Lotta invernale ai parassiti delle piante

Non è sempre vero che il freddo uccide tutti i parassiti delle piante. Molti insetti, acari, funghi, batteri riescono a sopravvivere nascosti sotto le cortecce, nelle anfrattuosità dei tronchi e dei rami, tra le foglie secche cadute a terra o nei frutti avvizziti e rimasti appesi in pianta. È il momento migliore per individuarli e distruggerli con trattamenti adeguati. La percentuale di successo sarà elevata.

Mauro Cavagna
A cura di Mauro Cavagna
Pubblicato il 03/03/2017 Aggiornato il 03/03/2017
parassiti delle piante

Durante l’inverno, molti parassiti delle piante, come insetti, acari, funghi, batteri, riescono a sopravvivere nascosti sotto le cortecce, nelle anfrattuosità dei tronchi e dei rami, tra le foglie secche cadute a terra o nei frutti avvizziti e rimasti appesi in pianta; alcuni insetti si costruiscono dei nidi (è il caso della processionaria) o si rifugiano sottoterra (larve terricole, ad esempio oziorrinco). Questi “rifugi” permettono ai parassiti delle piante di continuare il ciclo vitale per presentarsi poi al risveglio vegetativo primaverile, in condizione di aggredire rapidamente ed estesamente molte specie ornamentali, fruttifere e orticole.
Anche in questo periodo è possibile contenere e abbattere quanto più possibile i parassiti delle piante con il fondamentale presupposto di riconoscerli e individuarli chiaramente nei potenziali luoghi di nascondiglio e protezione.

PROCESSIONARIA DELLE CONIFERE

Questo insetto (Thaumatopoea pytiocampa) appartenente all’ordine dei Lepidotteri (farfalle) colpisce solo le conifere: pino domestico (P.pinea), pino nero (P. nigra), pino silvestre (P. sylvestris), pino marittimo (P. pinaster), pino strobo (P. strobus), cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica), cedro deodara (C. deodara). Sotto forma di larva è in grado di arrecare gravi ed estesi danni: forti defogliazioni  che scheletrizzano i rametti; rallentamenti nel ritmo di crescita; ingiallimenti dei rami e dei germogli,  deperimento vegetativo a causa della perdita massiccia di foglie; più facile aggressione da parte di altri parassiti. La larva è pericolosa anche per le persone che, quando a contatto con i suoi peli urticanti, possono incorrere in irritazioni cutanee, oculari e respiratorie.  

PROCESSIONARIA DELLE CONIFERE

COME RICONOSCERLA
Nello stadio adulto è una farfalla bianco-grigiastra, visibile in giugno-luglio, con apertura alare di alcuni centimetri, non pericolosa né per i vegetali, né per gli animali, che compie una sola generazione all’anno. In estate depone le uova alla base degli aghi di conifere. Le larve nascono in agosto e iniziano a nutrirsi voracemente degli aghi che avvolgono con un groviglio di fili biancastri. Agli inizi dell’autunno formano un nido definitivo, tondeggiante e di colore bianco-grigiastro, setoso, entro il quale trascorrono l’inverno al riparo dal freddo.

DIFESA
Contro la processionaria vige il decreto di lotta obbligatoria, in quanto tale insetto può minacciare la sopravvivenza del patrimonio arboreo e costituire rischio per la salute umana e degli animali. I focolai di infestazione vanno tempestivamente segnalati al Servizio Fitosanitario Regionale o al Corpo Forestale che interverranno per valutare la situazione e suggerire le modalità d’intervento che potrebbero essere le seguenti:
– la raccolta e la distruzione dei nidi appesi sui rami e all’interno dei quali si trovano le larve;  
– quando la grande altezza degli alberi impedisce la raccolta diretta, con l’ausilio di fucili si sparano verso i nidi i pallini da caccia che determinano la rottura della protezione per le larve: queste, non più difese contro il freddo invernale, muoiono;
– la lotta chimica o microbiologica (con Bacillus thuringiensis) mediante la distribuzione di specifici prodotti sulle zone della chioma dove sono presenti i nidi.
In ogni caso tutti questi interventi devono essere eseguiti solo da personale qualificato e preparato in periodo invernale, prima che le larve fuoriescano dai nidi.

OZIORRINCO

Otiorrhynchus rugosostriatus, o O. sulcatus, è uno dei più temibili parassiti delle piante del giardino. Attacca soprattutto specie acidofile (rododendro, azalea, gardenia, camelia, ortensia, pieris), arbusti sempreverdi (lauroceraso, alloro, fotinia, ligustro, viburno) e specie tappezzanti (edera, pachisandra, lonicera, cotoneaster). Vengono rovinate  anche piante fiorite in vaso, quali ciclamino, primula, begonia, calla. Gli attacchi alle piante sono portati sia dalle larve, sia, soprattutto, dagli insetti adulti. In inverno si devono eliminare le larve che crescono nei primi centimetri del terreno, vicino al colletto delle piante, dove divorano le radici più sottili e compiono erosioni in svariati tuberi (ciclamino, calla, begonia). Gli attacchi più intensi possono provocare l’afflosciamento a terra della vegetazione e il deperimento dell’intera pianta. Se sulle foglie delle vostre piante, la scorsa primavera/estate, erano evidenti delle profonde ed irregolari erosioni a semicerchio o a merletto, che si estendevano sulle foglie partendo dal margine, si trattava delle morsicature dell’oziorrinco. Adesso è il momento di intervenire.

OZIORRINCO

COME RICONOSCERLO
In fase adulta è un coleottero ben visibile ad occhio nudo e facilmente riconoscibile: il corpo nerastro ha forma ovale, è lungo all’incirca un centimetro ed è ricoperto da una dura corazza; le ali sono atrofizzate e pertanto il movimento avviene unicamente grazie alle sei robuste zampe
Agli inizi dell’autunno vengono deposte le uova, in numero assai elevato, vicino al colletto delle piante o nei primi centimetri di suolo, preferibilmente nei terreni organici, molto fertili e poco compatti. Le larve nascono in inverno e si sviluppano a spese degli organi sotterranei delle piante ospiti. Sono biancastre, lunghe poco meno di un centimetro, con il corpo ricurvo a C e con il capo bruno e rimangono nel terreno sino agli inizi della primavera, quando si trasformano in adulti.

DIFESA
I migliori risultati si ottengono con la lotta microbiologica contro le larve, basata sull’impiego di piccolissimi vermi filiformi, detti nematodi entomoparassiti. A partire da febbraio e sino a circa metà aprile, questi nemici naturali delle larve di oziorrinco, possono essere distribuiti al terreno. L’impiego è facile, anche se i prodotti in commercio, costituiti da un formulato scuro in polvere che  li contiene, sono po’ costosi:  il preparato, sciolto in acqua, va distribuito al terreno precedentemente smosso in superficie e leggermente bagnato; i nematodi vanno a caccia delle larve di oziorrinco che aggrediscono e velocemente fanno morire. Un unico intervento generalmente non risolve il problema e, pertanto, deve essere ripetuto per più anni di seguito.

COCCINIGLIE

Tra gli insetti parassiti delle piante, le cocciniglie rappresentano un grave problema, per la facilità della loro diffusione su un sempre più vasto numero di specie vegetali, per la prolificità e per la buona resistenza verso i più comuni insetticidi. Si insediano su una svariata quantità di generi e specie botanici, preferendo alcune piante sempreverdi (alloro, lauroceraso, agrifoglio, corbezzolo, rincospermo, cycas, oleandro, abete, pino, cedro, pittosporo, agrumi, olivo) e talune caducifoglie (aceri, tiglio, viburno, ortensia, rose, lagerstroemia, cornus, fruttiferi quali susino, vite, fico, ribes, kaki).
Le cocciniglie sottraggono la linfa e le sostanze nutritive della pianta grazie all’azione del loro apparato boccale, con il quale attaccano le parti verdi, soprattutto quelle più tenere e succose. Così le foglie infestate ingialliscono, deperiscono e, in caso di prolungati e forti attacchi, cadono determinando grave sofferenza in tutta la pianta. Attacchi ripetuti nel corso degli anni possono anche portare a morte l’intera pianta, soprattutto se giovane e a struttura tenera.
Le cocciniglie superano l’inverno in diverso stadio (uovo, giovane, adulto) rimanendo pressoché inattive, quindi si consiglia di intervenire adesso nella lotta perché i trattamenti risultano più efficaci, soprattutto se le colonie sono ancora poco numerose.

COCCINIGLIE

COME RICONOSCERLE
Individuarle non è difficile: si differenziano per consistenza (cotonosa, lanosa, farinosa, cerosa, coriacea), forma (semisferica, scudetto, virgola, stella), colore (bianco, giallastro, bruno, nerastro), dimensione (da 2-3 millimetri sino ad 1-1,5 centimetri). Gli individui adulti (per lo più femmine) permangono ben aderenti alle strutture vegetali (piccioli, foglie, rametti, fiori) si nascondono al di sotto delle strutture di protezione.

DIFESA
I trattamenti contro questi parassiti delle piante si effettuano con specifici insetticidi liquidi: generalmente si tratta di oli minerali bianchi attivati che, ricoprendo i parassiti con un film oleoso, ne occludono i pori e le strutture respiratorie, fino a soffocarli, oppure con principi attivi più specifici (Clorpirifos metile, Thiacloprid) attivi per ingestione, nel caso di gravi  e persistenti attacchi.
Gli interventi vanno ripetuti, distanziati di 10-12 giorni, a seconda della gravità dell’attacco e del tipo di cocciniglia, avendo cura di bagnare abbondantemente l’intera chioma, con particolare insistenza nei punti di maggiore presenza dell’insetto. Nel caso di forte infestazione, è meglio eliminare le parti gravemente malate ed intervenire con gli insetticidi solamente sulle porzioni meno invase.
Nel caso di infestazione di bassa intensità, hanno una certa efficacia i trattamenti a base di sapone di Marsiglia, nicotina, macerato di ortica, distribuiti sotto forma di soluzione acquosa. Successivamente a trattamenti con soluzioni a base di sapone di Marsiglia, è opportuno procedere ad un risciacquo delle parti trattate con acqua, al fine di evitare una dannosa persistenza del sapone sulla vegetazione.

TRIPIDI

Heliothrips spp. sono piccoli insetti, lunghi non più di 2-3 millimetri, capaci di attaccare svariate specie ornamentali prevalentemente sempreverdi (azalee, rododendro, camelia,viburno, lauroceraso). Compiono numerose generazioni all’anno, sospendendo l’attività di nutrizione a spese dei vegetali in autunno, quando  gli adulti svernano sulle piante infestate, oppure tra i detriti vegetali al suolo.

TRIPIDI

COME RICONOSCERLE
I tripidi pungono i tessuti e asportano il contenuto delle cellule provocano la comparsa di macchie decolorate e necrotiche, argentature fogliari e degli steli, depigmentazioni, malformazioni e disseccamenti dei margini fogliari. Attacchi continui e non controllati determinano generale deperimento.

DIFESA
Occorre intervenire adesso con insetticidi a base di piretro o azadiractina. Eliminare con il taglio la vegetazione più seriamente compromessa e non più recuperabile.

INSETTI GALLIGENI

Le galle sono escrescenze o proliferazioni cellulari che si manifestano sui rami o sul tronco di svariate specie sempreverdi (sughera, corbezzolo,leccio, e caducifoglie (aceri, frassino, tiglio). Sono causate dall’attacco operato da insetti di vario genere (per lo più sono Imenotteri, ovvero vespe o simili). Il danno in genere è di tipo estetico sulle piante adulte, mentre nel caso di individui giovani, continui attacchi possono indebolire la pianta e rallentare il flusso di liquidi al suo interno, con compromissione della crescita.

insetti galligeni
DIFESA

Generalmente non si interviene se le galle sono numericamente scarse. Nel caso di ripetuti attacchi si consigliano trattamenti con insetticidi a base di Clorpirifos metile o Thiacloprid. Sulle piante più colpite, gli interventi vanno ripetuti 2-3 volte nell’arco di pochi mesi. Nel caso di forte infestazione, eliminare con il taglio le porzioni più colpite. Attacchi deboli e iniziali possono essere contrastati da soluzioni di acqua e sapone di Marsiglia. A livello preventivo, effettuare potature interne per arieggiare le parti verdi più interne nella chioma. 

FUNGHI DELLE MUMMIE DEI FRUTTIFERI

In epoca autunnale, dopo la caduta delle foglie, risultano ben visibili sui rami di susino, pesco, albicocco e melo, i frutti rinsecchiti, in precedenza colpiti da marciume causato da patogeni fungini, soprattutto dal micete noto come Monilia. I frutti danneggiati possono cadere, oppure rimanere attaccati ai rami durante il periodo autunno-invernale e rinsecchire, venendo a questo punto definiti “frutti mummificati”. La conservazione dei frutti sui rami rappresenta un grave fattore di rischio per la salute della pianta, in quanto le spore in essi contenute, potendo facilmente sopravvivere anche durante il periodo invernale, sono in grado di germinare all’arrivo dei primi tepori primaverili e di colonizzare, infettandola, la pianta stessa e quelle vicine, sulle quali vengono facilmente trasportate dal vento.  

FUNGHI DELLE MUMMIE DEI FRUTTIFERI  

Difesa
L’asportazione autunno-invernale dei frutti rinsecchiti rimasti appesi sui rami, rappresenta il più valido metodo preventivo, volto ad evitare la diffusione primaverile del patogeno. I frutti lesionati posti sui rami più alti e non facilmente raggiungibili, devono essere trattati con prodotti  a base di rame (ossicloruro o idrossido di rame, poltiglia bordolese) o più specifici(Tebuconazolo). Nel caso di numerosa presenza di mummie fruttifere, è consigliabile trattare con rame l’intera pianta e predisporre concimazioni di fine inverno con prodotti organici, in grado di garantire una pronta e vigorosa ripresa vegetativa.

fumaggine

È facilmente riconoscibile dalla patina nerastra, anche spessa, a volte untuosa, che si insedia nelle zone dove in precedenza, a seguito dell’attacco da parte di alcuni insetti, si è avuta la formazione di melata. È visibile soprattutto sulle parti verdi più vecchie e troppo ombreggiate, ma può interessare anche giovani rami, non ancora lignificati, di svariate piante, soprattutto sempreverdi (alloro, agrifoglio, viburno, magnolia, rincospermo,pittosporo, corbezzolo).

fumaggine
DIFESA
Se si nota la presenza sulla pianta, da adesso, a cadenza regolare, occorre impiegare anticrittogamici rameici da distribuire sulle parti colpite. Se si interviene per tempo con ridotte dosi di antiparassitario si contiene la malattia e si riducono i danni visibili. Lavaggi con acqua e sapone di Marsiglia per ridurre imbrattamento sono efficaci solo nel caso di ridotto spessore della incrostazione.                           

TUMORE BATTERICO

Rogna, o cancro batterico, è presente soprattutto in olivo e oleandro. Si tratta di un’infezione dovuta all’attacco da parte di un batterio che penetra nel legno attraverso ferite dovute a traumi (ad esempio grandinate, gelate) o potature. Le giovani piante possono deperire, mentre quelle adulte di grande dimensione rallentano la crescita e riducono la formazione di fiori (oleandro) o la fruttificazione (olivo).

TUMORE BATTERICO


COME RICONOSCERLO
In questa stagione sui rami, nelle altre anche sulle foglie, si manifestano delle protuberanze tondeggianti o bitorzolute, grosse sino ad alcuni centimetri, di consistenza coriacea: si tratta di escrescenze di tipo tumorale di colore marrone scuro o grigio che induriscono velocemente.

DIFESA
È un problema abbastanza comune in piante vecchie e trascurate e non può essere eliminato: la pianta convive con il parassita. Adesso si possono tagliare le parti più colpite, bruciando tutti i residui di potatura. È indispensabile disinfettare gli strumenti di taglio con alcool o candeggina, prima e dopo aver potato esemplari infetti, al fine di evitare la diffusione del batterio. In autunno e in primavera distribuire ripetutamente prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, poltiglia bordolese o altri più specifici) sulle zone colpite, sui punti di taglio e sull’intera chioma.

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