Una casa con soffitti che definiscono le funzioni

In 80 mq sono stati ricavati tanto spazio per contenere, una stanza da adibire a studio e nella camera matrimoniale la cabina armadio.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 11/11/2013 Aggiornato il 11/11/2013

L’abitazione cambia volto con un progetto di rinnovamento radicale che ridisegna gli interni, affidando alle finiture e all’illuminazione un ruolo fondamentale nella definizione dello spazio. La superficie, ben scandita e organizzata, risulta anche sfruttata meglio, con ambienti vivibili e altamente funzionali. L’appartamento di circa 80 mq, situato in un edificio costruito alla fine degli anni ’70, è caratterizzato da una pianta allungata. L’ingresso, che si trova al centro della casa, separa il soggiorno aperto dagli altri ambienti – studio, camera e bagno – tutti distribuiti da un ulteriore disimpegno chiuso. Il progetto di ristrutturazione ha aperto la cucina sul living e trasformato il corridoio in zona pranzo, dando più respiro al salotto. Grazie all’uso di una serie di controsoffitti a varie altezze e della luce differenziata, sono state poi definite le varie funzioni.

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  • Il soggiorno è uno spazio aperto al quale si accede direttamente dall’ingresso. Si articola in tre zone comunicanti – salotto, pranzo e cucina – che si susseguono in un percorso fluido e gradevole, oltre che bene illuminato. L’arredamento abbina elementi di produzione a pezzi realizzati su misura, giocando sul contrasto cromatico bianco/nero accostato a tonalità marroni. Radiatori dimezzati: su ogni calorifero esistente è stato applicato un carter in lamiera di alluminio piegata, realizzato a misura. Con questo “guscio”, verniciato di volta in volta secondo il colore delle pareti, il corpo scaldante si integra meglio con l’arredamento; in più risulta protetto senza venir meno alla sua funzione principale. • Divano: Kube di Linea Italia • Mobile giorno: collezione Spazio Moduli di Pianca • Tappeto salotto: Ikea

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  • La zona pranzo si sviluppa lateralmente rispetto alla porta d’ingresso. È in una posizione comoda tra il salotto e la cucina, e bene in luce di fronte alla finestra. È arredata con un tavolo di produzione artigianale, in noce nazionale massello, verniciato trasparente opaco. Di fianco, il mobile giorno è realizzato su misura in legno laccato opaco color tortora. • Sedie: Lizz di Kartell • Tappeto: Galles di Gandia Blasco
Illuminazione: mix tra diffusa e dedicata

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Luce diffusa

È il tipo di illuminazione che dà una visibilità omogenea allo spazio di una stanza, senza caratterizzarne o – al contrario – penalizzarne una parte. l È sempre consigliabile utilizzare sorgenti a basso consumo che, con ottime prestazioni per quanto riguarda la luminosità, hanno anche un minor impatto ambientale. Con il neon: nella casa, all’interno del controsoffitto che si estende dall’ingresso alla cucina sono inseriti lungo i bordi alcuni neon allineati che servono a illuminare in modo diffuso e generale sia la zona cottura sia il salotto. Si comandano da più punti dell’ambiente.

Luce dedicata

Il fascio luminoso – ad alta densità – viene concentrato dalla fonte in modo diretto. Si formano così zone in luce e di massima visibilità, sottolineate da ombre nette e definite. Si tratta di un tipo di illuminazione d’effetto adatto per valorizzare determinate aree e per gli spazi di passaggio.
1. Con faretti a incasso
Il vantaggio di questi apparecchi è anche estetico perché si integrano perfettamente nella muratura, con zero impatto visivo, e ne resta percettibile solo la luce emessa. Sono stati utilizzati in ingresso e nell’area cottura.
2. Con luci spot
Fisse oppure orientabili, talvolta con la possibilità di variare l’ampiezza del cono luminoso, sono lampade che danno luce d’accento.
In corrispondenza del tavolo, a coppie sono applicate al soffitto in serie: illuminano bene il piano in tutta la sua lunghezza.

 

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  • La cucina è stata “aperta”: sviluppandosi sul fondo della casa resta comunque indipendente. Per una vista più gradevole dall’ingresso e dalla zona pranzo, la parte cottura è di lato lungo la parete – così rimane nascosta – mentre di fronte sono sistemati i moduli a colonna.
    Il controsoffitto a quote variabili: per scandire lo spazio aperto e definire le diverse aree funzionali, nell’ambiente giorno è stato costruito un controsoffitto che, nel suo sviluppo in lunghezza, ha altezze differenti calcolate dal plafone: 50 cm al centro, in corrispondenza del tavolo; 60 cm alle estremità, dove ci sono rispettivamente l’ingresso e la zona cottura. Estetica: soluzione architettonica d’effetto, il controsoffitto permette di definire i volumi interni, disegnandone nuovi contorni e riformulandone le dimensioni. Con l’integrazione di corpi illuminanti, poi, si regola la percezione dello spazio: lo si desidera più raccolto e circoscritto? Il controsoffitto abbasserà parecchio il plafone e avrà luci a incasso. Si ricerca una sensazione di maggiore respiro? Serve un controsoffitto poco distante dal plafone e accessoriato con fari a spot. Praticità: realizzato in cartongesso, in genere retto da un’orditura metallica, regola l’umidità ambientale e funziona come isolante termico e acustico.

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  • La zona cottura è delimitata dall’elemento a penisola che, con il top a sbalzo, è anche un piano snack oltre che superficie d’appoggio. Griglie per l’aria: mimetizzato con le pareti, grazie alla stessa colorazione in tonalità bruna, un vano tecnico contiene un aspiratore di fumi elettrico che, tramite griglie di aerazione, permette il ricambio d’aria nella zona cottura, integrando la funzione della cappa. La cappa a parete: può avere il motore separato, da installare all’esterno della cucina o della casa: si migliorano le performance di aspirazione e si riduce il livello sonoro percepito. Grazie a viti di regolazione, questo modello si installa anche su muri parzialmente rivestiti. Il bordo inferiore deve essere a minimo 30 cm dal piano cottura elettrico o a minimo 40 cm se a gas. In cucina il pavimento è in piastrelle di gres porcellanato smaltato, resistente e di facile pulizia; nella zona giorno è posato invece parquet in rovere spazzolato. Per raccordare i due rivestimenti – di spessore concorde – in fase di posa è stato inserito a filo pavimento un profilo in alluminio anodizzato. • Cucina: composizione in laccato bianco lucido, con pensili in vetro e profili in alluminio, di Zecchinon • Piano di lavoro: Grain colore Taupe di Stone Italiana • Cappa: Om in vetro bianco di Elica • Sgabelli: di Ikea
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  • Anche in camera si è preferito separare le funzioni, soluzione favorita dall’ampia superficie di 20 mq: gli armadi sono all’interno del vano guardaroba/spogliatoio ricavato all’ingresso e non interferiscono con lo spazio destinato al letto. Nella stanza si è optato per toni soft: dal parquet in rovere naturale, finitura vernice trasparente, al letto tessile verde muschio, alle tende candide come la tinteggiature alle pareti. • Letto: di Ikea • Applique: Nomad Minimal di Supermodular • Lampade a incasso: Sistema Rubino di Sera

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  • Il vano guardaroba è attrezzato con due armadi a tutt’altezza posti di fronte e dotati di ante scorrevoli salvaspazio. Sono realizzati su misura in laccato bianco opaco. Sulla parete di fondo, lo specchio applicato direttamente al muro e un’applique per illuminare.

 

La cabina armadio

In questo caso è stata ricavata utilizzando esclusivamente elementi d’arredo. Altre volte la struttura viene realizzata in muratura o cartongesso, e poi attrezzata all’interno con strutture modulari, cassettiere e specchi.
● Per quanto riguarda l’illuminazione, serve una soluzione dedicata con luci che non falsino i colori. Attrezzata al centimetro: a ridosso di un muro, due armadi a tutt’altezza e sistemati uno di fronte all’altro delimitano il vano.
● Optando per ante scorrevoli che non ingombrano, tra i due contenitori servono 80-100 cm liberi.
● Per la chiusura dello spazio basta un binario a soffitto con un pannello.PIANTA_RONCHI2


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  • Il bagno viene idealmente suddiviso in tre posizionando il box doccia nel mezzo. Come nella zona giorno, anche qui un controsoffitto, che riproporziona il volume abbassandone l’altezza da 300 a 240 cm, individua le aree funzionali con l’ausilio di luci differenti. Davanti alla doccia, l’inserimento di parquet nel pavimento in gres raccorda l’area lavabo e quella dei sanitari. È realizzato in listelli di teak, posati con la stessa tecnica utilizzata per i ponti delle navi. Tra gli elementi, fissati sul massetto, viene applicato del silicone nero che favorisce i movimenti del legno. Sulle pareti del bagno il rivestimento si estende sino a 210 cm di altezza, raccordandosi al profilo superiore della porta. • Lavabo: di Scarabeo • Rubinetteria: Font di Gessi • Piatto doccia: Avantgarde Superplane di Kaldewei • Sanitari: Monò di Ceramica Flaminia
FOCUS ON: Teak in bagno

Il pavimento in parquet in questo locale non è più un tabù: basta scegliere il legno adatto. ● Perché preservi nel tempo caratteristiche estetiche e prestazionali bisogna orientarsi su essenze in grado di resistere all’umidità e al contatto diretto con l’acqua. ● Una di queste è senz’altro il teak: si tratta di un legno durevole, insensibile alle muffe e molto resistente. ● È preferibile poi utilizzare parquet di tipo prefinito, i cui listelli sono formati da uno strato superficiale di legno nobile (almeno 2,5 mm perché si possa denominare parquet) e da un supporto che assicura stabilità e indeformabilità al rivestimento. ● Attenzione infine al piano di posa: il massetto deve essere realizzato con prodotti premiscelati ad asciugatura rapida.

Il progetto

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Progetto: Zerotrearchitetti associati con Alessandro Ronchi, Tel. 039/6043092, info@zerotrearchitetti.it – Foto: Cristina Fiorentini

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