indole e del “linguaggio” canino, mentre l’adulto dovrà vigilare e insegnare a rispettare il cane.

Conoscere il linguaggio del cane

Se scodinzola è contento, “can che abbaia non morde” recita un noto proverbio: capire un cane sembra davvero un gioco da ragazzi. In realtà, il suo modo di esprimersi è decisamente più articolato e complesso. Va tenuto presente che il linguaggio del cane non si limita a vocalizzi, ma è fatto anche di movimenti, posture, sguardi e perfino utilizzo dell’olfatto e dell’udito. Spesso si tratta di movimenti impercettibili all’occhio umano, o che vengono trascurati perché si è abituati a soffermarsi su quelli più evidenti e comuni: tuttavia, sono proprio questi i segnali con cui i cani riescono a comunicare tra loro e a mandarsi “messaggi”, con cui possono stabilire una gerarchia all’interno del gruppo, anche solo al momento dell’incontro e del gioco. Sono gli stessi segnali che il cane utilizza nella sua interazione con le persone. Se è infastidito, o ha paura, o non vuole essere toccato ed è stressato, metterà in atto tutti gli “avvertimenti” possibili per farsi capire nel proprio linguaggio canino. Ma, se non viene compreso, dovrà trovare un altro modo di esprimersi, più esplicito e certamente meno piacevole, come abbaiare, ringhiare o mordere. Ecco, perché, è fondamentale far conoscere ai bambini i significati del “linguaggio posturale”, la mimica e le vocalizzazioni che mette in atto il cane con coda, movimenti, sguardi e abbai, per fargli capire come comportarsi di conseguenza. 

Avvicinamento graduale

Il bambino vuole accarezzare il cane? La prima cosa da fare è chiedere il permesso al proprietario: se il bimbo ha pochi anni, sarà il genitore a sincerarsene; se più grandicello potrà rivolgere direttamente la classica domanda “posso accarezzarlo”? A quel punto, solo se il proprietario è d’accordo, si potrà spiegare al bambino di non allungare la mano direttamente verso il cane, che potrebbe spaventarsi. L’ideale è prendere la mano del bambino e fargli accarezzare il cane, molto dolcemente, evitando pacche, sul lato del collo, sotto il mento o il torace o ai lati del corpo, evitando la testa e il dorso. Infatti, contrariamente a quello che si pensa, il cane non gradisce essere toccato in quelle zone: sono punti “ciechi” che l’animale non vede e potrebbe quindi alzare il muso spaventando il bambino; inoltre, nel “linguaggio canino”, un cane che appoggia la testa o le zampe sul dorso o la testa di un altro, vuole esprimere la propria dominanza. Anche abbracciare un cane sconosciuto può non essere una bella idea: quello che per noi è un atteggiamento affettuoso, dal cane viene vissuto come “minaccia”, perché viene sovrastato, ed è da evitare nelle prime fasi. Nel corso di questi “primi approcci” l’atteggiamento del genitore (o di chi è con il bambino in quel momento) è di primaria importanza: se l’adulto è tranquillo, sereno e sorridente, il bimbo, per imitazione, assocerà l’esperienza del contatto con il cane a qualcosa di piacevole. Viceversa, tensione o paura del genitore verranno percepiti dal bambino e, di conseguenza anche dal cane, che a questo punto potrà manifestare nervosismo. In occasione di un incontro è quindi molto importante evitare l’agitazione da entrambe le parti: il genitore non dovrà tirare a sé il bambino o prenderlo immediatamente in braccio trasmettendogli ansia; allo stesso modo il proprietario dovrà evitare di strattonare il cane al guinzaglio. La conoscenza ideale tra cane e bambino deve avvenire in maniera tranquilla e senza tensione, con tutto il tempo necessario richiesto da un primo incontro, oltre a essere rispettosa.

Come comportarsi: le regole base

Purtroppo, nell’approccio più frequente tra i bambini con i cani estranei si tende a mettere in atto e a ripetere tutta una serie di errori piuttosto banali, con conseguenze non sempre piacevoli. Avvicinarsi al cane nel modo sbagliato può provocare in quest’ultimo, nella migliore delle ipotesi, una ringhiata o un abbaio, nella peggiore anche un morso per autodifesa da una minaccia percepita. A quel punto, il cane verrà “bollato” come aggressivo, seppur la realtà sia ben diversa, e il bambino si sarà spaventato.

Per costruire un rapporto di rispetto e fiducia, il bambino deve osservare alcune precauzione ed evitare movimenti azzardati.

Imparare a fare “l’albero”: quando il cane corre incontro al bambino, questo deve mantenere una posizione stabile, con le braccia lungo i fianchi, incollate alle gambe e lo sguardo a terra. In questo modo l’animale non avvertirà una minaccia.
Non correre, dimenarsi o urlare: potrebbe scatenare l’istinto predatorio del cane o, viceversa, spaventarlo (il cane ha l’udito molto fine e predilige un tono di voce basso e rilassato).
Non tirargli la coda o le orecchie: in questo caso il morso in risposta sarà quasi scontato.
Evitare di avvicinare da dietro il cane: l’ideale (esattamente come fanno i cani tra loro) è un approccio laterale, che non spaventi e non metta in allarme.
Non guardare fisso negli occhi il cane: nella comunicazione tra cani lo sguardo fisso rappresenta una sfida. È importante, quindi, che nessuno dei presenti lo faccia.
“Non svegliare il can che dorme”: un detto saggio, da rispettare. Stesso discorso se il cane sta mangiando.
Non precipitarsi mai contro un cane: è bene avvicinarsi e fermarsi a circa un metro e mezzo di distanza, chiedendo sempre al proprietario il permesso prima di accarezzarlo.
Non prenderlo il braccio: anche se piccolo, il cane non è un peluche. Peraltro, alcuni cani di piccola taglia (come i Terrier, per esempio) hanno un carattere deciso e non gradiscono affatto essere maneggiati.
Mai infilare le mani oltre reti e cancelli: anche se l’intento è accarezzare il cane che si trova in giardino, il suo istinto di difesa del territorio potrebbe spingerlo a mordere. Evitare di mettere la mano nel finestrino se il cane si trova in un’automobile o se è legato e da solo.

Se è un randagio

Un discorso ancora più articolato va fatto per i cani vaganti o randagi. In alcuni quartieri o zone d’Italia, non è raro trovare cani di strada o che vivono liberi e incustoditi. Possono aver subìto traumi o esperienze di abbandono, oppure essere selvatici e, quindi, non abituati al contatto umano. In assenza del proprietario a cui chiedere il permesso, è sempre preferibile evitare di toccarli: sarà l’adulto a valutare l’eventualità di contattare la Polizia Municipale, il canile o qualche associazione a tutela degli animali, per segnalarne la presenza o, se l’animale è ferito, la struttura veterinaria più vicina per un soccorso.

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