Le conifere nane per il terrazzo

Le conifere nane, soprattutto se “a manutenzione zero”, hanno pochi rivali per chi desidera allestire un angolo sempreverde in contenitore, decorativo tutto l’anno se accostato a fiori annuali da cambiare in ogni stagione.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 15/12/2013 Aggiornato il 15/12/2013

conifere nane

 

Il gruppo delle conifere nane (che crescono al massimo 10 cm all’anno) da coltivare in vaso è molto numeroso e variegato con forme, portamento e colori diversi da specie a specie e all’interno della stessa specie secondo la varietà scelta.

Le conifere nane più facili e resistenti

Il pino mugo e il ginepro, in tutte le loro possibili varianti, sono le scelte più indicate per chi è alle prime armi perché facili, resistenti e piuttosto adattabili.

Pinus mugo varietàGnom” è caratterizzato da una forma sferica e compatta che gli consentono di mantenere anche nel tempo una forma molto definita. Col tempo, posto in piena terra, può raggiungere i due metri di altezza, ma può restare per molti anni in vasca o in vaso perché tende a nanizzare o avere uno sviluppo rallentato. Il pino mugo non è solo decorativo per gli aghi folti e scuri ma anche per i manicotti delle infiorescenze primaverili e per le pigne che restano per due anni sui rami, prima di essere pronte ad aprirsi.

Juniperus chinensis è la più diffusa conifera a portamento espanso, quasi un coprisuolo se posto in piena terra. Vigoroso è particolarmente decorativo nella varietà “Old Gold” di colore bronzo e giallo.

Conifere da ombra

Per il lento accrescimento, le diverse specie di tasso, Taxus, ben si adattano a essere coltivate in vaso, anche se col tempo richiedono di essere posate in piena terra perché meno delle precedenti risentono dell’effetto nanizzante del contenitore di dimensioni ridotte. Fra le conifere da vaso è quella che meglio sopporta una posizione in ombra.

Per il colore

Non mancano abeti di grande effetto e piccole dimensioni come Picea pungens glauca globosa dagli aghi grossi di colore verde-azzurro su una corteccia molto chiara.

Dalla forma particolare

Per chi invece vuole una conifera insolita da allevare solo per qualche tempo in vaso perché comunque si tratta di un albero vero e proprio, non dimentichi Pinus maximinoi, molto accattivante per la forma in fase giovanile raccolta ma non chiusa, il colore chiaro e luminoso, i ricchi e voluminosi manicotti di aghi che avvolgono i rami.

Dove mettere le conifere nane

Negli spazi condivisi

Le conifere nane sono una presenza costante per i giardini di piccole dimensioni, gli spazi verdi condominiali o la zona esterna di attività commerciali e di rappresentanza. In questi casi si abbinano fra loro due o tre specie di colore, taglia e portamento diverso con un arbusto deciduo da fiore, in grado di dare una fiammata primaverile, come la forsythia, oppure uno sempreverde, la classica camelia laddove il clima lo consente.

Terrazzi o balconi privati

Qui le conifere nane, proprio per la loro molteplicità di forme e colori, possono creare un arazzo che faccia da sfondo e da accompagnamento ad altre specie di fiori, un cardine su cui può ruotare tutto il balcone o il piccolo giardino mentre le stagioni mutano. Per aggiungere colore intorno ai vostri vasi scegliete delle piante bulbose o delle erbacee perenni. Per la primavera il bianco e l’azzurro dei crochi, il rosa della saponaria, il giallo dei narcisi. Prima dell’estate Iris hollandica blu e tulipani arancioni. Per l’estate nepeta azzurra o annuali come il plumbago e le surfinie. Per l’autunno echinacee arancioni e rosa acceso, heuchere dal fogliame multicolore, anemoni giapponesi bianchi. Tutte scelte che vanno bene anche in piena terra con un’unica avvertenza: le piante erbacee andranno trapiantate seguendo la crescita delle conifere così da non essere soffocate.

I criteri per scegliere bene

Al momento dell’acquisto la prima raccomandazione è non avere fretta: scegliere una pianta in fiore o un cespuglio è spesso un fatto di colpo d’occhio ma per le conifere in vaso non è così. Per prima cosa si deve valutare la sommità. Le piante che nella parte alta si presentano rade e sparute mentre sotto sono ancora “piene”, non sono soggetti in forte accrescimento che si stanno allungando e poi infoltiranno la chioma. È probabile che si tratti di soggetti in fase di sofferenza già in atto da un po’, con radici troppo pressate all’interno del vaso e poca terra a disposizione. L’estrazione della zolla dal vaso, impugnando la conifera alla base, senza fare trazione sui rami ma solo sul tronco, sarà difficile, il vaso potrebbe essere, specie se di plastica sottile, parzialmente deformato sui lati, e dai fori di fondo potrebbero uscire già delle radici robuste e non solo apici sottili in cerca d’acqua e nutrimento. Tutta la vegetazione deve essere folta, completa, pienamente colorata, senza ingiallimenti e tagli recenti che facciano pensare alla soppressione di un ramo morto o in fase di deperienza. Il piede deve essere integro, senza ferite, non ginocchiato. Se tutto sembra essere in ordine, fate la prova dell’estrazione come sopra suggerito. La zolla dovrà presentarsi compatta e pesante, avvolta dalle radici, senza essere costituita solo da queste. Nel caso le radici si separino facilmente dal terriccio, siete di fronte a soggetti a radice nuda, tolti dal vivaio e invasati da poco. Meglio non acquistarli perché non siamo certi che l’attecchimento sarà soddisfacente, meglio orientarsi su una pianta già stabilizzata, trapiantata da almeno un anno, come quella precedente.

Luce e temperature

Le conifere in vaso devono essere poste in piena luce in primavera, autunno e inverno mentre in estate possono essere poste a mezz’ombra o al riparo dei raggi diretti del sole nelle ore centrali della giornata. Questa raccomandazione è tanto più valida quanto più piccolo è il vaso. Un contenitore piccolo avrà poca terra e questa si asciugherà rapidamente e una volta asciutta si scalderà con maggiore facilità, fino a temperature, l’estate appena trascorsa ne è stata la prova, in grado di causare la lessatura e la morte degli apici radicali, la parte attiva delle radici deputata all’assorbimento. Così privata la pianta tende a liofilizzarsi, seccando in piedi con ancora la vegetazione portata correttamente, di colore solo un poco più smorto, che si sbriciola toccandola. A questo punto a nulla servono bagnature e fertilizzazioni. Lo stesso discorso è valido per le temperature invernali molto rigide. In entrambi i casi o si scelgono vasi più grandi o si adotta la tecnica del doppio vaso con un’intercapedine interna di materiale isolante come grani e chips di polistirolo o fogli di quotidiano arrotolati su se stessi.

Nutrimento

Il terriccio ideale è tendenzialmente acido e quando dovete aggiungere nuovo materiale, utilizzate un prodotto specifico o un mix di terriccio da fiori, torba bionda e sabbia in parti uguali. Deve essere fertile così da limitare al massimo gli apporti di fertilizzante. Evitate di bagnare le piante con la stessa acqua delle specie da fiore se in queste avete diluito il fertilizzante. Una volta l’anno, se non ci sono stati carenziali evidenziati da crescita stentata e ingiallimenti, distribuite un prodotto equilibrato, NPK, 15-15-15, arricchito in zolfo, ferro e rame. Distribuitelo nella zona periferica del vaso e non a contatto del tronco.

Acqua

Bagnate con parsimonia ma spesso così da tenere il terreno fresco ed eliminate il sottovaso nelle mezze stagioni e in inverno così da non favorire ristagni per il riassorbimento dell’acqua in eccesso. Pacciamate con corteccia di pino e non rimuovete gli aghi caduti, anzi gettate nel vaso quelli raccolti a terra, formeranno un tappeto acidificante e in grado di inibire la crescita di malerbe.

Soppesare prima di rinvasare

Non è facile capire il momento giusto per rinvasare. Non limitatevi a osservare ma adottate lo stratagemma di “pesare la pianta” ogni tanto. Quando il vaso vi sembrerà leggero rispetto al volume della vegetazione e del contenitore vorrà dire che la pianta si sarà “mangiata” tutta la terra e al suo posto troveremo solo radici. Le piante che hanno bisogno di essere rinvasate, proprio per questa mancanza di terra, non trattengono acqua a sufficienza e asciugano prima delle altre. Estraete la pianta dopo aver lasciato asciugare il terriccio, scegliete il vaso di una misura superiore, cercate di reindirizzare le radici e, proprio come si fa per i bonsai, riducetene il volume lasciando quelle nuove e vitali e togliendo quelle troppo sviluppate. La funzione di ancoraggio svolta da queste non ci interessa dato il limitato sviluppo della pianta. Tardate a bagnare ancora un paio di giorni per favorire la formazione del callo.

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