Piante: danni da aria secca

La mancanza di umidità e l'aria secca causano diversi danni alle piante da interni. In casa bisogna fare il possibile per garantire alle nostre piante un clima idoneo al loro sviluppo.

Mauro Cavagna
A cura di Mauro Cavagna
Pubblicato il 28/01/2017 Aggiornato il 28/01/2017
danni alle piante

La maggior parte delle piante da interni è originaria delle regioni tropicali o equatoriali del pianeta. Sono specie che crescono in ambienti molto caldi e umidi, nei quali le temperature medie nel corso dell’anno subiscono solo lievi variazioni e nei quali l’umidità dell’aria è stabilmente alta, con valori che raggiungono facilmente, e stabilmente mantengono, il 70-80 %.

Negli appartamenti e nella maggior parte dei luoghi interni abitativi e lavorativi, il tenore di umidità relativa è generalmente basso, in media compreso tra il 20 e il 40% con punte saltuarie di 60-80% solo in locali quali cucina e bagno in determinati momenti della giornata.

Il ridotto livello di umidità dell’aria risulta spesso insufficiente per un’ottimale qualità di vita dell’uomo ma non solo, provoca anche danni alle piante. Quindi se vogliamo che crescano bene anche da noi, occorre fornire alle piante un ambiente il più simile possibile a quello di origine, controllando il tasso di umidità.

Il fenomeno della traspirazione

La traspirazione è il processo fisico grazie al quale le piante eliminano acqua attraverso le superfici verdi (prevalentemente le foglie) e serve a ridurre la temperatura della superficie evaporante. Le piante crescono e vegetano in maniera ottimale quando permane equilibrio tra l’acqua assorbita dalle radici e quella persa per traspirazione: l’aria poco umida provoca danni alle piante perché accelera il fenomeno della traspirazione, causando una perdita più o meno sensibile di acqua dalle strutture vegetali, frequentemente non bilanciata da un corretto apporto idrico al substrato.

Se l’aria degli ambienti interni diventa troppo secca, soprattutto durante il periodo autunno-invernale ovvero quando entra in funzione l’impianto di riscaldamento, le parti verdi della pianta, a partire da quelle più tenere e giovani, subiscono una disidratazione, seguita da appassimento, perdita di turgore e disseccamenti localizzati. Per ovviare a questi sintomi non basta aumentare l’irrigazione al terreno, ma occorre anche aumentare il tenore di umidità attorno alle chiome, in modo da ridurre il fenomeno della traspirazione.

Le piante più sofferenti

In particolar modo risentono della scarsa umidità ambientale le piante da fogliame decorativo che crescono negli strati più bassi delle foreste, quindi in condizioni di ombrosità e costante umidità, quali:

  • Nephrolepis exaltata (felce),
  • Davallia canariensis (davallia),
  • Aglaonema commutatum (aglonema),
  • Calathea makoyana (calatea),
  • Adiantum capillus-veneris (capelvenere),
  • Selaginella martensii (selaginella),
  • Maranta sanguinea (maranta),
  • Stromanthe sanguinea (stromante),
  • Asplenium antiquum (asplenio),
  • Apidistra elatior (aspidistra).

Quelle mediamente sensibili

Vivono meglio delle precedenti, ma non si può certo dire che stiano bene, le specie che negli ambienti di origine crescono in condizioni di luce parziale e che comunque richiedono discreti e costanti livelli di umidità ambientale:

  • Ficus benjamina (ficus benjamina),
  • Ficus elastica (ficus),
  • Howea forsteriana (kentia),
  • Areca arecastrum (areca)
  • Chamaedorea elegans (camadorea),
  • Hedera helix (edera),
  • fatsia japonica (aralia),
  • Dracaena deremensis (dracena),
  • Cordyline terminalis (cordiline),
  • Rhapis humilis (rhapis)
  • Dieffenbachia exotica (dieffenbachia),
  • Chlorophytum comosus (clorofito),
  • Scindapsus aureus (pothos),
  • Caladium bicolor (caladio).

I danni alle piante

I danni alle piante da fogliame decorativo negli elenchi riportati qui sopra possono essere così riassunti:

  • disseccamento delle punte fogliari (sintomo assai frequente nel caso di foglia a forma appuntita, ad esempio in kentia o cordiline o altre palme da interni) o dei margini delle lamine;
  • alterazioni della forma della chioma (ad esempio con ripiegamento o curvatura verso il basso di fronde o foglie),
  • decolorazione delle strutture verdi;
  • maggior incidenza di attacchi da parte di acari;
  • nei casi più gravi si possono avere ingiallimento diffuso sulla lamina fogliare, caduta delle foglie, alterazione della respirazione e della fotosintesi clorofilliana e rallentamento dei processi di crescita cellulare.

Anche le piante da fiore

Alcune piante che in periodo autunno-invernale possono presentarsi in veste fiorita, sono sensibili all’eccessiva secchezza degli ambienti interni, manifestando i danni più rilevanti durante la fase di apertura fiorale. Il fiore è organo assai delicato che necessita di umidità ambientale sia per favorire la schiusura dei petali, sia per il mantenimento del turgore cellulare, quindi il prolungamento della fase di apertura in pianta.

Tra le specie che più evidenziano danni in caso di eccessiva secchezza dell’aria vi sono: orchidee (soprattutto Cymbidium, Phalenopsis, Dendrobium), Cyclamen persicum (ciclamino), azalee d’appartamento, Gardenia jasminoides (gardenia), Spathiphyllum wallisii (spatifillo), anthurium andreanum (anturio), Tillandsia cyanea (tillandsia).

Oltre ai sintomi già indicati per il gruppo delle piante da fogliame decorativo, nel caso delle piante da fiore si possono anche avere danni alle piante che coinvolgono le strutture fiorali:

  • ritardo di fioritura o mancata emissione di fiori nel caso di ambienti molto secchi;
  • avvizzimento e caduta anticipata dei fiori;
  • emissione di fiori anomali o più piccoli del normale.

Le piante più tolleranti

Il gruppo che meglio tollera una ridotta umidità ambientale è quello delle piante grasse che anzi possono subire danno (rammollimento e alterazione cromatica dei tessuti carnosi, marciumi) in caso di eccessiva umidità ambientale.

Per evitare problemi

NEBULIZZAZIONI FOGLIARI

Con strumenti molto semplici (nebulizzatori, erogatori di vario genere) occorre spruzzare acqua attorno alla chioma delle piante con frequenza quasi quotidiana per le specie più esigenti, soprattutto durante il periodo di accensione del riscaldamento. È opportuno utilizzare acqua a temperatura ambiente, il meno possibile calcarea per evitare di lasciare antiestetiche macchie biancastre sulle foglie. Le piante da fiore vanno nebulizzate senza problema quando prive di fiori, mentre in fase di apertura fiorale è meglio cercare di proteggere dall’acqua i fiori.

È sconsigliabile sottoporre a nebulizzazioni fogliari alcune piante quali Aechmea fasciata (billbergia), Saintpaulia jonantha (violetta africana), Sinningia speciosa (gloxinia), Kalanchoe blossfeldiana (calancola). Tutte queste hanno la superficie fogliare tomentosa o eccessivamente carnosa che potrebbe subire decolorazioni o annerimenti per contatto con l’acqua.

UMIDIFICAZIONE DELL’ARIA

Si ottiene grazie a piccoli elettrodomestici, gli umidificatori, che oltre ad avvantaggiare la crescita delle piante, possono garantire anche vita più sana agli individui.

IRRIGAZIONI

Devono essere regolari nel caso di eccessiva secchezza dell’aria, al fine di compensare l’acqua dispersa per traspirazione: la frequenza e i quantitativi vanno regolati in base alla tipologia botanica.

RAGGRUPPARE LE PIANTE

Con questo sistema si aumenta naturalmente l’umidità ambientale, in quanto ogni pianta traspira, incrementando reciprocamente il vapore acqueo attorno alle chiome.

Non concimare

In caso di eccessiva secchezza dell’aria, e di scarse irrigazioni, per evitare ulteriori danni alle piante vanno  evitate le concimazioni, dal momento che il concime, specialmente quello solido in granuli, se non sciolto da abbondante acqua, può creare ustioni alle radici.

Attenzione agli acari

In periodi molto caldi e secchi risultano pressoché assenti infezioni da parte di funghi, mentre si possono facilmente avere attacchi intensi di acari (ragnetti rossi e gialli), che vanno controllati sia con opportuni interventi acaricidi sia, a livello preventivo e curativo, con frequenti nebulizzazioni delle chiome, in modo da creare un ambiente inospitale per i parassiti e con trattamenti con acaricidi specifici.

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