Abituare il gatto a uscire di casa

Curioso, indipendente, territoriale, il gatto è un animale che ha bisogno di esplorare. Qualche ora trascorsa fuori casa, in sicurezza, potrà quindi essere decisamente gradita al micio, ma non prima di un’adeguata educazione al “rientro”.

Roberta Marino
A cura di Roberta Marino
Pubblicato il 18/04/2021 Aggiornato il 27/04/2021
gatto fuori casa

Si arrampica, salta, si nasconde, si prepara all’agguato di qualche preda come una foglia, un insetto o solo un’ombra. Il gatto adora trascorrere le giornate tra scoperte e avventure: per questa ragione relegarlo tra le quattro mura domestiche, senza adeguati stimoli e annoiandosi, può essere davvero deleterio per il micio.

Ecco allora che, chi ha la fortuna di vivere in campagna o possiede un giardino in sicurezza, può decidere (dopo aver fatto le opportune valutazioni e considerazioni) di far uscire il micio alcune ore nel corso della giornata, abituandolo progressivamente a rientrare a casa a un richiamo o a un orario specifico. Un’impresa non sempre facile: per il gatto le tentazioni sono innumerevoli, tra incontri con i simili, luoghi da esplorare e giri notturni. Per questa ragione, se si dovesse optare per questa scelta, sarà fondamentale abituare il micio da subito a uscire e rientrare, attuando tutte le precauzioni del caso per la sua incolumità.

Fuori casa sì, ma in sicurezza

Negli spazi aperti il gatto vive ed esprime pienamente la sua natura felina: può arrampicarsi sugli alberi, nascondersi nei cespugli, simulare attacchi, andare alla scoperta ogni giorno di una nuova avventura e di luoghi misteriosi. La possibilità di uscire da casa, quindi, rappresenta una fonte di esperienze e di attività impagabile per il micio. Tuttavia, prima di concedergli le libere uscite è importante, innanzitutto, verificare se la zona è scevra da pericoli come strade molto trafficate o presenza di cani aggressivi: nel caso ci fossero aree “a rischio”, sarà buona norma delimitarle con recinzioni che evitino l’accesso del micio, anche dall’alto. Se, poi, nel giardino o nel parco è presente una piscina, è sempre meglio coprirla per evitare che il gatto, curioso,  si butti in acqua: un’esperienza decisamente sgradita per un felino!

Al micio dovrà essere poi garantito un riparo in caso di intemperie o per nascondersi da cani o altri animali: una casetta in legno potrebbe essere l’ideale per garantirgli un rifugio sicuro.

Sempre per questioni di sicurezza si dovrà evitare di far uscire il gatto la notte perché potrebbe restare abbagliato dai fari delle auto, spaventandosi.

 

Le precauzioni prima di iniziare

In linea di massima si può far uscire il gattino già da cucciolo ma solo dopo aver ultimato la copertura vaccinale: un micio che frequenta giardini e può incontrare altri gatti dovrà essere vaccinato contro la panleucopenia felina, l’herpesvirus felino e calicivirus oltre a un richiamo annuale del vaccino contro la leucemia previo test negativo; inoltre sarà bene provvedere a sverminazioni regolari e all’uso di antiparassitari.  Il veterinario indicherà i tempi e le modalità da seguire.

Superati i sei/ sette mesi, poi, quando sarà maturo dal punto di vista sessuale, sarà fondamentale provvedere alla sterilizzazione della gatta femmina e alla castrazione del maschio: questo, non solo per evitare cucciolate indesiderate ma anche perché, nei periodi di calore, il gatto può “tentare la fuga” istintivamente alla ricerca di gatte femmine con cui accoppiarsi oppure azzuffarsi con altri maschi, ferendosi.

Infine, ma altrettanto importante, l’inserimento del microchip identificativo: in questo modo, se il micio dovesse smarrirsi e qualcuno lo dovesse ritrovare, sarebbe rapidissimo risalire al nome del proprietario, portandolo da un veterinario. Tuttavia, è bene che il gatto sia provvisto anche di un collarino con il nome e i dati identificativi: nessun timore che il gatto resti impigliato in un ramo in quanto, ormai, in commercio esistono collarini specifici che si sganciano automaticamente.

 

Le prime uscite: con gradualità

Il gatto è un animale curioso e indipendente: tuttavia, essendo per natura non solo un predatore ma anche una “preda”, è piuttosto cauto e guardingo nelle sue esplorazioni dei nuovi territori. Per maggiore tranquillità sarà comunque bene abituarlo gradualmente alla “libertà”, in particolare se giovane ma anche se si tratta di un adulto che non è mai uscito dalle mura domestiche. Una volta vaccinato, il gattino può già iniziare poco per volta le prime esplorazioni fuori casa: durante i primi mesi, infatti, il gatto completa il suo sviluppo neuro-sensoriale ed è quindi, in grado di elaborare gli stimoli esterni. I primi tempi ci si dovrà comportare un po’ come “mamma gatta” quando inizia a lasciare andare i piccoli da soli, dopo averli svezzati: brevi “perlustrazioni” supervisionate dall’occhio vigile e affettuoso del proprietario. Una soluzione (da attuare solo i primi tempi e solo se il gatto è ancora cucciolo) può essere quella di iniziare con un collarino e un guinzaglio che sarà sempre più lungo fino ad essere completamente eliminato.

 

Come abituarlo al rientro

Se, superati i primi timori, far uscire il gatto da casa diventerà una routine molto gradita, ben più difficile sarà convincerlo a rientrare dopo le sue scorribande quotidiane.

Che fare, quindi? Il trucco è fare il modo che il rientro sia associato a qualcosa di positivo: l’invito con il rumore dei croccantini potrebbe risultare piuttosto allettante oppure uno stratagemma utile può essere di abituare il micio a pasti in orari regolari facendolo uscire poco prima e dandogli da mangiare solo in casa e mai fuori. In questo modo, la fame lo farà rientrare senza grossi problemi!

Inoltre si potrà “addestrare” il gatto a rispondere a un richiamo preciso come “vieni” (al pari del cane) o anche di un suono come il classico schiocco della bocca, un campanellino o, semplicemente, chiamandolo per nome. Certo, non si dovrà pensare che accorrerà rapidamente, ubbidendo, come il cane: una lucertola, una mosca o qualche cespuglio potrebbero aver attirato la sua attenzione. L’attesa potrebbe prolungarsi e richiedere un po’ di pazienza: si tratta pur sempre di “sua maestà” il gatto!

Per questa ragione risulta sempre  utile predisporre una “gattaiola” in modo che il micio possa entrare e uscire agevolmente  in autonomia: maggiormente indicati i modelli “con timer” che consentono di poter decidere gli orari per la “libera uscita” del gatto e di evitare, al contempo, l’ingresso di intrusi.

 

E se si perde?

Purtroppo, nonostante “l’educazione” al rientro e tutte le precauzioni del caso, può capitare che un gatto perda la strada del ritorno: magari semplicemente un passante può averlo scambiato per un randagio oppure può essere finito in qualche pericolo che gli ha impedito di tornare.

Qualsiasi siano le ragioni è fondamentale non farsi prendere dal panico ma agire tempestivamente: innanzitutto  si dovrà “tappezzare” la zona dello smarrimento (soprattutto i luoghi più frequentati come fermate di autobus, biblioteche, negozi per animali ecc…)  con volantini recanti nome, foto e caratteristiche del gatto oltre al proprio recapito. Il gatto di solito tende a non allontanarsi mai molto dalla zona di casa ma, piuttosto, a rifugiarsi restando in silenzio per qualche tempo: per questa ragione non si deve mai dimenticare di perlustrare anche cantine e solai dove il micio potrebbe essersi nascosto, impaurito.

E’ abbastanza frequente che la ricerca non si risolva in brevissimo tempo: ci si dovrà munire di croccantini da agitare come “richiamo”, chiamandolo per nome, e di tanta pazienza, senza demordere, prediligendo la mattina presto e la sera tardi quando le strade sono meno frequentate.

Durante il periodo della ricerca sarà utile segnalare lo smarrimento al Servizio Veterinario Asl di zona , agli ambulatori veterinari più vicini, alle associazioni protezionistiche, i gattili e i rifugi che potrebbero essere stati contattati in caso di avvistamenti o ritrovamenti.

 

Si ringrazia per la consulenza Laura Borromeo, Comportamentalista animale, specializzata in gatti. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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