L’impianto elettrico in bagno: che cosa serve sapere

L'impianto elettrico in bagno è regolato da norme che salvaguardano la sicurezza e stabiliscono uno standard minimo per comfort e praticità, a cui è obbligatorio attenersi sia per le nuove realizzazioni sia per le modifiche a sistemi già esistenti

Architetto Marcella Ottolenghi
A cura di Architetto Marcella Ottolenghi
Pubblicato il 20/05/2013Aggiornato il 15/09/2025
L’impianto elettrico in bagno: che cosa serve sapere

Il progetto e la realizzazione dell’impianto elettrico in bagno, unitamente a quello della cucina, sono fasi importanti in caso di ristrutturazione, poiché si tratta di un ambiente particolarmente insidioso per gli incidenti domestici e che pertanto deve essere assolutamente a norma.

La normativa di riferimento per l’impianto elettrico

Le prestazioni minime di un impianto elettrico domestico sono definite dalla variante V3 alla norma Cei 64/8 “Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua” (pubblicata il 31 gennaio 2011 ed entrata in vigore il 1° settembre 2011), che prescrive la posa in opera di un numero minimo sia di punti presa separati per l’energia sia di punti luce in funzione del tipo di locale, delle dimensioni e del livello prestazionale dell’impianto stesso.

Classificato al livello 1 della nuova ripartizione introdotta dalla variante – ovvero il grado minimo in una scala fino a 3, in cui il massimo corrisponde ai sistemi domotici più complessi -, lo standard richiesto per il bagno comprende almeno 2 punti energia e altrettanti punti luce.

Le prese elettriche sono generalmente a servizio della zona circostante il lavabo, dove c’è lo specchio (per poter attaccare phon, rasoio e altri piccoli elettrodomestici per la cura del corpo), e dell’eventuale lavatrice, che però richiede una presa schuko con interruttore dedicato che ne escluda l’alimentazione in caso di guasto.

I punti luce corrispondono invece solitamente al centro a soffitto e sempre allo specchio, se con illuminazione integrata, o per una applique sopra al lavabo. I comandi di accensione, sempre secondo la norma, devono essere posti nei pressi dell’ingresso del locale, indifferentemente all’esterno o all’interno.

Ovviamente possono esserci anche ulteriori prese e interruttori, posizionati altrove, purché aggiuntivi a quelli obbligatori.

Sicurezza in bagno, con elettricità e acqua

L’impianto elettrico in bagno deve essere realizzato con maggiori prescrizioni tecniche, rispetto agli altri locali della casa.

La norma CEI 64-8 prevede infatti una classificazione di pericolosità per gli ambienti domestici e quelli con bagni e docce sono a rischio aumentato. Inoltre, individua all’interno dei locali umidi precise zone a rischio, secondo una classificazione decrescente da 0 a 3: ad esempio la proiezione del contorno vasca o del piatto doccia, fino ad una altezza di 2,25 m da terra, corrisponde ad un livello 1 di pericolo, per cui si può dotare solamente di apparecchi fissi, connessi in modo permanente (come ad esempio apparecchiature per l’idromassaggio, ventilazione meccanica, scaldasalviette e scalda acqua elettrici). 

Elettricità in bagno a norma di legge

Le 4 zone individuate dalla norma CEI 64-8, decrescenti in pericolosità a mano a mano che ci si allontana dal bordo della vasca da bagno e/o dalla doccia, sono:

  • zona 0, la più pericolosa, corrispondente al volume interno della vasca da bagno o del piatto doccia (fino a 10 cm in altezza in caso di soluzioni walk-in);
  • zona 1, il volume sovrastante la vasca da bagno o il piatto doccia fino a un’altezza di 2,25 m (a partire dal fondo degli stessi). Per le docce senza piatto la zona 1 si estende in verticale per 120 cm dal punto centrale del soffione posto a parete o a soffitto. La zona 1 non include la zona 0, e lo spazio sotto la vasca da bagno o la doccia è considerato zona 1.
  • zona 2, comprende il volume immediatamente circostante la vasca da bagno o il piatto doccia, estesa fino a 60 cm in orizzontale e fino a 225 cm in verticale, a partire dal pavimento. Per le docce senza piatto non esiste una zona 2, ma una zona 1 aumentata a 120 cm come per la zona 1.
  • zona 3, il volume esterno alla zona 2 (o della zona 1 in caso di mancanza del piatto doccia), fino alla distanza orizzontale di 240 cm.

Tutti i componenti dell’impianto elettrico installati in ciascuna zona devono possedere precisi requisiti in termini di grado di protezione, indicati dalla sigla IP seguita da due cifre crescenti per grado di sicurezza – la prima, da 0 a 6, riguardante la protezione da particelle solide, la seconda (da 0 a 9) da liquidi – e da due lettere opzionali, inerenti rispettivamente la protezione dal contatto umano, anche con attrezzi, e il grado di pericolosità dell’oggetto stesso (ad alta tensione, adatto all’esterno, ecc.).

Ovviamente le zone individuate dalla norma non si estendono all’esterno del locale, pur in presenza di aperture: ciò significa, ad esempio, che un interruttore posto fuori dalla porta del bagno è ammissibile, anche se dista a meno di 60 cm dal bordo della vasca e/o del piatto doccia.

Zona 0: colore bianco – zona 1: colore arancione – zona 2: colore giallo – zona 3: colore azzurro. La zona 0 è il volume interno alla vasca o al piatto doccia. La zona 1 non include la zona 0.

Zona 0: colore bianco – zona 1: colore arancione – zona 2: colore giallo – zona 3: colore azzurro. La zona 0 è il volume interno alla vasca o al piatto doccia. La zona 1 non include la zona 0.

Prese elettriche vicino al lavabo

Anche se la normativa non fa riferimento preciso al lavandino, le prese elettriche vanno posizionate lontano da fonti d’acqua, preferibilmente a una distanza minima di 60 cm e ad un’altezza di almeno 110 cm da terra. In questo modo si evitano incidenti e/o corti circuiti nell’utilizzo di piccoli apparecchi, come rasoi e spazzolini elettrici.
 
Altrettanto importante non collocare un punto elettrico vicino allo scarico sottostante o in una zona umida.
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