Ristrutturare il bagno di casa usufruendo della detrazione fiscale al 50%

Sostituire i sanitari, rifare l'intonaco per risolvere un problema di umidità, rendere a norma l'impianto idrico-sanitario, cambiare le piastrelle... : quali di questi lavori per il bagno di casa permettono di avere la detrazione fiscale al 50% e quali no? E ci sono casi in cui rientrano anche i lavori normalmente non agevolabili?

Alessandra Caparello
A cura di Alessandra Caparello
Pubblicato il 17/03/2023 Aggiornato il 23/03/2023
Ristrutturare il bagno di casa usufruendo della detrazione fiscale al 50%

Fino al 31 dicembre 2024 chi esegue interventi di ristrutturazione della propria casa ha diritto alla detrazione fiscale al 50% che consiste nella facoltà di detrarre dall’Irpef dovuta una quota delle spese sostenute per eseguire tali lavori. L’importo massimo detraibile è di 96mila euro per unità immobiliare e la detrazione viene ripartita in 10 anni nella dichiarazione del redditi. La detrazione fiscale al 50% è fruibile quando si eseguono interventi di manutenzione ordinaria – ma solo su parti comuni di edifici residenziali – di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo. Tra questi interventi detraibili rientra il rifacimento del bagno di casa?

Manutenzione ordinaria bagno: nessuna detrazione fiscale

Per rispondere correttamente a questa domanda bisogna fare delle precisazioni. I piccoli interventi di manutenzione ordinaria non danno diritto alla detrazione fiscale se eseguiti su singoli appartamenti. Ne deriva, in relazione ad interventi che riguardano il bagno di casa, che rifare l’intonaco magari per risolvere un problema di umidità, non dà diritto alla detrazione Irpef al 50%. 

Così allo stesso modo la semplice sostituzione dei sanitari o il cambio della loro disposizione o la semplice posa delle piastrelle in bagno sono tutti lavori di manutenzione ordinaria che realizzati sul singolo appartamento non permettono di avere il bonus fiscale.

Le spese sostenute per la sostituzione della vasca con un’altra con sportello apribile o con box doccia non sono agevolabili, né l’agevolazione può essere riconosciuta come intervento diretto alla eliminazione delle barriere architettoniche, in quanto non presenta le caratteristiche tecniche previste dalle norme di riferimento.

Manutenzione straordinaria bagno: sì alla detrazione del 50%

Tuttavia tutti questi piccoli interventi se fanno parte di un lavoro più grande di manutenzione straordinaria allora danno diritto alla detrazione fiscale. Così lo spostamento dei servizi igienici o la resa a norma dell’impianto idrico-sanitario che possono comportare il rifacimento dell’intonaco o la sostituzione dei sanitari sono tutti interventi che nel loro complesso comportano la fruizione della detrazione Irpef al 50%. Così allo stesso modo se le tubazioni del bagno sono malridotte e per sostituirle occorre rimuovere le piastrelle e il massetto e sostituire i vecchi sanitari e i rivestimenti, si ha diritto alla detrazione Irpef al 50% fino al 31 dicembre 2024.

Come pagare i lavori del bagno per avere il bonus

Si ricorda che per fruire dell’agevolazione fiscale è necessario che i pagamenti siano effettuati con bonifico bancario o postale, da cui risultino la  causale del versamento, con riferimento alla norma (articolo 16 -bis del Dpr 917/1986), il codice fiscale del beneficiario della detrazione e il codice fiscale o numero di partita Iva del beneficiario del pagamento.

Sul bonifico inoltre si paga una ritenuta d’acconto dell’8%. La detrazione si ottiene nella denuncia dei redditi e deve essere ripartita in 10 quote annuali di pari importo, nell’anno in cui è sostenuta la spesa e in quelli successivi.

Il contribuente che, pur avendone diritto, non ha usufruito dell’agevolazione in uno o più anni (ad esempio, per incapienza o perché esonerato dalla presentazione della dichiarazione dei redditi), nei successivi periodi d’imposta può comunque beneficiare della detrazione, indicando in dichiarazione il numero della rata corrispondente.

Documenti da conservare

I contribuenti che usufruiscono dell’agevolazione devono conservare ed esibire, a richiesta degli uffici, una serie di documenti. In particolare, oltre alla ricevuta del bonifico, sono tenuti a conservare le fatture o le ricevute fiscali relative alle spese effettuate per la realizzazione dei lavori di ristrutturazione. Inoltre il contribuente deve essere in possesso di:

  • domanda di accatastamento, se l’immobile non è ancora censito
  • ricevute di pagamento dell’imposta comunale (Imu), se dovuta
  • delibera assembleare di approvazione dell’esecuzione dei lavori e tabella millesimale di ripartizione delle spese, per gli interventi sulle parti condominiali
  • dichiarazione di consenso all’esecuzione dei lavori del possessore dell’immobile, per gli interventi effettuati dal detentore dell’immobile, se diverso dai familiari conviventi
  • abilitazioni amministrative richieste dalla vigente legislazione edilizia in relazione alla tipologia di lavori da realizzare (concessioni, autorizzazioni, eccetera) o, se la normativa non prevede alcun titolo abilitativo, dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà in cui indicare la data di inizio dei lavori e attestare che gli interventi realizzati rientrano tra quelli agevolabili.

Rifare il bagno e ottenere il bonus mobili

Il bonus mobili è una detrazione Irpef del 50% per l’acquisto di mobili nuovi e di grandi elettrodomestici (questi ultimi di classe non inferiore alla classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori), destinati ad arredare un immobile oggetto di interventi di recupero del patrimonio edilizio. La detrazione fiscale è fruibile fino al 31 dicembre 2024.

Nel dettaglio il bonus mobili consiste nella possibilità di detrarre dall’Irpef il 50% delle spese sostenute per l’acquisto di:

  • mobili nuovi quali cucine, letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, materassi, apparecchi di illuminazione.
  • grandi elettrodomestici come frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavasciuga e asciugatrici, lavastoviglie, apparecchi per la cottura, stufe elettriche, forni a microonde, piastre riscaldanti elettriche, apparecchi elettrici di riscaldamento, radiatori elettrici, ventilatori elettrici, apparecchi per il condizionamento. Tali elettrodomestici devono essere di classe energetica non inferiore alla classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori, come rilevabile dall’etichetta energetica. L’acquisto è comunque agevolato per gli elettrodomestici privi di etichetta, a condizione che per essi non ne sia stato ancora previsto l’obbligo

Per avere l’agevolazione è indispensabile, realizzare un intervento di recupero del patrimonio edilizio sia su singole unità immobiliari residenziali sia su parti comuni di edifici, sempre residenziali. Questo intervento, inoltre, deve essere iniziato a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello dell’acquisto dei mobili e degli elettrodomestici.

Condizione indispensabile per avere il bonus mobili è realizzare un intervento edilizio come la manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia su singoli appartamenti.

Così l’intervento edilizio sul bagno che rientra nella manutenzione straordinaria dà diritto, oltre alla detrazione al 50% per la ristrutturazione edilizia, anche al bonus mobili. Indipendentemente dall’importo delle spese sostenute per i lavori di recupero del patrimonio edilizio, il bonus mobili deve essere calcolato su un importo massimo di 8.000 euro per il 2023 e 5.000 euro per il 2024 riferito, complessivamente, alle spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici.

Detrazione in dieci rate

La detrazione deve essere ripartita tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo.

Come pagare per avere il bonus mobili

Per avere il bonus mobili occorre effettuare i pagamenti con bonifico o carta di debito o creditoNon è consentito, invece, pagare con assegni bancari, contanti o altri mezzi di pagamento.

 

RISTRUTTURARE IL BAGNO: COSA SERVE SAPERE

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