Alchechengi: lo sai che sono ortaggi?

Nei mesi invernali, quando il colore diventa un elemento prezioso, gli alchechengi tornano alla ribalta. Chi ancora non li conosce rimane in genere stupito dal loro sapore intenso e vivace.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 27/12/2015 Aggiornato il 27/12/2015
Alchechengi physalis

L’alchechengi, Physalis peruviana, è una pianta da orto per il suo aspetto produttivo o da giardino per il suo valore decorativo? La domanda è lecita perché l’alchechengi peruviano è così bello che il dubbio è lecito. Originario del Sud America Phisalis peruviana appartiene alla famiglia delle Solanaceae, proprio come il pomodoro, le patate, le melanzane, e le diverse piante ornamentali che vanno sotto il nome generico di “solanum”. È pianta adattabile, diffusa ovunque nel mondo, di sapore dolce e acidulo. Può essere utilizzato come frutto da utilizzare crudo nelle macedonie, anche per il colore brillante, o come ingrediente di condimenti per paste e risotti, opportunamente soffritto.

Alchechengi da seminare a fine inverno

L’alchechengi si deve seminare in semenzaio protetto tra fine febbraio e metà marzo. Il seme, piccolo quanto quello del prezzemolo, per migliorare l’uniformità di distribuzione, deve essere mescolato con del terriccio da semina prima di essere sparso, ricoperto con uno strato leggero, e, se si vuole anticipare la raccolta, messo già a febbraio in cassone riscaldato.
Raggiunto uno stadio di sviluppo pari alla quinta foglia, le piantine devono essere ripicchettate in vasetti singoli, ideali sono i contenitori alveolari o le basi prestampate in torba. Per aumentare la loro resistenza alle condizioni di pieno campo è consigliato esporre le piante progressivamente al sole per qualche ora al giorno per almeno una settimana prima di trapiantarle almeno a metà aprile.
Nel frattempo preparate il terreno lavorandolo con zappa e rastrello così da affinarlo bene non solo in superficie ma per una profondità almeno pari a quella del pane di terra delle nostre pianticelle.

Il trapianto in primavera

Il trapianto in piena terra si effettua quando il pericolo di gelate è del tutto cessato, non prima di metà aprile quando le temperature notturne sono a 15°C. Non temete di iniziare la coltivazione in ritardo perché le piante nella seconda metà dell’estate, passato il picco del grande caldo, crescono molto velocemente, producendo nuovi fiori e nuovi frutti. Le piante si pongono in pieno sole e solo se riceveranno almeno sei ore di sole diretto potranno fruttificare in modo abbondante producendo frutti di dimensioni soddisfacenti.
La distanza di impianto è di circa 30 cm sulla fila e tra le fila. Solo quando si ha fatto pratica con questa coltivazione, si dispone di un terreno mediamente fertile, drenato e ben esposto, si riescono a programmare le bagnature in modo costante così da mantenere il terreno sempre leggermente umido, si potranno aumentare le distanze di impianto al doppio, perché le piante cresceranno vigorose.
Gli alchechengi preferiscono terreni poveri o al massimo di media fertilità: terreni ricchi danno piante molto sviluppate, ma con pochi frutti. Sono ideali per chiudere il ciclo di una rotazione quadriennale così da sfruttare la fertilità residua.

Cure per gli alchechengi in fase di coltivazione

La pianta necessita di poche cure.  Deve essere bagnato con regolarità e protetto dall’attacco degli afidi che a inizio estate possono installarsi sui fusti erbacei.  Il rischio è che si formino grandi colonie a manicotto che producono la melata, che richiama le formiche innocue, ma anche la fumaggine. Le piante colpite da fumaggine si riconoscono per il colore scuro che assumono i fusti; è difficile da togliere dovranno essere eliminate per limitare la possibilità di diffusione del problema sanitario. Non richiede trattamenti fitosanitari preventivi, nemmeno con prodotti rameici.
Le piante coltivate in modo intensivo mostrano una certa fragilità delle ramificazioni laterali. Non sono pochi quelli che ad ogni pianta affiancano una canna o un bastone che non servono da tutore ma per raccogliere, grazie a un cordino cavo di materiale plastico, i rami, tecnicamente si dice affastellare.
Una buona pacciamatura con paglia, dopo il primo diserbo, impedisce la crescita di molte malerbe, rende più facile estirpare quelle che comunque si svilupperanno, e consentirà di ridurre i consumi idrici intervenendo una sola volta per settimana.

Raccolta da ottobre

Una pianta di dimensioni superiori al metro arriva a produrre anche più di 800 grammi di frutti. La raccolta è scalare e inizia da ottobre fino all’arrivo del gelo. I frutti sono maturi quando le brattee ingialliscono, seccano o si aprono.
La raccolta deve avvenire prima che il frutto cada a terra naturalmente, ma il momento del distacco può variare, a parità di grado di maturazione delle bacche, moltissimo da una pianta all’altra. I frutti che non si staccano con facilità dalla pianta, evitando di esercitare una trazione tale che potrebbe danneggiare la struttura, si raccolgono tagliando il peduncolo.
Frutto dotato di grande conservabilità se lasciato all’interno delle brattee (anche più di un mese), riposto nel cassetto delle verdure, a una temperatura di circa 3°C, può restare inalterato fino a dopo il Natale.

Ornamentale in giardino

In giardino l’alchechengi è utilizzato come pianta complementare, non coltivata in quanto tale, ma lasciata libera di crescere negli spazi di risulta per disseminazione naturale più che per semina volontaria. I giardinieri più attenti eseguono semina e trapianto con le stesse tecniche sopra indicate ma con la sola finalità decorativa.
I lampioncini colorati già dall’estate occhieggiano nei giardini ma è in autunno che spiccano con forza affiancandosi al ventaglio di colore dal bianco al viola passando per rosa e azzurro, al giallo delle rudbeckie, alla nuova fioritura delle rose. Gli alchechengi, infatti, spesso riescono a diffondersi anche nelle aiuole riccamente pacciamate di corteccia, perché i piccoli semi sono portati in profondità dall’acqua piovana e iniziano a vegetare tardi, dopo che le aiuole sono già state ripulite dalle malerbe almeno un paio di volte.
Il loro utilizzo naturale per il giardiniere non è tanto il consumo quando le piante sono pronte al raccolto quanto l’utilizzo per fini decorativi come composizioni o semplici fasci di piante seccate.

Ricetta: pasta saporita
In una padella antiaderente ponete un porro tagliato sottilissimo, copritelo d’acqua e a fuoco vivace fate evaporare. Quando sarà asciutto aggiungete la pancetta dolce tagliata a cubetti. Una volta soffritta aggiungete gli alchechengi tagliati a metà e cuocete per circa cinque minuti fino a quando la salsa non assuma una buona consistenza. Togliete dal fuoco, aggiungete olio di oliva extravergine, condite la pasta appena scolata. Solo dopo inglobate nella terrina di portata un formaggio a media stagionatura ricco di aromi come il Valtellina Casera in piccoli cubetti e mescolate così che diventi pastoso senza fondere. Per terminare, secondo il gusto, a piatto già fatto, pepe macinato fresco.

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